donne chiesa mondo - n. 65 - febbraio 2018
DONNE CHIESA MONDO 24 DONNE CHIESA MONDO 25 una semplice pedina passiva in un gioco di potere di cui la vecchia regina, lo Shah, i ministri, l’esercito muovono oscuramente i fili. La moglie del primo notabile del regno, invece, è una donna «presumi- bilmente» libera, che guarda con stupefazione, incredulità, riluttante ammirazione la lotta di Táhirih per l’emancipazione delle donne del proprio paese, ma rimane muta, preferendo l’invisibilità a cui è con- dannata e si condanna. Táhirih Qurratu l-’Ayn, il cui nome significa la “Pura” e “Consola- zione degli occhi” diviene nel frattempo leader della fede Babi, accet- tando la rivelazione di Ali Muhammad di Shiraz, il Báb, divenendo- ne, unica donna, devota seguace. La Conferenza di Badasht, del lu- glio 1848, vede la rottura di questo nuovo credo con l’islam, rottura fortemente voluta da Táhirih che interpreta il babismo come una reli- gione autonoma, intenzionata a prendere le distanze dall’islam di cui riconosce il Corano ma non la sharīa : Táhirih, infatti, rifiuta innanzi- tutto il ruolo di sudditanza e invisibilità in cui vengono relegate le donne musulmane. Ella è «la donna che ha letto troppo», il cui ac- cesso al sapere ha fatto maturare un’imprescindibile consapevolezza di sé: è il vessillo della libertà ottenuta attraverso una conoscenza fat- ta di letture, ponderazione, creatività, una libertà che l’autorità ma- schile non ha intenzione di concedere alle donne. La scrittura, come la lettura, è un atto mediato che implica riflessione e approfondimen- to: è strettamente connessa alla vita interiore, ai moti dello spirito, al- le passioni del cuore, dunque alla consapevolezza di sé. Le donne persiane, fino all’incirca al XX secolo, non sono state autorizzate a «lasciare traccia di sé», nessun pensiero, neanche il nome, la propria firma. Eppure, in tale “deserto”, la poetessa di Qazvin combatte l’au- torità patriarcale con incrollabile fiducia, senza mai essere abbando- nata dalla speranza di un cambiamento futuro; sfida lo status quo in modo spettacolare, togliendosi il velo in pubblico in un’assemblea di uomini; insegna instancabilmente a leggere, a scrivere e a pensare al- le altre donne, affinché siano «autonome», dunque libere. A seguito di un tentativo fallito di uccidere lo Shah da parte di al- cuni giovani fanatici babi, la madre dello Shah scatena una feroce ri- torsione, che provoca l’assassinio di migliaia di persone innocenti. Táhirih, giudicata complice dell’attentato ed eretica, è imprigionata e giustiziata nell’agosto del 1852 a soli 38 anni: viene strangolata nel giardino della casa del primo notabile del regno a nord di Teheran dopo esservi stata tenuta prigioniera per tre anni. Si reca all’esecuzio- ne vestita a festa, pronunciando parole che parlano forte e chiaro an- che al mondo di oggi: «Potete uccidermi quando volete, ma non po- tete fermare l’emancipazione delle donne». cende di una Persia sanguinaria, infida e pericolosa, nelle mani di un patriarcato ottuso e violento, dove uno Shah capriccioso, gran visir ambiziosi, mullah intransigenti soffocano qualsiasi tentativo di eman- cipazione femminile. Il libro si divide in quattro capitoli, ognuno dei quali è dedicato a una donna: se Il libro della madre ha come protagonista la madre del- lo Shah, il secondo ( Il libro della sorella ) descrive l’agire della sorella di questi; mentre il terzo ( Il libro della moglie ) dipinge il ritratto della moglie del primo notabile del regno, l’ultima sezione ( Il libro della fi- glia) è dedicata alla poetessa di Qazvin e ne ricostruisce la formazio- ne. Il titolo dei capitoli mostra come le donne, anziché essere defini- te in base al nome, quindi alla propria identità personale, appaiano ri-conosciute solo in termini di parentela, comunque sempre in rela- zione a un uomo. Se la madre dello Shah è una reggente crudele, manipolatrice, che ha scavato il proprio ruolo occulto di comando nell’autorità patriarcale e ha in odio la poetessa ribelle, la sorella è Padre Bipin Nokrek, un sacerdote di Mymensingh, commenta che la comunità è «orgogliosa di Maria per il suo contributo eccezionale al Paese». Saudite sugli spalti E intanto il 12 gennaio in Arabia Saudita qualcuno ha potuto scattare una foto davvero storica, ritraendo alcune tifose, sorridenti e velate, sedute sugli spalti a Gedda durante una partita della serie A saudita. Annunciata lo scorso ottobre, è infatti entrata in vigore la disposizione che permette alle donne di entrare negli stadi per assistere a eventi sportivi. Per tradurla in pratica, è stato necessario apportare modifiche strutturali agli stadi per introdurre sugli spalti zone riservate alle donne, bagni femminili e specifiche aree di preghiera. In concreto lo stadio di Gedda ha potuto accogliere le sue tifose all’interno delle «sezioni per le famiglie» appena costruite. Per la cronaca l’incontro del 12 gennaio, Al Ahli contro Al Batin, è finito 5 a 0 per i padroni di casa. >> 20
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