donne chiesa mondo - n. 71 - settembre 2018

DONNE CHIESA MONDO 18 DONNE CHIESA MONDO 19 paradossale, perché avevo scelto questa forma di contraccezione pro- prio per avere un migliore controllo della mia vita... E invece prova- vo l’opposto: mi sentivo tagliata fuori da me stessa, dalle mie sensa- zioni, e, in un certo modo, tagliata fuori dal mondo». Laure precisa che quella decisione non era dovuta a un qualche motivo religioso, ma piuttosto a una sensazione di non coerenza con il suo stile di vita e con una certa concezione del rispetto del suo organismo. «Mangio bio, privilegio gli alimenti delle filiere corte, l’agricoltura di prossimità, uso solo detergenti naturali, evito tutto ciò che è chi- mico nei miei prodotti di bellezza, assumo medicine solo quando sto davvero male. Così sono passata ai metodi naturali di osservazione del ciclo e da allora ho la sensazione di aver ritrovato un’armonia con l’ambiente che mi circonda». A lungo etichettati come “cattolici”, i metodi naturali di osserva- zione del ciclo seducono sempre più negli ambienti ecologisti, come la madre di famiglia americana (che ha poi scelto di sottoporsi alla sterilizzazione) o, più semplicemente, le persone che, come Laure, hanno una coscienza ambientalista più acuta. «Nel mio studio — af- ferma Pauline de Germay, consulente di metodi naturali residente a Parigi — ricevo sempre più donne e coppie che vorrebbero passare ai metodi naturali perché rifiutano tutto ciò che è chimico. Di recente una signora mi ha parlato di sua figlia vegana che si è messa con un ragazzo e si è ritrovata di fronte a un caso di coscienza ecologica! Nella società un numero crescente di persone pensa che la contracce- zione chimica blocchi i processi, che le donne provino meno deside- rio quando assumono la pillola. In generale, il risveglio della coscien- za ambientalista fa sì che le persone facciano più attenzione a ciò che ingeriscono e che i metodi naturali appaiano loro come una straordi- naria porta d’accesso per ritrovare la loro natura profonda». In Francia la crisi della pillola del 2012-2013 è stata dovuta proprio a questo. Alla fine di dicembre 2012 una giovane che utilizzava una pillola di terza generazione ha sporto denuncia contro un laboratorio farmaceutico dopo aver subito un ictus che l’ha resa disabile, susci- tando un forte dibattito sui rischi di trombosi venosa legati all’uso delle pillole di terza e quarta generazione. Rischi stimati dall’Agenzia nazionale per la sicurezza dei prodotti sanitari in 2 su 10.000 per le donne che non assumono contraccettivi orali, da 5 a 7 su 10.000 per quelle che assumono una pillola di seconda generazione, e da 9 a 12 su 10.000 per quelle che assumono pillole di terza generazione. Il ministero della salute aveva allora deciso di non rimborsare più la pillola di terza e quarta generazione. La vastissima mediatizzazione del caso del 2012 aveva portato in Francia ad altre 130 denunce per cominciato così a rendermi conto che in realtà la contraccezione femminile sopprimeva la femminilità, come se le donne fossero nate male e dovessero “aggiustare” i loro corpi per renderli come quelli degli uomini. Decisi allora di riconsiderare seriamente l’ Humanae vitae . Forse le sue prescrizioni non erano poi così inverosimili. Quali alternative offriva alla pillola per distanziare le nascite? La risposta – quella della naturale pianificazione familiare – rende l’uomo attento al ciclo della donna. Durante i giorni fertili femminili si osserva un periodo di astinenza. Madre natura ha cicli: non è sempre primavera ed estate, ci sono anche autunno e inverno. La Chiesa madre ha cicli: non è sempre Natale e Pasqua – ci sono l’Avvento e la Quaresima. Le donne hanno cicli, non siamo sempre disponibili. Dire il contrario è la menzogna del porno, della prostituzione, >> 21 >> 15 La crisi della pillola è femminista di M ARIE -L UCILE K UBACKI Q uando una donna americana, oggi madre di famiglia e militante eco- logista, ha discusso per la prima volta con suo marito su come imma- ginavano la loro futura famiglia, ha constatato che erano sulla stessa lunghezza d’onda riguardo al numero di figli che speravano di avere. Ma non sui metodi di regolazione delle nascite. «Il metodo più co- mune tra le giovani era la contraccezione orale, e lo è ancora oggi. O altri contraccettivi ormonali chimici come la spirale, le iniezioni, i patch e gli anelli vaginali», racconta nel suo blog. «Mio marito pen- sava che quei metodi non sarebbero stati un problema per me, ma si sbagliava di grosso. Ancora non cercavo di condurre una vita natura- le o ecologista, ma sapevo al cento per cento che non avrei assun- to ormoni né contraccettivi chimici. Non avrei introdotto quelle cose nel mio sistema e trattato il mio corpo in quel modo». La sua non è una testimonianza isolata. «Un po’ di tempo fa ho deciso d’interrompere la pillola perché la regolazione chimica dei miei cicli mi dava la sensazione di perdere il controllo del mio corpo» afferma Laure, una giovane francese attivista di 35 anni. «È U N CASO DI COSCIENZA ECOLOGICA

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