donne chiesa mondo - n. 63 - dicembre 2017

DONNE CHIESA MONDO 22 DONNE CHIESA MONDO 23 Su questo corpo infatti regna sovrano il sospetto dell’uomo — insi- nuatosi da sempre alle radici delle religioni — da quella ratifica di su- balternità che è la costola al velo con cui coprire la tentazione del diavolo. Guerre antiche e moderne, con una continuità storica che sgomen- ta, hanno sempre avuto nelle donne il loro centro di vendetta e re- vanche — rapimenti, stupri, contaminazioni della razza, dissacrazione finale del corpo femminile sono un rituale e una teoria che tracciano una drammatica linea unitaria fra passato e presente. Con il risultato finale di un completo rovesciamento di logica: per difendere la propria identità di cittadine, cioè la propria dignità intel- lettuale, le donne hanno nei secoli dovuto difendere soprattutto la li- bertà del proprio corpo. Ed è forse in questo incrocio fra intelligenza e fisicità che le donne hanno sviluppato la loro terza lingua. La lingua parlata dal corpo anche senza che noi lo vogliamo. O ce ne accorgiamo. Guardate ora queste due foto, o ogni altra foto di donna, in qua- lunque modo siano state riprese: di corsa, sfocate, da un cellulare o da una telecamera. Vedrete sempre un movimento, una piega delle labbra, una occhiata, una curvatura di guancia, un modo di star fer- ma o seduta; vedrete sempre un dettaglio che racconta una idea, una parola, una assoluta individualità di quella persona. Guardate dunque queste due foto, e vedrete, appunto, queste asso- lute individualità, raccontate senza altra parola che quella del corpo. A un primo sguardo non c’è nessuna relazione fra le due situazio- ni, se non il dramma di uno scontro. In una c’è una giovane donna, araba sicuramente, identificata co- me tale per il lungo abito che copre tutto, dal velo sui capelli allo strascico a terra che svela poveri sandali su rozzi piedi nudi. Dietro di lei due bambini guardano terrorizzati un soldato che, accucciato, di L UCIA A NNUNZIATA L e donne parlano con il corpo. Non sanno nemmeno di farlo. È il do- no più grande lasciatoci dalla natura, quella complessità di vuoti e pieni, sporgenze e rientranze, così difficile da accettare quando da bambina diventi donna, quando realizzi che tu non hai quella sem- plice fisica in equilibrio che fino a un certo punto condividi con i maschi, la semplice triangolazione — testa-torso-gambe — che identi- fica gli uomini. In quel complicato giro di movimenti che diventa il corpo femminile c’è invece tanto più da gestire. Seduzione/paura, stanchezza/riposo, bellezza/bruttezza, morte e, infine, vita. La nasci- ta, i figli. C’è tutto questo che il corpo dice, e il peggio è che lo fa anche contro di te, o con te, o comunque anche se non lo vuoi. Perché quella delle donne è una sorta di identità automatica, ampia, più grande anche di chi la abita, in quanto universale. Sarà per questo che il corpo femminile è sempre stato considerato un mistero? Qualcosa con una radice più profonda e più sacra — perché così legato alla rinascita del mondo generazione dopo generazione. Cosa farà il soldato di fronte alla madre I L POTERE SIMBOLICO DEL CORPO DELLE DONNE

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