donne chiesa mondo - n. 65 - febbraio 2018
DONNE CHIESA MONDO 20 DONNE CHIESA MONDO 21 Questo riferimento al divino implica che la benedizione dell’anima e lo stesso riferimento a un ordine ontologico superiore siano incor- porati nell’espressione dell’infinito amore e della misericordia del santo e nella sua capacità di distribuire benedizioni, doni divini, di scacciare i demoni, di donare pace e miracoli, di agire sulla natura e sul mondo umano. In questo modo, il legame che si instaura tra i fe- deli, il corpo del santo e il luogo di culto crea un universo di senso, ontologicamente superiore e alternativo rispetto al mondo del sensi- bile, che contribuisce a formare la coscienza delle persone. Sono le donne a essere le protagoniste di questo rapporto dialogi- co col divino. Gli uomini esprimono la loro religiosità attraverso pra- tiche diverse e all’interno di differenti contesti comunitari e istituzio- nali: la moschea o la tekke . La presenza delle donne in questi luoghi non è vietata, anche se scarsa e limitata a uno spazio fisico e simboli- co definito. Questo dato sottolinea la condizione patriarcale che ca- ratterizza i rapporti di genere nella società albanese: le attività reli- giose sembrano essere suddivise in base ai ruoli di genere. In alcuni rituali la partecipazione delle donne sembra essere marginale o assen- te: poche donne partecipano ai dhikr (atti di devozione) o alla pre- ghiera ( salat ) del venerdì. Al contrario il culto dei santi coinvolge prevalentemente le donne. Questa suddivisione dei ruoli solo parzialmente trascende la separa- zione tra sfera pubblica e privata, poiché la venerazione dei santi è un affare pubblico, ma che può essere considerato un prolungamento dell’harem privato casalingo. Il culto dei santi rappresenterebbe, dunque, il principale mezzo di espressione della religiosità femminile. Pur godendo di libertà di movimento, le pratiche e i rituali durante le visite confinano i comportamenti femminili in uno spazio simboli- co e fisico definito. I confini dell’harem, seppur invisibili, sono incor- porati dalle donne sotto forma di norme invisibili, qā‘ida , che, ovvia- mente, assegnano loro ruoli sociali e spazi simbolici subordinati a quelli maschili. In questo senso, le donne contribuiscono alla costru- zione e alla definizione dello spazio e del senso religioso e alla defi- nizione dell’ordine morale e sociale condiviso. Tuttavia le azioni ri- tuali delineano uno spazio propriamente femminile, oppressivo e mi- sogino, ma al tempo stesso autonomo, dove le donne possono co- struire un proprio mondo, diverso rispetto a quello maschile. La so- cievolezza e la condivisione emotiva e narrativa durante le visite reli- giose coglie pienamente questo senso di sub-alterità autonoma delle donne; all’interno delle mura del mausoleo sacro, il mondo femminile si riproduce e reinventa all’ombra dell’oppressione maschile. sta sbaragliando tutte le avversarie dimostrando abilità e tenacia. La storia di queste calciatrici under 15, capitanate da Maria Manda, una giovane cattolica della diocesi di Mymensigh, è stata raccontata da Sumon Corraya su Asia News. Le giovani bangladeshi hanno vinto per la prima volta il campionato Saff (Federazione calcio dell’Asia del sud) under 15 sconfiggendo l’India 1-0 il 24 dicembre allo stadio di Dhaka. La squadra di casa è rimasta imbattuta, senza subire nessun gol per tutto il torneo. Dopo aver schiacciato il Nepal per 6-0 nella prima partita, le ragazze sono arrivate in finale battendo il Bhutan e l’India. Maria Manda, centrocampista infaticabile, proviene da un remoto villaggio chiamato Kolosindur. Il suo desiderio di diventare una stella del calcio è nato per sconfiggere la povertà, a causa della quale la sua famiglia fatica a tirare avanti. Il suo desiderio è guidare in futuro la nazionale femminile, e chiede che si preghi per questo. >> 25 >> 17
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