donne chiesa mondo - n. 71 - settembre 2018

DONNE CHIESA MONDO 34 DONNE CHIESA MONDO 35 faticano ( kopiàntas ) tra di voi, che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono». In questo caso quanti «faticano» nella comunità evi- dentemente hanno un ruolo guida e possono pertanto ammonire gli altri membri. Sarebbe forzato dire che kopiào divenne un termine tec- nico per la prima attività missionaria cristiana ma, ciò premesso, è in- teressante notare come questo verbo appaia tre volte in Romani 16 in riferimento a donne che «lavorano», «faticano». Nessuno degli uo- mini citati nel capitolo viene caratterizzato in questo modo. I nomi Triphaena e Tryphosa sono di origine greca. Entrambi sono ben attestati in fonti epigrafiche (iscrizioni) del I secolo e il primo si ritrova anche in diversi papiri. Tryphè in greco significa «morbidezza, delicatezza, finezza, sontuosità» e il verbo affine tryphào corrisponde a «vivere dolcemente, voluttuosamente, sontuosamente». C’è quindi un contrasto tra il significato del nome e l’idea di faticare «nel Si- gnore» di chi li possiede. Il nome Tryphaena , o per essere più precisi Tryphaina ( Tryphaena è una grafia latinizzata) era in origine associato alle regine e alle principesse della dinastia tolemaica, il che può aver Docente di Studi neotestamentari alla Liverpool Hope University, in Gran Bretagna, ha conseguito il dottorato in filosofia e il dottorato in teologia sacra presso l’università Cattolica di Lovanio, in Belgio. Ha pubblicato libri e numerosi articoli su autorevoli riviste che conosceva era infatti un modo per stabilire un contatto con la comunità. Inoltre almeno alcune delle persone che Paolo saluta do- vevano avere una influenza tale sulla comunità locale da garantire l’effetto sperato. Ma i saluti in Romani 16 meritano attenzione non solo per il gran numero di persone a cui sono rivolti. Se includiamo Febe, raccomandata dall’autore nei versetti 1-2, in Romani 16, 1-16 so- no menzionati diciannove uomini e dieci donne. Ma incredibilmente solo di tre uomini Paolo ci dice che hanno un ruolo nel servizio al Vangelo, e di questi tre due, Aquila e Andronico, sono citati insieme alle mogli, rispettivamente Prisca e Giunia. Solo Urbano è descritto come collaboratore ( synergòs ) di Paolo «in Cristo», al pari di Prisca e Aquila, ma senza un partner missionario. Delle dieci donne, sette sembrano aver partecipato attivamente al servizio del Vangelo: Febe, Prisca, Giunia, Maria, Trifena, Trifosa e Perside. Di Trifena, Trifosa e Perside si dice esplicitamente che «han- no lavorato per il Signore»; a loro si aggiunge Maria, citata nel ver- setto 6, che «ha faticato molto» nel Signore. Il verbo greco kopiào appare cinquantuno volte nella Settanta (la traduzione greca delle Scritture ebraiche) e ventitré nel Nuovo Testa- mento, ed è in generale utilizzato in modo analogo nel greco non-bi- blico. È usato nel senso sia di «essere stanco, essere esausto» sia «di lavorare duramente, affaticarsi». In Giovanni 4, 6 viene riferito a Ge- sù, sfinito, stanco del viaggio, seduto accanto al pozzo di Giacobbe, dove lo incontra la samaritana. Nel Nuovo Testamento figura spesso nelle lettere di san Paolo, che più volte parla della propria opera apostolica come «fatica» ed esprime il suo timore che sia stata vana (cfr. Galati 4, 11; Filippesi 2, 16). Il contesto suggerisce che questa fati- ca apostolica riguarda il lavoro missionario dell’apostolo e quindi la proclamazione del Vangelo. Interessante notare che in 1 Tessalonicesi 5, 12 Paolo prega i suoi destinatari «di aver riguardo per quelli che L’autrice accademiche internazionali. È membro del comitato redazionale del «Journal for the Study of the New Testament» e dirige come Executive Officer la European Association of Biblical Studies. contribuito alla sua popolarità in oriente. A volte nei commenti si legge che Triphaena e Tryphosa erano no- mi tipici di schiave o liberte, e quindi anche le donne salutate da Paolo in Romani 16, 12 forse apparteneva- no a questa categoria sociale. Il che è piuttosto fuor- viante: di fatto, mentre i nomi di altre persone men- zionati in Romani 16 potevano essere tipici di schiavi (Ampliato, Erme, Perside o Nereo), Triphaena e Tryphosa erano nomi di donne di varie condizioni so- ciali e, soprattutto in oriente, anche di donne di ceto sociale elevato. Al tempo stesso, in un gran numero d’iscrizioni provenienti da Roma, questi due nomi si riferiscono a persone originariamente schiave. Alla lu- ce di ciò, e basandoci su quel che sappiamo sulla composizione so- ciale del primo movimento cristiano, è quindi possibile che Trifena e Trifosa fossero schiave o liberte. Non siamo comunque in grado di affermare con certezza qual era l’identità etnica di Trifena e di Trifosa. I nomi sono di origine greca ma nel I secolo non era raro per gli ebrei avere nomi greci, e anche i romani spesso davano nomi greci agli schiavi. Nel caso degli schiavi, i nomi, piuttosto che l’origine, potevano riflettere il gusto personale del padrone (o forse del commerciante di schiavi). In Romani 16 Pao- lo fa riferimento a tre persone — Andronico e Giunia nel versetto 7 ed Erodione nel versetto 11 — come suoi parenti ( syngeneis ), il che po- trebbe far pensare che anche altri siano di origine gentile. E tuttavia, In questa e a pagina 36 particolari del sarcofago di Marcus Claudianus (330-335) con scene del Vecchio e del Nuovo Testamento

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