donne chiesa mondo - n. 66 - marzo 2018

DONNE CHIESA MONDO 26 DONNE CHIESA MONDO 27 L A SANTA DEL MESE di N UCCIA R ESEGOTTI P ALMAS S ul volto della donna si leggeva un sintomo d’impazienza: il suo piede batté sulle pietre del selciato. Era la mo- glie del sindaco, condi- videva l’autorità del ma- rito, e il reverendo arci- prete parroco del duo- mo le stava facendo perder tempo. L’anziano sacerdote si permise un sorriso: — Stia tranquilla, ho trovato una fanciulla adatta. Viene sempre a messa e … Fu interrotto dalla voce decisa della signora: — Ha una buona figura? Seguì un nuovo sorriso dell’arciprete: La protezione di santa Rosina — È graziosa. È adatta a rappresentare la no- stra santa nel quadro vivente che prepariamo per la processione. La moglie del sindaco annuì convinta: — Al vestito penserò io. Concordo pienamen- te con la sua decisione di preparare quadri vi- venti dei nostri santi … Questa volta fu l’arciprete a interrompere: — Sarà un ricordo della santa Rosina nella no- stra città. Essa è patrona a Wenglingen e lì è fe- steggiata l’11 marzo, noi la festeggeremo nella processione del Corpus Domini. La decisione fu così presa. La processione del Corpus Domini a Mies- bach ebbe in quell’anno 1769 una grande impor- tanza. I quadri viventi in onore di alcuni santi erano sistemati su carri agricoli, ognuno tirato da un paio di robuste mucche. Venivano dopo il baldacchino del Santissimo sostenuto dall’ar- ciprete con attorno tutti i preti della cittadina. Questo era preceduto dai rappresentanti delle corporazioni oranti, molto numerose, vi erano gli orfani del convitto civico, i maschietti e le femminucce che avevano appena fatto la prima comunione che spargevano petali di rose lungo il percorso, le suore e i frati dei vari conventi e così via. Immediatamente al seguito del baldac- chino c’erano i maggiorenti della città poi veni- vano i carri attorniati dagli uomini della Buona Morte che indossavano il saio scuro con il cap- puccio che scendeva a nascondergli il viso. Gre- ta, la fanciulla che impersonava la santa Rosina stava in piedi sul suo carro davanti a un’arcata di legno che con l’aiuto di stracci dipinti a chiazze raffigurava l’entrata di una grotta. Vesti- ta con una tunica chiara su cui era drappeggia- to un manto scuro, abbracciava un ramo di pal- ma mentre la sua mano destra si chiudeva sull’elsa d’argento di una spada talmente lunga che appoggiava davanti ai suoi piedi. Aveva con sé i simboli di vergine martire mentre la grotta rappresentava il suo ruolo di eremita. Compresa del suo stato stava immobile senza guardarsi at- torno. La processione si svolgeva lungo la via principale, finestre e portoni di case e palazzi erano decorati con drappi e arazzi. Molti popo- lani assistevano e quando furono al portone aperto del duomo quelli di confessione prote- stante si ritirarono, mentre i cattolici entravano. Le tre navate del duomo furono riempite. I pre- ti di Miesbach, ammantati dai paramenti più magnifici, si apprestavano a celebrare la funzio- ne del Tantum ergo che avrebbe concluso il rito. Ai rappresentanti dei santi nei quadri viventi era stato riservato un posto di riguardo ai lati dell’altare maggiore. Greta era in mezzo ai due uomini che figuravano i vescovi protettori di Miesbach. Nessuno si accorse che il suo viso di- ventava sempre più pallido, lei riuscì a resistere fino al termine della benedizione, poi si acca- sciò. Per fortuna dietro loro c’erano tre scranni e lei si rovesciò sul suo. — Un bicchier d’acqua! Datele dell’acqua! La voce preoccupata dell’arciprete aveva un tono paterno ma fu interrotto dalla voce furiosa della moglie del sindaco che, accomodata a fianco del marito nel banco delle autorità, si era precipitata accanto a Greta: — Macché acqua! Un sonoro ceffone la farà rinvenire! — È soltanto stanca … — fu detto da qualcu- no intorno. La dama proseguì irata:

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