donne chiesa mondo - n. 72 - ottobre 2018

DONNE CHIESA MONDO 26 DONNE CHIESA MONDO 27 D ONNE DI VALORE di E LENA B UIA R UTT C orreva l’anno 1904 e, nella clinica psichiatrica Burghölzli di Zurigo, l’allora trentenne Carl Gustav Jung sperimen- tava l’appena nata tecni- ca psicoanalitica freu- diana su una giovane donna, la diciottenne Sabina Spielrein. Figlia di un commerciante ebreo e di una odontoiatra, nata al numero 83 di via Puškin, nella città russa di Rostov, Sabina era stata rico- verata in quella clinica, considerata una delle migliori d’Europa, a causa di una psicosi isteri- ca, contratta in seguito alla morte della sorella minore, Emilia, di soli quattro anni: la sua car- tella clinica d’ingresso la descriveva come una paziente fuori controllo, in preda a pesantissimi tic nervosi e a inusitati attacchi di riso e pianto. Con lei Jung, rifiutando la tradizionale terapia dell’ipnosi, mosse i primi passi nella cosiddetta “terapia della parola”, la nuova tecnica psico- analitica che stava prendendo piede all’epoca in area tedesca, ideata dal dottor Sigmund Freud di Vienna. Nel solo giro di otto mesi Sabina Spielrein riemerse dallo stato di prostrazione fisica e psi- chica in cui versava e tra il 1905 e il 1911, ormai guarita, si laureò in medicina e psichiatria a Zu- rigo, redigendo una tesi sul linguaggio di un Sabina Spielrein paziente schizofrenico, con la supervisione dello stesso Jung, e intraprendendo in seguito pionie- ristici studi di psicanalisi, che la portarono per prima a individuare la pulsione di morte. Ciò fu riconosciuto, seppur in modo reticente e ambi- guo, dallo stesso Freud che, nel saggio Al di là del principio di piacere , la citò, affermando che «una parte notevole di queste speculazioni è stata anticipata da Sabina Spielrein, in un lavo- ro ricco di contenuto e di idee che purtroppo non mi è del tutto chiaro. Essa definisce l’ele- mento sadico della pulsione sessuale come “di- struttivo”». Nel frattempo, tra Jung e Sabina era nata una intensa e travagliata relazione amorosa du- rata sette anni e interrottasi forse poiché Jung si era rifiutato di concepire il vagheggiato figlio Sigfrido, che per i due amanti avrebbe incarna- to la possibilità dell’unione della razza semitica e ariana. Entrambi condividevano la passione per Wagner, dalla cui celebre opera avevano tratto il nome del loro “figlio ideale” e Sabina, che in virtù del suo temperamento artistico era oltretutto una musicologa eccellente, capace di suonare e di comporre ad alti livelli, in una let- tera del 1909 rivelava a Freud: «È stato Wagner a portarmi nell’anima il demonio con terribile chiarezza. Voglio fare a meno delle metafore, perché forse lei riderà della esuberanza dei miei sentimenti. Il mondo intero era per me come Una scena del film «A Dangerous Method» (2011) diretto da David Cronenberg che racconta i rapporti tra Carl Gustav Jung, Sigmund Freud e Sabina Spielrein

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