donne chiesa mondo - n. 66 - marzo 2018

DONNE CHIESA MONDO 20 DONNE CHIESA MONDO 21 evocando la perdita che nell’inconscio femminile si connette alla ri- nuncia alla maternità. Uccidendo gli sposi, le Danaidi si condannano a essere non madri e a versare per sempre acqua in giare bucate. Oggi inevitabilmente la scelta di diventare madri deve fare i conti con i vissuti di colpa connessi all’eventuale rinuncia a una propria realizzazione professionale e, viceversa, e inevitabilmente, il suo con- trario: non diventare madre, non fare bambini, oltre che sanzionato da se stesse a livello inconscio nel proprio mondo interno, espone al rischio di percepirsi “diverse”, “fuori norma”. Nicki de Saint Phalle, l’artista che ha creato il Giardino dei tarocchi, scrive, a proposito dei figli spesso trascurati per la vita artistica: «Un giorno avrei voluto fa- re qualcosa di imperdonabile, la cosa peggiore che una donna po- trebbe fare. Avrei voluto abbandonare i miei figli per il mio lavoro, gli uomini molto spesso lo fanno. Avrei voluto darmi una buona ra- gione per sentirmi in colpa!». Beata Nicki de Saint Phalle! Mentre l’esperienza più comune è quella dei versi di Armanda Guiducci utilizzati come titolo di questo lavoro. nostro agire non è finalizzato a conquistare posti di prestigio e questo ci mette in condizioni di non ricattabilità; Alleanza femminile: là dove siamo e tra noi scegliamo di essere alleate delle sorelle che incontriamo e soprattutto di non cadere nella rivalità tra donne per ottenere l’approvazione maschile». Il manifesto così si conclude: «Abbiamo deciso di trovarci tra donne adulte, che hanno vissuto e vivono un percorso di fede per condividere e scambiare e siamo pronte ad accogliere quante decideranno di unirsi a noi. Vogliamo dare un messaggio chiaro sul genere di femminilità di cui riteniamo che la Chiesa abbia bisogno. Vogliamo farci conoscere per testimoniare che nella Chiesa ci sono donne che non si sottomettono e poter così avvicinare anche altre sorelle nella fede che si sentono disorientate da quest’ondata tradizionalista. Non rinunciamo a portare avanti istanze serie e grandi». nella donna un senso di colpa. Se non lavoro e non ho interessi fuori casa non sono “normale”; ma, se a una certa età non ho ancora una relazione di coppia stabile e, soprattutto, non ho bambini, non sono “normale”. Il timore della riprovazione sociale fa sentire minacciata la propria appartenenza al gruppo di riferimento e, dal momento che di questa appartenenza abbiamo estremo bisogno, è colpevolizzante sentirsi per propria scelta “diversi”: se non lavoro perché non lavoro, se lavo- ro perché non sono a casa a occuparmi delle faccende domestiche. Si tratta del «bisogno di appartenenza», che rende insopportabile la percezione di una propria non appartenenza. Diventare donna con- temporanea obbliga dunque a ritenere desiderabile e normale sentirsi proiettata nel mondo esterno. Ma diventare donna obbliga anche a fare i conti con coniugalità e maternità, quest’ultima sedimentata nel nostro mondo interno in modo ancora oggi inestricabilmente connes- so a vissuti di colpa se non realizzata. A tale problematica allude il mito delle Danaidi, condannate dagli dei a versare per sempre acqua in giare bucate per aver ucciso i propri mariti. Nel mito “delle acque perse” la ricchezza femminile si trasforma in una perdita senza fine, >> 19 Un’opera di Nicki de Saint Phalle per il suo «Giardino dei tarocchi» a Garavicchio (Grosseto)

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