donne chiesa mondo - n. 66 - marzo 2018
DONNE CHIESA MONDO 8 DONNE CHIESA MONDO 9 dei media né dei nostri colleghi economisti. È nata al grido di «Ni Una Menos», il che le ha conferito un spazio più che importante nel dibattito più vasto legato a tutte le disuguaglianze che noi donne vi- viamo e che vanno dalla violenza maschilista a quella economica, passando per gli stereotipi che ci vengono imposti e che ci limitano. Il sito, e soprattutto il dibattito nelle reti sociali, mi ha mostrato, sul piano personale, che nell’economia femminista c’erano moltissime domande senza risposta e mi è servito da ispirazione per scrivere il li- bro Economía feminista . Come il sito, volevo fosse uno spazio che of- frisse idee, dibattiti, e soprattutto che fosse formativo. Che chi lo leg- gesse potesse imparare qualcosa di nuovo, ma non come un aneddo- to, bensì come qualcosa che gli fornisse strumenti per trasformare questo mondo diseguale e patriarcale. A due anni dall’apertura del sito e dalla pubblicazione del libro, posso dire, con grande orgoglio e soddisfazione, che abbiamo contribuito molto al dibattito e al tempo stesso ci siamo incredibilmente arricchite attraverso il rapporto conti- nuo con le nostre corrispondenti. È il posto nel quale mi interessa mettere a frutto la mia personale formazione accademica. Spero mol- to che possa superare le forme e le barriere delle università e forgiare strumenti, per contribuire direttamente alle espressioni popolari del femminismo. Dal punto di vista della scienza economica, come spiega il fatto che il mercato punti a mettere la donna in secondo piano all’interno del sistema lavorativo? Non so se il mercato, inteso come entità astratta, punti a qualcosa. Quello che, sì, succede è che — come dice Heather Bushey — il capi- talismo ha un socio occulto: la donna che svolge lavori domestici non retribuiti. Sono milioni di ore di lavoro non pagate che si fanno in silenzio e che sono vitali per sostenere tutti gli altri lavori. Senza questa donna che lava, stira, mette in ordine, fa la spesa, controlla i compiti dei figli, li porta a scuola o in palestra, spazza il pavimento e cucina, difficilmente si potrebbero portare avanti tutte le altre attivi- tà. Quest’idea è rimasta incollata alla donna, come se facesse parte della sua natura, come se fosse una sua responsabilità. Il che, in un mondo dove le donne lavorano otto ore al giorno, non solo è ingiu- sto, ma è anche penalizzante. Quello che voglio dire è che al mercato fa comodo avere lavoratrici multitasking e gratuite nelle case. Ci racconti che cos’è «Economía Feminista». In che cosa consiste? Quando ha deci- so di lanciarsi in questa avventura e quali sono state le sue motivazioni? «Economía Feminista» è un sito nato come spazio di riflessione per donne economiste su temi che non facevano parte dell’agenda né David Allen «Women on rise» (“Donne in alto”) rifacimento della celebre fotografia «Lunch atop a Skyscraper» (“Pranzo in cima a un grattacielo”) scattata nel 1932 durante la costruzione del Rockefeller Centre di New York
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