donne chiesa mondo - n. 68 - maggio 2018

DONNE CHIESA MONDO 14 DONNE CHIESA MONDO 15 Come già dimostrato dall’inchiesta «Creer en México» (Imdosoc, 2013), sono le religiose a essere le più apprezzate per il loro impegno con la gente, l’orizzontalità dei loro rapporti, la loro capacità lavora- tiva, il loro spirito di servizio e la loro resistenza di fronte a una struttura clericale avversa e in condizioni di lavoro precarie. Sappia- mo che, con la vita consacrata, hanno assunto liberamente l’opzione di minoranza nella Chiesa e nel mondo, il che non implica né giusti- fica il fatto che il loro lavoro non venga valorizzato come dovuto e che spesso si renda invisibile il loro contributo alla società e alla Chiesa. Il loro impegno con apostolati di frontiera è notevole: mi- granti, prostitute, persone di strada, malati di Aids, diritti umani, so- stegno alle famiglie delle vittime di femminicidio e ai sopravvissuti della tratta. Sono il volto migliore della Chiesa in Messico e in tutta l’America latina e, in questi tempi di crisi sociale e culturale, sono senza dubbio la risorsa migliore di cui la Chiesa dispone. Ho intervistato una di queste straordinarie religiose sul suo posto nella Chiesa. Con tono sereno mi ha risposto: «Noi non siamo parte della struttura della Chiesa, siamo l’infrastruttura». Ho riflettuto a lungo sul significato di quelle parole. L’infrastruttura è ciò che non si vede ma che sostiene tutta la costruzione. Seguendo una tradizione plurisecolare, nella regione la fede si tra- smette in linea femminile: da madre a figlio o — a causa del cambiamento socio-demografico vissuto dalle società negli ultimi de- cenni — da nonna a nipote, quando la madre deve lavorare fuori per mantenere la famiglia. Nel caso del Messico, per esempio, la trasmissione della fede da parte di sacerdoti e vescovi equivale a un 7 per cento; non mi soffermerò qui sul significato di questo dato. Qui serve solo a sottoli- neare il peso delle donne nella trasmissione generazionale del cattolicesimo. Tutto ciò che costituisce un bonus pastorale importante va di pari passo con una realtà presente in tutta la regione: per le donne tra i 16 e i 45 anni (periodo che corrisponde all’età fertile) ci sono elementi sufficienti per affermare che disobbediscono in massa alla Chiesa in materia di controllo della natalità. Se ci basassimo sul- la dottrina presa alla lettera, dovremmo riconoscere che oltre il 50 per cento delle cattoliche vive in peccato mortale o è di fatto sco- municato. All’interno di questa fascia d’età — più precisamente dai 25 ai 35 anni — s’inserisce la tendenza a disertare la Chiesa. In altre parole, se la trasmissione della fede avviene attraverso la donna e la madre, lo stesso vale per l’abbandono della Chiesa. In America latina la religiosità del popolo credente non è scom- parsa, la Chiesa cattolica continua a godere di credibilità e fiducia, ossia di capitale simbolico, al suo interno e all’esterno. Non altrettan- to di capitale interpersonale (con l’eccezione del Cile), come rivela lo studio di «Latinobarómetro» d’inizio febbraio. Se esaminiamo più a fondo le informazioni che ci fornisce, vediamo che la missione socia- le della Chiesa è in crescita (in buona misura associata alla figura e al magistero di Papa Francesco), mentre la trasmissione della parola è in calo. Ciò ci porta ad affermare che il nuovo orizzonte socio-cultu- rale privilegia i carismi vivi e l’esperienza rispetto al discorso, i testi- moni rispetto ai maestri. L’impegno sociale non è costitutivo della fede cattolica della mag- gior parte dei cattolici latinoamericani (Paraguay e Messico, nazioni con la maggiore percentuale di popolazione cattolica sono agli ultimi posti per impegno sociale, il che ci dovrebbe far riflettere… Uru- guay, Brasile, Argentina ed El Salvador, per esempio, vengono molto prima). linea nelle varie aree calde del mondo — dal fronte bellico a quello delle prigioni, dalla tratta allo stupro come arma di guerra, dalla pornografia infantile alla immigrazione illegale e al mercato di esseri umani. Dove ci sono persone vulnerabili, le religiose sono lì a mani nude. E sono lì unite: «Dove è una di noi, lì ci siamo tutte» ha detto suor Patricia Murray della Uisg nel corso dei saluti iniziali, sottolineando che le religiose cattoliche delle diverse congregazioni hanno la consapevolezza di costituire una rete. Una sorta di summa dei temi al cuore del pontificato di Papa Francesco, declinati da decenni da queste donne consacrate non solo a livello concreto e operativo, ma anche teorico. Perché — la giornata dell’11 aprile lo ha confermato appieno — non solo le suore fanno, e fanno molto e bene, ma studiano, argomentano, progettano e propongono. Essere vicino alle persone >> 19 >> 12 Antonio Berni «Jujuy» (1937)

RkJQdWJsaXNoZXIy