donne chiesa mondo - n. 64 - gennaio 2018

DONNE CHIESA MONDO 30 DONNE CHIESA MONDO 31 P aolo conclude la lettera ai Romani, il best-seller che comunica il nucleo teologico della sua predi- cazione, porgendo i suoi saluti a diversi compo- nenti della comunità dei cristiani di Roma. Que- sti saluti si presentano come la testimonianza della sorprendente sinergia tra l’apostolo e i suoi collaboratori e della presenza, all’interno di que- sta multiforme cerchia di missionari, di numero- se figure femminili. Il capitolo 16 della lettera rappresenta pertanto una sorta di omaggio che l’apostolo delle genti rende a quanti e a quante hanno energicamente contribuito all’irradiazione di quel Van- gelo che è dýnamis theoú ( Romani 1, 16), cioè potenza trasformante che rivoluziona chiunque si apra alla fede in Cristo. Se il Vangelo corre e si diffonde (cfr. Salmi 19, 5) è perché vi è qualcuno che lo proclama con la sua bocca e con il suo cuore (cfr. Romani 10, 9-10.14-15), facendo della propria vita un’offerta «vivente, santa e gradita a Dio» ( Romani 12, 1). Con la sua predicazione itine- rante, Paolo non riesce a intercettare tutti e a raggiungere ogni luo- go. Per questo escogita un espediente che funga da prolungamento del suo annuncio: le lettere. L’apostolo, da solo, inoltre, non basta all’edificazione della comunità: essa necessita di una sinergia di doni e carismi che è garantita dalla presenza di collaboratori ( synergói ). L’evangelizzazione non è un fatto privato che interessa solo la vita di un singolo, ma il dinamismo di una Chiesa in uscita, che testimonia, in primis, la qualità del suo rapporto con il Signore risorto e poi an- che la qualità dei rapporti tra i credenti, improntati a prossimità e fraternità. Per questo Paolo sogna la Chiesa come una casa di fratelli che evangelizza già a partire dalla bellezza e dalla potenza dell’amore fraterno. La sogna così e, facendosi padre e madre della comunità (cfr. 1 Corinzi 4, 15; 1 Tessalonicesi 2, 7), s’impegna perché essa sia dav- vero tale. Per questo Romani 16 getta una luce interessante sulla vita della Chiesa delle origini, in particolar modo sulla funzione dei laici e del- le coppie o delle famiglie in ordine all’annuncio missionario. I saluti che attraversano l’intero capitolo 16 della lettera ai Romani si aprono per la precisione con una raccomandazione. La prima persona che Paolo menziona, e che mostra di avere particolarmente a cuore, è proprio una donna, il cui nome è Febe. Prima dunque di concludere la lettera, composta col vivo desiderio di dedicarsi all’evangelizzazio- ne della Spagna e di trovare a Roma credenti in grado di supportarlo in quest’opera, l’apostolo chiede alla comunità di riservare a una donna, Febe, un’accoglienza calorosa a motivo del suo investimento totale alla causa del Vangelo.

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