donne chiesa mondo - n. 72 - ottobre 2018

DONNE CHIESA MONDO 12 DONNE CHIESA MONDO 13 Un’inattesa Billie Holiday Una delle più grandi voci della musica jazz e blues di tutti i tempi, la talentuosissima e tormentata Billie Holiday (1915-1959), nutriva una venerazione speciale per Teresa di Lisieux: il legame è raccontato da Tracy Fessenden nel suo ultimo libro Religion Around Billie Holiday (2018) che ripercorre aspetti meno noti della vita della grande artista statunitense. Attaccamento al rosario incluso, molta della musica di Lady Day sarebbe stata fortemente influenzata dalla religione, spesso in modi sorprendenti. Il libro analizza infatti le forze spirituali che hanno lasciato il segno sull’artista durante la sua breve ma intensissima vita. Novità per la Uisg La Uisg (Unione internazionale delle superiori generali) ha D AL MONDO >> 15 vrebbero essere poste in posizioni di comando, come la direzione di congregazioni o dipartimenti. Per raggiungere questi obiettivi, trattandosi ovviamente di una isti- tuzione patriarcale, dovrebbe essere eletto un papa “buono” che apra finalmente le porte alle donne. In sostanza, si tratta di richieste di cooptazione nelle sfere delle decisioni e del potere. È questa una posizione che si rivela anch’essa affetta da clericali- smo: entrare a far parte, direttamente o per via indiretta, nella sfera di potere tenuto saldamente nelle mani dei chierici. Non c’è dubbio che questa apertura alle donne, se ci fosse, non sarebbe negativa per- ché significherebbe comunque un’apertura ai laici, una crepa nel cle- ricalismo. Ma sarebbe un’apertura pur sempre pilotata dal clero, e potrebbe trasformarsi in una clericalizzazione culturale delle donne. Cosa che avviene spesso. Insomma, è come se le donne, non sentendosi veramente parte della Chiesa, dovessero aspettare l’invito a entrarvi, possibilmente nei gradi alti. Ma qui sta il problema: è vero che le donne — anche le più obbe- dienti — non si sentono veramente parte della Chiesa, ma al massimo figlie obbedienti, che è un’altra cosa. Se si sentissero davvero parte della Chiesa, in virtù del sacerdozio battesimale, combatterebbero per la vita della Chiesa, per la sua aderenza alle parole di Gesù, ovunque si trovano, anche se sono addette alle pulizie, con tutte le armi che hanno a disposizione, che non sono poi così poche. Invece di guardare all’assenza di donne nei piani alti, dovrebbero guardare a cosa possono fare le donne nei piani bassi, anche a costo di scontrar- si con le gerarchie. Non è facile, certo, ma fa impressione vedere il si- lenzio di tante donne di fronte agli abusi, donne che le trasformazio- ni della società civile hanno reso forti, preparate culturalmente, spes- so anche affermate professionalmente. Troppe, davanti a palesi ingiu- stizie, hanno scelto di tacere, magari per poi lamentarsi che non era- no abbastanza considerate nella Chiesa. Esse non si sentivano parte della Chiesa, ma solo gregge anonimo che stazionava davanti alle porte in attesa di venire prescelte. Questo è clericalismo, ed è da questo clericalismo che le femministe cattoli- che devono guarire: perché la condizione delle donne nella Chiesa cambierà solo se le donne hanno il coraggio di cominciare a cambiar- la dal basso, con le denunce se necessario, con le domande che non si pongono mai. Quante volte l’assenza di donne nei consigli parroc- chiali, nelle commissioni, e così via, non è dovuta a dogmi o prescri- zioni canoniche, ma solo a una radicata tradizione, ormai del tutto inattuale? P OPOLO DI D IO Per un’ecclesiologia a due voci di A NNE -M ARIE P ELLETIER S tiamo assistendo a un enorme terremoto, che fa prevedere repliche di quel che è già accaduto in un paese come l’Irlanda. Stavolta su vasta scala, la credibilità della Chiesa rischia di crollare, rendendo al tem- po stesso invisibile il segno del Vangelo portato da innumerevoli cristiani impegnati in tutto il mondo in opere fondamentali di com- passione, di mediazione, di umanizzazione. Ma a essere in discussio- ne qui non è solo una questione di sessualità deviata nel clero cattoli- co. È l’istituzione stessa che si rivela nelle sue mancanze e nelle sue derive. In tal senso, la franchezza della lettera che Papa Francesco ha da poco rivolto al «popolo di Dio» non deroga alla chiarezza della Pa- rola di Dio. Il Papa conferma piuttosto la visione esposta di recente nella Gaudete et exsultate , quando ricorda una verità fondamentale, ma ostinatamente sminuita malgrado la Lumen gentium : l’appello alla santità consustanziale al battesimo, dunque universale, dunque tra- sversale a tutte le vocazioni, al di là dei distinguo gerarchici moltipli- catisi nel corso della storia. L’espressione «popolo di Dio», spesso

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