donne chiesa mondo - n. 65 - febbraio 2018
DONNE CHIESA MONDO 4 DONNE CHIESA MONDO 5 cendo emergere una realtà più variegata e complessa. Ma la prima che ha cominciato a guardare con occhio critico questo stereotipo è stata un’antropologa e storica francese, Germaine Tillion, con un li- bro sulla famiglia in area magrebina, il cui sguardo si apre a tutta la zona mediterranea, L’harem et les cousins , uscito nel 1966 dopo circa vent’anni di ricerche sul campo. Il suo oggetto di studio è il degrado progressivo della condizione femminile nella zona mediterranea, ma senza cercare facili capri espiatori nelle religioni. Tillion collega questa situazione all’esistenza di una struttura sociale relativamente omogenea sulle coste sia meri- dionali che settentrionali del Mediterraneo, distinguendo quindi la fede religiosa dalle pratiche sociali, nelle quali rintraccia l’origine preistorica di un’endogamia mediterranea, sopravvissuta alle grandi rivoluzioni religiose come il cristianesimo e l’islam. «La società “sto- rica” [la nostra] (…) venera la propria parentela dal lato paterno, ab- bandona quella socializzazione intensa (nota come esogamia) che ha salvato la società “selvaggia”, e soprattutto essa è fanatica della cre- scita in tutti i campi: economico, demografico, territoriale». Un mo- dello sociale espansionista e conquistatore che è quello in cui noi stessi ancora viviamo. La lunga durata nella quale l’autrice imposta il suo discorso coin- volge anche l’Europa, e serve a sottolineare come le grandi religioni — cristianesimo e islam — abbiano fallito nel loro tentativo di valoriz- zare le donne. Tillion infatti rivela come la norma coranica che im- pone di dare una parte dell’eredità alle figlie (se pure metà di quella che tocca ai maschi) e la libertà di amministrarla alle donne sposate non sia mai stata attuata dalle tribù nomadi endogamiche, perché avrebbe significato la disgregazione della tribù. Sono quindi cadute nel nulla «prescrizioni che rappresentavano, nel momento in cui il Corano fu rivelato, la legislazione più “femminista” del mondo civi- le». Popolazioni caratterizzate da una fervente religiosità musulmana non si sono quindi fatte problema di ignorare una norma coranica che avrebbe dato alle donne maggiore autonomia individuale. Ma la stessa cosa, ricorda Tillion, è avvenuta nelle società cristiane: il delit- to d’onore che ha funestato alcune zone della penisola italiana fino a tempi purtroppo recenti non si può certo considerare coerente con l’insegnamento cristiano. La studiosa conclude quindi che le tradizio- ni sociali sono state più resistenti delle forze religiose nuove che si sono sovrapposte, dominando solo in apparenza le culture mediterra- nee per secoli. Dalla sua puntuale ricerca emerge che il controllo sulle donne si fa più rigido nelle fasi di transizione da un sistema culturale a un altro: Veli islamici in una vetrina di Parigi
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