donne chiesa mondo - n. 69 - giugno 2018

DONNE CHIESA MONDO 30 DONNE CHIESA MONDO 31 sato devono aiutarci, raccomanda Francesco, ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi, oggi, cerca ostinatamente di recupera- re il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. La fede di- venta una ideologia tra le tante. Papa Francesco, continuando l’opera bella di Benedetto XVI , scuote la nostra coscienza, riconsegnandoci al cuore della Chiesa: i consacrati e le consacrate sono un punto di for- za nella sua visione. Cosa significa questo per noi donne consacrate? L’indicazione di Francesco di privilegiare il punto di vista periferico trova nelle donne terreno fertile: per noi è naturale “scollocarci”, cioè cercare di avere gli occhi di coloro a cui guardi, di pensare i pensieri di coloro che ascolti, di intuire i desideri di coloro che stanno desiderando, di sce- gliere i colori con cui gli altri vogliono comporre l’arcobaleno. Guar- dare oltre le cose che appaiono, oltre le ferite mostrate, oltre i senti- menti detti, oltre le parole pronunciate, ci appartiene. Questo spazio di riflessione, ci invita, pertanto, ad accendere inter- rogativi fecondi, processi di domanda e di discernimento che faccia- no il punto sulle istanze antropologiche e culturali che ci toccano da vicino. Non rimuovere il proprio essere donne, non dimenticarlo, ma farne il centro di una riflessione specifica dovrebbe essere un punto all’ordine del giorno delle donne consacrate, una sfida che proviene da Maria di Nazareth, donna posta dallo Spirito, gratia plena , come modello-ponte tra le culture del femminile. Nel tempo che abitiamo è inevitabile che si confronti l’identità della donna consacrata con le nuove proposte di identità femminile ispirate dalla società laica, da cui provengono le giovani vocazioni. Quali aspetti innovativi accetta- re, quali sottoporre a un severo vaglio e in alcuni casi addirittura ri- fiutare, giudicandoli conflittuali a una consacrazione permanente di vita al servizio di Dio, nella sequela di Cristo, costituisce un compito nuovo e ineludibile, per le varie forme di vita consacrata e nelle isti- tuzioni femminili religiose nella Chiesa. Un invito altresì a una peda- gogia adeguata. Dio si manifesta nel tempo ed è presente nei processi della storia. Questo fa privilegiare le azioni che generano dinamiche nuove nella pazienza e nell’attesa. La Chiesa, dice Francesco, ha bisogno del punto di vista delle donne affinché lo Spirito possa creare. In questo spazio le donne consacrate sono ad accendere nel tempo processi di pensiero e di prassi. vito a lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati im- mediati, un invito che aiuta ad affrontare con pazienza situazioni di crisi con i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impo- ne; ad assumere la tensione tra pienezza e limite; a non cristallizzare i processi e a non pretendere di fermarli, assegnando priorità al tem- po (cfr. Evangelii gaudium, 223). Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retro- marce. Le donne che vivono secondo la consecratio per evangelica consilia abitano il mondo nel succedersi dei giorni, provate da una stagione faticosa. Si mostra con evidenza nell’emisfero nord del mondo la de- crescita della scelta femminile per questa forma permanente di vita evangelica; sono più numerosi gli abbandoni, e complessivamente ri- sulta affannoso intravvedere orizzonte e traguardo. La crisi si mostra con pari evidenza ma con connotazioni diverse nell’emisfero sud, do- ve al numero incoraggiante di donne, che accolgono l’invito a un di- scepolato permanente nella forma del Vangelo, corrisponde una va- riegata rete di difficoltà di ermeneutica e di formazione nei contesti culturali e pluriculturali. La complessità che segna in uno spaccato mondiale le società odierne interroga la vita consacrata con istanze molteplici: ci chiede radici vitali e umile genialità per discernere ciò che appartiene allo spazio e ciò che è affidato al tempo. Ci viene chiesta un’opera di di- scernimento ardua da cui trarre un paradigma di vita: radicare nell’identità di donne un discepolato per il Regno che abbia il sapo- re della verità silenziosa del Vangelo e dell’appartenenza ecclesiale, in una società inclusiva e in un contesto culturale interattivo. Risuona la sfida del passaggio da strade sicure, perché percorse da lungo tempo, a sentieri inediti appena segnati. Papa Francesco in ta- le stagione complessa si è posto accanto alle consacrate e ai consacra- ti, facendosi guida profetica e compagno di viaggio («io successore di Pietro, consacrato come voi»); e ha mostrato in modo costante una particolare attenzione alla vita consacrata del suo tempo, guar- dando i consacrati e le consacrate con amore pro-vocativo. Lo ha fat- to fin dall’inizio del suo ministero con inviti sodi e creativi, a volte caustici, come è nel suo stile. Inviti che disincagliano dalla routine, dalle sicurezze di carismi custoditi «come acqua distillata in botti- glia», dal giocare a essere profeti: la tradizione e la memoria del pas-

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