donne chiesa mondo - n. 70 - luglio 2018
DONNE CHIESA MONDO 8 DONNE CHIESA MONDO 9 siano gli imprevisti della vita, mentre il progetto risponde in primo luogo a una volontà di controllare tutto. Il matrimonio è l’opposto di un progetto di vita: ci si impegna ad amare il proprio marito o la propria moglie, quali che siano gli imprevisti della vita, nella buona e nella cattiva sorte, finché morte non ci separi. Se si concepisce la vita come un progetto, se ci si aspetta che tutte le condizioni si realizzi- no, non ci si impegna mai. Perché la vita manda sempre a monte tut- ti i nostri progetti. Si parla sempre più spesso di “progetto di figlio” nella giovane generazione... È vero, ed è questo il problema. Quando si mette al mondo un fi- glio, non si sa che cosa diventerà, si corre il rischio che soffra, che ci deluda o che lo si deluda… Concepire la genitorialità come un pro- getto è dunque condannarsi alla sofferenza e far gravare sul proprio figlio esigenze e aspettative che vanno al di là di ciò che ci si può aspettare da un essere umano, che non deve coincidere con il deside- rio dei genitori. Da dove viene questa fissazione contemporanea sulla nozione di progetto? Da un calco forgiato sulla nozione di “progetto di carriera” deri- vante dal mondo imprenditoriale. La vita personale è diventata un aspetto che si cerca di adattare al meglio al piano di carriera. Le donne sono le grandi perdenti di questa rappresentazione, perché il ritmo delle carriere nella nostra società è opposto a quello del corpo femminile. Il picco della fecondità si situa a 23 anni. Ciò significa che più le donne aspettano ad avere un figlio, più diventa difficile. Ora, se si considera il ritmo di una carriera tipo, la norma oggi è di seguire lunghi studi, con un picco di produttività professionale tra i 25 e i 35 anni e una certa stabilità a 40. Lanciarsi in una carriera a 40 anni è più difficile: nella migliore delle ipotesi, si continua sulla linea di ciò che si è iniziato a tracciare; nella peggiore, ci si ritrova in una situazione di stallo. Perché le donne abbiano una reale libertà di scel- ta e superino il dilemma imposto da questa organizzazione anti-bio- logica del lavoro, occorre che ci siano più carriere femminili che pos- sano iniziare a 40 anni. Ci sono due possibilità: o si adatta il mercato del lavoro alle donne o si adattano le donne al mercato del lavoro. E da quale lato pende oggi la bilancia? La tendenza è piuttosto di adattare le donne al mercato del lavoro. Generalmente le donne assumono un contraccettivo per posticipare la nascita del primo figlio a 35 anni, anche a costo di assumere, even- tualmente, ormoni di sintesi per riuscire a procreare dopo i 40. Alcu- ne grandi imprese propongono persino il congelamento degli ovociti. Marianne Durano è nata a Lione il 10 luglio 1991. Nel 2014 è arrivata prima nel concorso di abilitazio- ne all’insegnamento della filosofia, si è sposata ed è uscito il suo primo libro : Nos limites pour une éco- logie intégrale , con Gaultier Bès e Axel Rokvam. Nel 2015 è nato il suo primo figlio e nel 2017 il secon- do. Nel 2018 ha pubblicato il saggio Mon corps ne vous appartient pas , presso l’editrice Albin Michel. ( nella foto Marianne Durano con il marito Gaultier Bès ) Madre e filosofa
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