donne chiesa mondo - n. 68 - maggio 2018
DONNE CHIESA MONDO 30 DONNE CHIESA MONDO 31 L e lettere paoline, al pari dei vangeli e del libro degli Atti degli apostoli, denotano un’alta pre- senza di figure femminili che godono di consi- derazione, se si tiene conto della scarsa valoriz- zazione della donna nelle società mediterranee del I secolo dopo Cristo. Questo fatto è per molti studiosi una traccia della loro decisiva im- portanza alle origini del cristianesimo. Se così non fosse, per logica i primi scritti cristiani avrebbero omesso tale da- to, in quanto la sua incidenza sulla vita delle comunità e sulla mis- sione evangelizzatrice andava controcultura ed era criticabile agli oc- chi di importanti autori pagani. Nei saluti finali e nelle raccomandazioni particolari di ogni lettera, in genere Paolo dà un volto e un nome a questo variegato mosaico di credenti che probabilmente sono al servizio delle rispettive comunità e a capo della missione delle stesse. È il caso di Evodia e Sintiche a Filippi. A loro sono dedicati alla fine della lettera un paio di versetti: «Esorto Evodia ed esorto Sintiche a essere concordi nel Signore. Sì, prego pure te, mio fedele collaboratore, vieni in aiuto a queste don- ne, che hanno lottato per il Vangelo insieme a me, a Clemente e agli altri miei collaboratori i cui nomi sono nel libro della vita» ( Filippesi 4, 2-3). Le scarne informazioni e i pochi dati non consentono di fare grandi disquisizioni né congetture. Ciononostante, i termini a loro ri- feriti e relazionati ad intra e ad extra alla lettera ai Filippesi possono gettare luce su queste enigmatiche figure. Un primo appellativo che ricevono entrambe, insieme a Clemente e ad altri non citati per nome, è quello di synergós (“collaboratore”). Si tratta di un titolo attribuito nell’epistolario paolino indistintamen- te a uomini e a donne con funzione di guida, poiché con synergós non si è soliti designare i credenti in generale. Nella lettera ai Filip- pesi sono chiamati così Evodia, Sintiche, Clemente (4, 3) e Apafrodi- to (2, 25). In altre lettere a ricevere questo titolo sono Priscilla ( Ro- mani 16, 3), Timoteo ( Romani 16, 21; 1 Tessalonicesi 3, 2), Apollo ( 1 Corinzi 3, 9), Tito ( 2 Corinzi 8, 23) e Filemone ( Filemone 1). Sebbene il vocabolario paolino attribuisca loro anche altri appella- tivi — per esempio a Febe «sorella», «benefattrice» e «diaconessa» ( Romani 16, 2) — il termine «collaboratrice» poggia sul fatto di lavo- rare strettamente e fianco a fianco con Paolo sia nella missione sia nell’istituzione e nella crescita di una determinata comunità ecclesia- le. Si potrebbe dire che il suo omologo veterotestamentario si trova nella famosa espressione di Genesi 2, 18 «gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». Espressione che, a parere di alcuni studiosi, non do-
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