donne chiesa mondo - n. 64 - gennaio 2018

DONNE CHIESA MONDO 14 DONNE CHIESA MONDO 15 N ei primi giorni di novembre del 1911 Marie Curie è l’unica donna in- vitata dall’industriale belga Solvay all’incontro da lui organizzato nel lussuoso hotel Metropole di Bruxelles per riunire i più brillanti cer- velli del mondo. Tutti sanno che è candidata per il secondo premio Nobel, il primo l’aveva ricevuto con il marito Pierre per la fisica, gli studi sulle radiazioni, nel 1903. Per la prima volta lei, di solito così modesta e parsimoniosa, si è fatta fare dei vestiti eleganti e alla moda, si è comprata degli accesso- ri nuovi. Non l’ha fatto solo per non sfigurare nell’hotel, ma anche perché all’incontro partecipa l’uomo che lei ama, il matematico Paul Langevin. Lei è vedova, ma lui è sposato con quattro figli. In quei giorni di isolamento vivrà le sue grandi passioni: il confronto delle idee scientifiche, delle ipotesi, delle visioni del mondo fra persone di così alto livello, e la vicinanza con il suo amante. Mentre lei è lontana, a Parigi scoppia lo scandalo: il cognato della moglie di Langevin, giornalista di un foglio scandalistico, rivela la lo- ro relazione. Nei giorni successivi usciranno altri particolari, tutta Pa- rigi non parla d’altro, le figlie di Marie non possono più andare a Una forza appassionata di L UCETTA S CARAFFIA M ARIE C URIE scuola per la bufera mediatica. La stampa di estrema destra si com- porta come di fronte a un nuovo caso Dreyfus: una madre di fami- glia francese umiliata da una straniera, una megera polacca. Alcuni insinuano che lei sia ebrea. Molti chiedono che Marie venga cacciata dal paese, a nulla valgono i suoi brillanti risultati scientifici, il premio Nobel. Chiedono e ottengono che venga allontanata dall’insegna- mento alla Sorbona, dove aveva ottenuto il posto del marito Pierre dopo la sua morte, prima donna docente. Al ritorno a Parigi non po- trà neppure rifugiarsi nel villino di Sceaux, dove vive con le figlie, ma deve chiedere ospitalità agli amici: i giornalisti assediano la casa, e qualche giorno dopo una masnada di “cittadini” infuriati prenderà a sassate la casa, danneggiandola. Seguirono furiosi dibattiti, e perfino tre duelli fra i suoi sostenitori e i suoi denigratori. Alla fine, il processo per adulterio fu evitato, e lei poté recarsi, in treno, a ritirare il secondo premio Nobel, questa volta da sola, per la chimica. Marie riuscì a venir fuori da questa battaglia e a ricostituire la sua vita — rompendo il legame con Langevin — grazie alla sua straordina- ria tenacia, alla sua non comune forza d’animo della quale aveva già dato prova più volte nel corso della vita. Se no, come avrebbe fatto una povera ragazza polacca, arrivata a Parigi da sola, a prendersi una laurea in matematica e fisica in una facoltà che a stento tollerava pre- senze femminili? E a preparare un dottorato che avrebbe cominciato a rivelare le sue doti quando nessun laboratorio le dava un posto per portare a termine gli esperimenti necessari? Qualcuno le suggerì di rivolgersi a un outsider, Pierre Curie, scienziato bizzarro che speri- mentava al di fuori della comunità accademica, e con il quale nacque non solo l’amore, ma anche il progetto di lavorare insieme. Marie Marie Curie in un ritratto del 1903

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