donne chiesa mondo - n. 69 - giugno 2018
DONNE CHIESA MONDO 36 DONNE CHIESA MONDO 37 zionale dell’uomo, con minore capacità di autocontrollo, più propen- sa a lasciarsi ingannare dalle apparenze e in generale più vulnerabile. Queste valutazioni negative erano utilizzate per giustificare la sua mancanza di diritti politici diretti, la sua reclusione nell’ambito do- mestico e la sua sottomissione all’uomo nella figura del capofamiglia o del tutore. Un’altra categorizzazione importante della struttura sociale antica è quella che opponeva liberi e schiavi. Anche se tutti sapevano che le guerre potevano dare all’improvviso l’autonomia a una persona, il fatto che lo schiavo fosse privato della capacità di decidere il corso delle proprie azioni faceva di lui, agli occhi degli uomini liberi, un essere inferiore, dal quale non ci si poteva aspettare un comporta- mento autenticamente morale, e tanto meno onesto. La giovane esorcizzata da Paolo negli Atti degli apostoli è donna ed è schiava. Appartiene quindi a uno dei collettivi più disprezzati nel mondo antico ed è sicuramente questa totale mancanza di status so- ciale a giustificare, agli occhi dell’autore del libro e dei suoi lettori, l’atteggiamento negligente del suo protagonista verso di lei. Ci troviamo di fronte a un fenomeno socioculturale che si ripete costantemente nella traiettoria di nuovi movimenti religiosi: certe possibilità di cambiamento promosse dal movimento alle sue origini vengono presto frenate da preconcetti culturali profondamente radi- Paolo, che si è recato a Filippi obbedendo alle indicazioni di un pa- gano apparsogli in una visione notturna ( Atti degli apostoli 16, 9-10), non attribuisca alcun valore alla testimonianza estatica della ragazza. L’atteggiamento di Paolo è ancora più difficile da capire se tenia- mo conto che, secondo gli stessi Atti degli apostoli (17, 23-31), l’aposto- lo era disposto ad accettare che il Dio vero non solo si era rivelato a Israele, ma che si lasciava anche scoprire dall’istinto religioso dei pa- gani, come dimostrava l’altare dedicato dagli ateniesi al «dio scono- sciuto». In altre parole, se Paolo era disposto a vedere in un dio a cui gli ateniesi rendevano culto una manifestazione velata del Dio ve- ro, perché non poteva riconoscere anche nella proclamazione della ragazza pagana posseduta una manifestazione indiretta di quello stesso Dio? Alcuni esegeti cercano di giustificare l’atteggiamento di Paolo nei confronti della schiava sostenendo che esprime il rifiuto dell’uso a fi- ni commerciali dei poteri spirituali. Questa spiegazione è però poco plausibile. La schiava posseduta proclama il suo messaggio sul Dio altissimo e sulla missione di Paolo e Silas al di fuori di qualsiasi con- testo oracolare, in luoghi pubblici e senza che nessuno glielo abbia chiesto. In quelle circostanze, né lei né i suoi padroni si aspettavano alcun beneficio materiale dalle parole che lo spirito l’aveva sponta- neamente spinta a pronunciare. Inoltre il testo dove si narra l’episo- dio non suggerisce neppure che Paolo fosse a conoscenza del com- mercio di consultazioni oracolari che i padroni della ragazza avevano organizzato. Perciò, in mancanza di una spiegazione alternativa, il suggerimen- to proposto sopra — secondo il quale la causa del disprezzo dell’au- tore degli Atti degli apostoli e del loro protagonista Paolo verso la te- stimonianza dello spirito di divinazione sia l’irrilevanza socioculturale della persona posseduta — si profila come il più plausibile. In effetti, non è inusuale che un gruppo umano rifiuti conoscenze utili e preziose per il mero fatto che i suoi portatori appartengono a collettivi carenti di sufficiente riconoscimento o considerazione socia- le. Ciò era molto comune nelle società agricole e patriarcali del baci- no mediterraneo, dove le categorie e le valutazioni collegate alla co- struzione sociale del genere e allo status erano tanto radicate da esse- re considerate parte della natura delle cose. Le categorie e le valutazioni sociali, con cui il sistema patriarcale antico costruiva i concetti di uomo e donna, si distinguono per la ri- gidità delle loro differenziazioni, pensate spesso come opposizioni, e per la loro marcata inclinazione per il maschile a detrimento del fem- minile. Le culture patriarcali caratterizzano la donna come meno ra- Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro (Roma)
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