donne chiesa mondo - n. 64 - gennaio 2018
DONNE CHIESA MONDO 24 DONNE CHIESA MONDO 25 In tutto questo periodo i funzionari della Merrell la accusarono pubblicamente di pedanteria e incompetenza, mentre in privato, co- me dichiarò la Kelsey a un reporter di «Life Magazine», le lanciava- no ingiurie «che non potrebbero essere pubblicate dalla rivista». Nel frattempo, la comunità medica mondiale iniziava a interrogar- si sull’incremento nelle nascite di bambini con gravi malformazioni, in particolare quella di neonati affetti dalla, fino ad allora rara, con- dizione della focomelia. Ma solo nel novembre 1961, tuttavia, un pe- diatra tedesco dimostrò che il 50 per cento delle madri con bambini malformati aveva assunto il Talidomide nel primo trimestre di gravi- danza. Il farmaco venne, poi, progressivamente ritirato dal mercato nei vari paesi in cui era regolarmente in commercio, e nel marzo 1962 la Richardson-Merrell annullò (quasi di nascosto) la propria richiesta di commercializzarlo anche negli Stati Uniti. Nei pochi anni in cui il Talidomide è stato sul mercato mondiale, ha causato la nascita di migliaia di bambini con deformità; negli Sta- ti Uniti, invece, grazie a Frances Oldham Kelsey, sono stati docu- mentati solo 17 casi di bambini con deformità associate alla Talidomi- de, tutti colpiti durante i trials clinici precedenti alla sua approvazio- ne. Durante questo periodo, la Richardson-Merrell aveva infatti di- stribuito più di 2,5 milioni di pastiglie di Talidomide a più di mille dottori che le avevano poi fornite a circa 20.000 pazienti, diverse centinaia dei quali erano donne gravide. Questi numeri bastano a rendere palese l’estensione della tragedia sfiorata ed evitata grazie a Frances Oldham Kelsey, la quale nel 1962 ricevette dal presidente John F. Kennedy il Premio del presidente per eminente servizio civile federale (President’s Award for Distinguished Federal Civilian Service). Nella lunga vita di FOK — queso l’acroni- modi Frances, che morirà a 101 anni nel 2015 — questo fu certamente un momento di svolta. Da donna fortemente impegnata e competen- te nel lavoro, apprezzata dai suoi superiori ma dietro le quinte, im- pacciata e timida in pubblico, divenne, grazie alle parole del presi- dente Kennedy, un’icona di professionalità per tutti i medici. Nello stesso anno, un Gallup Poll la designava come una delle 12 donne più ammirate del mondo e nel 2000 fu inserita nella National Wo- men’s Hall of Fame. La Kelsey ha lavorato per la FDA fino all’età di 90 anni e ha rappresentato per l’Agenzia la personificazione di ciò che essa vuole essere per la protezione per il cittadino. La vicenda professionale e umana di Frances Oldham Kelsey, ora sfortunatamente ricordata da pochi, ha un fascino particolare, quello dell’intelligenza orientata al bene, che non si lascia sviare dai pregiu- dizi o appiattire dalla routine, né attrarre dal tornaconto personale. no dal nome Frances, omofonico del maschile Francis, aveva pensato che si trattasse di un uomo e le aveva comunicato la sua determina- zione a offrirle una borsa di studio con una lettera indirizzata a Mr. Oldham. A quei tempi, il mondo scientifico non guardava con favore la presenza di donne nei laboratori e, con molto humor, Frances Oldham Kelsey aveva commentato nell’intervista che le era sempre rimasto il dubbio se avrebbe mai ottenuto il dottorato nel caso il suo nome fosse stato Elizabeth o Mary Jane. Dopo il conseguimento del dottorato nel 1938, Frances continuò a collaborare con la McGill University e nel 1950 si laureò anche in medicina. Nel frattempo aveva sposato il collega Fremont Ellis Kel- sey e aveva avuto due figli. Fu per seguire suo marito, il quale aveva ricevuto un incarico all’ NIH di Washington D . C ., che Frances Oldham Kelsey approdò alla Food and Drug Administration ( FDA ), l’ente governativo statunitense per la regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, dove rimase fino al 2005. Nel settembre 1960, la dottoressa Kelsey era stata appena assunta alla FDA quando, come primo incarico, considerato facile e perciò adatto a un impiegato ancora inesperto di procedure burocratiche, le venne assegnato il compito di esaminare la richiesta inoltrata dalla compagnia farmaceutica Richardson-Merrell per l’autorizzazione al commercio di un nuovo farmaco, il Kevadon, nome chimico Talido- mide. La presenza del farmaco nel mercato mondiale e le ottime cre- denziali deponevano per una rapida approvazione. La risposta della Kelsey non si fece attendere e si trattava di un ri- fiuto, motivato dall’incompletezza dei dati sperimentali e clinici a supporto della richiesta e dalla carenza di indicazione di effetti colla- terali. In particolare, Frances Oldham Kelsey sollecitava maggiori evi- denze cliniche circa la sicurezza del farmaco, dati sulla tossicità a lungo termine e, visto l’uso in gravidanza, uno studio degli effetti sul feto. A questo primo diniego seguirono 18 mesi di contenzioso, durante i quali la Richardson-Merrell inoltrò ulteriori sei richieste e si adope- rò con ogni mezzo per forzare l’approvazione del farmaco, mentre la Kelsey, nonostante le pressioni, non retrocesse e continuò a chiedere studi più approfonditi a supporto della sua sicurezza. Il fitto carteggio tra le due parti dimostra come la compagnia ri- spondesse alle richieste della Kelsey fornendo dati che venivano re- golarmente ritenuti insufficienti. che, negli ultimi tempi, i paesi coinvolti hanno sottoscritto importanti impegni nei confronti dei diritti delle donne. Ma se tutti hanno ratificato la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione femminile (14 ne hanno anche firmato il protocollo facoltativo), l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite su Progresso delle donne in America Latina e nei Caraibi 2017 denuncia che nella regione esiste ancora una disuguaglianza strutturale, ad esempio nei salari o nel lavoro non retribuito. La disoccupazione femminile nella regione è doppia rispetto a quella maschile, con disparità salariali di circa il 20 per cento. Inoltre, il 90 per cento delle donne a basso reddito partecipa al lavoro in condizioni di informalità e instabilità. Secondo il rapporto, discriminazione, molestie sessuali e violenze continuano a essere un flagello. Non solo: 14 dei 25 paesi con i tassi più alti di femminicidio nel mondo si trovano in questo continente. >> 21
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