donne chiesa mondo - n. 69 - giugno 2018

DONNE CHIESA MONDO 32 DONNE CHIESA MONDO 33 La schiava posseduta di E STHER M IQUEL T ra i numerosi personaggi che Paolo incontra nel libro degli Atti degli apostoli, la giovane schiava posseduta da uno spirito di divinazione (16, 16-19) risalta per la poca attenzione che ha sempre ricevuto. Poca attenzione da parte del narratore, che utilizza la sua brevissima appa- rizione nel racconto per giustificare l’arresto di Paolo a Filippi, ma che poi si dimentica completamente di lei. Poca attenzione anche da parte dei biblisti, che in generale nei loro commenti la menzionano appena, quando non la ignorano del tutto. Questo disinteresse per il personaggio è senza dubbio incoraggiato dall’atteggiamento sprezzante che Paolo, il protagonista del racconto, ha nei suoi confronti. Sebbene fin dal suo primo incontro con Paolo la giovane renda una testimonianza costante e veritiera che lui e il suo compagno Silas sono servi del Dio altissimo e messaggeri del cammino di salvezza, l’apostolo si disinteressa completamente delle sue parole e della sua persona, finché, stanco di essere costantemente seguito da lei, la esorcizza. La schiava resta privata dello spirito di divinazione, grazie al quale otteneva pingui guadagni per i suoi padroni, e questi, furiosi, denun- ciano i due apostoli alle autorità di Filippi, accusandoli di predicare usanze incompatibili con lo stile di vita dei romani. Se analizziamo il racconto da una prospettiva narrativa, sorprende enormemente che, dopo la denuncia, nessun personaggio si ricordi della schiava. Benché l’esorcismo che Paolo ha fatto su di lei sia la causa immediata della punizione che i due apostoli ricevono da parte delle autorità, con una sessione di frustate e una notte in prigione, né i suoi padroni parlano di lei al cospetto delle autorità né a Paolo vie- ne in mente di menzionarla per giustificarsi o difendersi dall’accusa. Questo silenzio sembra indicare che, nel contesto socioculturale suggerito dal libro degli Atti degli apostoli e dai suoi lettori, la vita di una donna schiava era così irrilevante che nessuno, neppure un se- guace di Gesù, avrebbe sentito la sua mancanza nel resto della storia. Di fatto, il suo breve intervento non sembra avere altra funzione che quella di collegare dal punto di vista narrativo la conversione di Li- dia (16, 13-15) a quella del carceriere (16, 25-34) e, forse, d’introdurre una nota di umorismo inopportuno nel racconto. Ebbene, questa conclusione contraddice non solo il carattere esem- plare che il comportamento attento e misericordioso del Gesù terreno doveva presumibilmente avere, ma anche le speranze e le promesse di rinnovamento religioso e sociale proclamate da molti degli scritti neotestamentari. Contraddice, in particolare, il messaggio con cui ini- A pagina 34 san Paolo raffigurato nella chiesa dei Santi Vittore e Corona a Rivalta (Torino) P AOLO E LE DONNE

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