donne chiesa mondo - n. 71 - settembre 2018
DONNE CHIESA MONDO 20 DONNE CHIESA MONDO 21 XXI secolo concludere i nostri studi medici senza conoscere gli aspetti funzionali della fisiologia del ciclo? Senza conoscere esattamente i benefici per la salute della donna apportati dagli ormoni prodotti in modo naturale durante il ciclo fisiologico?» si sono chiesti. A loro parere, la questione della formazione è cruciale per poter rispondere alla recrudescenza di domande: «Queste domande nascono da una volontà di conoscenza e di apprezzamento della femminilità (e non da un antifemminismo o dall’oscurantismo, e neppure da una sempli- ce “paura degli ormoni di sintesi”), sono molto più di tutto ciò». In effetti ciò a cui si sta assistendo è a un movimento di “riappro- priazione” del corpo. «Le donne vogliono riprendere possesso del lo- ro corpo ed essere autonome in questa gestione» osservano gli autori dell’articolo. «È ciò che chiamano empowerment . Ce lo dicono duran- te le visite, quando c’è uno spazio di dialogo». In questo movimento di riappropriazione del corpo si manifesta anche il desiderio di una responsabilità realmente condivisa in materia di sessualità e di fertili- tà, ambiti la cui gestione troppo stesso ricade sulle sole spalle delle donne. «Dopo una fase di applicazione sempre un po’ complessa, soprattutto nel post-pillola, le coppie costatano che ciò crea o rinno- va il dialogo perché questi metodi comportano un ascolto e un’atten- zione particolari. Le donne percepiscono delle variazioni nel loro de- siderio, che muta a seconda del momento del ciclo. Gli uomini all’ascolto vedono queste variazioni, il che li coinvolge maggiormen- te» afferma Pauline de Germay. Quante sono giunte ai metodi naturali per motivi ecologici vivono spesso un momento di riscoperta di sé stesse in quanto l’osservazione del ciclo è un processo impegnativo, a cui occorre dedicare più tem- po per formarsi e osservarsi. È un cambiamento di paradigma per molte di quelle donne che si sono viste prescrivere la pillola de facto fin dall’inizio della loro vita intima, verso la fine dell’adolescenza, senza una vera proposta alternativa o un dialogo con il ginecologo, e spesso senza conoscere il loro stesso ciclo. Un cammino di conoscen- za di sé, con difficoltà, fasi di scoraggiamento, ma anche con scoper- te su sé stesse. Criticati spesso in quanto retrogradi, anche da tutta un’altra parte degli ambiti ecologisti dove non hanno soltanto adepti, i metodi naturali si accompagnano oggi a una presa di coscienza di tipo femminista, che la giovane autrice del blog Ciclo naturale espri- me così: avendo la conoscenza del corpo femminile e dei meccanismi naturali di riproduzione compiuto progressi straordinari negli ultimi cinquant’anni, «è impossibile chiamare ancora “dinosauro” ciò che è diventato una gazzella». «lesione colposa all’integrità della persona», che riguardavano una trentina di marche di pillole di terza e quarta generazione, otto labo- ratori e l’Agenzia nazionale per la sicurezza dei prodotti sani- tari (Ansm). L’inchiesta è stata chiusa nel giugno 2017 ma l’impatto è stato profondo. Secondo un’inchiesta pubblicata nel 2014 dall’Istituto nazionale degli studi demografici (Ined), intitolata La crisi della pillola in Francia: verso un nuovo modello con- traccettivo? , circa una donna su cinque ha dichiarato di aver cambiato metodo dopo quanto accaduto nel 2012- 2013. Così il ricorso alla pillola è passato dal 50 al 41 per cento tra il 2010 e il 2013. Poi ha continuato a diminuire. «Il calo del ricorso alla pillola osservato nelle donne dai 15 ai 49 anni nel 2013, in seguito alla “crisi della pillola” è proseguito nel 2016, con una diminuzione significativa di 3,1 punti tra il 2013 e il 2016», si legge in un altro rappor- to. Una diminuzione che si è andata ad aggiungere a quella di 5 punti osservata a metà degli anni 2000 e nel 2010. Il fenomeno riguarda le donne di ogni età ma è parti- colarmente marcato tra le più giovani, soprattutto tra quelle al di sotto dei trent’anni. Così i metodi naturali, sebbene an- cora marginali nell’insieme della popolazione (vi fa ricorso un po’ meno di una persona su 10 in Francia), beneficiano di que- sta crisi di fiducia verso la pillola, al pari del preservativo e della spi- rale, il cui uso sta aumentando. Quanti pensano ancora al metodo Ogino-Knaus e al suo 25 per cento di gravidanze non pianificate annuali, rischiano di rimanere sorpresi. Nel XX secolo la contraccezione ha posto fine alla fertilità incontrollabile (perché ancora sconosciuta) delle donne; largo ora al XXI secolo, in cui i metodi di osservazione del ciclo hanno posto fine all’iper-medicalizzazione (perché diventata inutile) del loro corpo! «Che cosa? Femminista? Io?» scrive una trentenne francese sul suo blog Ciclo naturale . Segno di questo rinnovamento, a inizio anno, un gruppo (non confessionale) di un centinaio di operatori sanitari, in- clusi ginecologi-ostetrici e levatrici, ha pubblicato una tribuna aperta esortando a una migliore formazione degli operatori sanitari sul te- ma. Ha invitato, in particolare, a non confondere i metodi di osser- vazione del ciclo con altre pratiche cosiddette naturali, la cui affida- bilità è insufficiente: coito interrotto, previsione della data dell’ovula- zione con il “calcolo”, applicazioni per smartphone o metodo della temperatura basale. Ha inoltre chiesto che durante gli studi universi- tari sia dedicato più tempo alla fisiologia del ciclo affinché gli opera- tori sanitari siano meglio formati sul tema: «È ancora normale nel del dominio maschile, e significa comprendere male le Scritture». E suor Burns conclude: «Avevo una visione ridotta di me stessa, del mio corpo e della mia anima, quando credevo nella contraccezione». Una donna presidente Fiuc La portoghese Isabel Maria de Oliveira Capeloa Gil è la nuova presidente della Federazione internazionale delle università cattoliche (Fiuc), prima donna a ricoprire l’incarico. Rettore dell’ateneo cattolico del Portogallo, Capeloa Gil è specialista di letterature comparate. Nel suo discorso dopo l'elezione avvenuta in Irlanda presso il Saint Patrick’s College di Maynooth, la presidente ha assicurato che «lavorerà per rendere il potere dei pochi la forza dei molti». Il premio Bresson a Liliana Cavani È la regista italiana Liliana Cavani la vincitrice del Premio Robert Bresson 2018, >> 19 Giovanni Segantini «Madre che lava il bambino» (1886-1887 per gentile concessione del Museo Alto Garda, Galleria Giovanni Segantini, Arco) >> 24
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