donne chiesa mondo - n. 68 - maggio 2018
DONNE CHIESA MONDO 26 DONNE CHIESA MONDO 27 L A SANTA DEL MESE di A LDO S CHIAVONE «P er il momento repressa, questa esiziale supersti- zione esplose di nuovo, non solo in Giudea, ori- gine di questo male, ma anche a Roma, dove confluisce tutto quanto vi sia al mondo di ver- gognoso e di insopportabile, e vi trova la sua consacrazione». È Tacito a scrivere così ( Annali , 15, 44), e sta parlando della prima diffusione del cristianesi- mo all’interno dell’impero, fra gli anni di Tibe- rio e quelli di Nerone. I romani erano in genere molto tolleranti in materia religiosa: il loro pan- theon tendeva piuttosto all’inclusività che all’in- terdizione. Ma già da tempo c’era qualcosa che li respingeva e li disturbava nella febbrile in- transigenza del monoteismo giudaico (una nu- trita comunità di questo popolo era presente a Roma sin dalla tarda repubblica): molti circoli della capitale guardavano con crescente preoc- cupazione al fascino che quel culto sembrava Annuncio di nuovi tempi esercitare nei più disparati ambienti sociali. E la presenza della nuova religione di Cristo, messo a morte (giustamente, per Tacito che lo ricorda) da Ponzio Pilato, rendeva il quadro ancora più fosco, mentre si moltiplicavano dicerie sulla dif- fusione di pratiche oscure, che avrebbero incita- to all’insubordinazione e alla smoderatezza dei costumi, soprattutto femminili. Anche le grandi famiglie aristocratiche non parevano immuni da questa attrazione: Flavio Giuseppe riferisce ( Antichità giudaiche , 18, 81-83) di una Fulvia, sposa di un personaggio molto in vista, che sarebbe stata tra i primi proseliti del giudaismo, e avrebbe finito con il provocare la reazione dello stesso Tiberio, fino a drastici provvedimenti repressivi, culminati con l’esilio da Roma di migliaia di giudei. Ma fu tutto inutile; e qualche decennio più tardi la religione cristiana arrivava a lambire la stessa famiglia imperiale, la gens Flavia : il biso- gno di nuove esperienze interiori — di cui Taci- to non riusciva a rendersi conto — stava eviden- temente sfondando ogni barriera culturale e so- ciale. E di nuovo, come nel racconto di Flavio Giuseppe, c’è al centro una donna. Racconta infatti Cassio Dione ( Storia romana , 67, 14) che «nello stesso anno — siamo nel 95 — Domiziano fece uccidere molti uomini, e insie- me a loro il console Flavio Clemente, sebbene fosse suo cugino, e avesse sposato Flavia Domi- tilla, una parente dello stesso imperatore. Ad
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy