donne chiesa mondo - n. 63 - dicembre 2017
DONNE CHIESA MONDO 18 DONNE CHIESA MONDO 19 dare ancora avanti con l’impostazione unilaterale maschile, arrivati «a questo punto di crisi e di spaccatura». Il discorso di Papa France- sco all’Accademia per la vita, il 5 ottobre 2017, sull’alleanza tra donne e uomini, le darà ragione: non è possibile. In un testo precedente la stessa Lonzi aveva polemizzato con un certo modo di rivolgersi agli uomini «come se fossero dei bambini a cui le proprie verità bisogna porgerle adottando il linguaggio dei lo- ro libri di lettura». La questione ci riguarda. Ci adattiamo perché gli uomini capiscano, sarebbe la risposta, per restare cioè nella cultura comune. Ma è una trappola: la cultura comune, infatti, non offre alle donne il linguaggio per esprimersi come autonomi soggetti pensanti e desideranti. Qual è allora la pratica che farà deperire l’imprigiona- mento simbolico delle donne? Risposta: «Fare tutti i gesti di espres- sione di sé e di riconoscimento dell’altra che aprono le porte del lim- bo in cui le donne cercano, senza trovarla, un’incarnazione reale». Che, per le vecchie femministe come me, è un chiaro riferimento alla pratica dei gruppi separati di donne che, negli anni settanta, ha dato inizio al movimento femminista dotandoci di una lingua per signifi- care a noi stesse che esistiamo per noi stesse. Molti, compresi uomini onesti e in buona fede, non hanno capito il significato di questo affronto della separazione, né la sua necessità. E hanno criticato il femminismo — i pretesti si trovano sempre nelle imprese umane — senza capire che la rivolta e la sfida erano il prezzo da pagare a causa della loro stessa, di uomini, negazione dell’altro con la a minuscola: la loro simile e differente. Se lei lascia perdere, lui non ci pensa e passa sopra. Le immagini mostrano dunque donne che, uscite dal limbo dell’inesistenza simbolica, si trovano la strada sbarrata e lì restano impavide con un gesto che sostituisce parole che non ci sono ancora. Per trovarle, continua Carla Lonzi, il blocco va forzato in prima perso- na: questo è il passaggio necessario per la nascita della nostra sogget- tività, il presupposto di qualsiasi cambiamento. Lei così ha fatto ed è Non è nella dottrina cristiana che ho trovato la chiave di quest’al- legoria, ma in un testo apparso nel 1980, intitolato Vai pure (ripubbli- cato nel 2011 da ET AL .) Si tratta di un testo registrato e trascritto, per volontà di una lei, di un dialogo tra questa lei, Carla Lonzi, e l’artista Pietro Consagra, che era allora il suo compagno di vita. Lon- zi è una delle iniziatrici del femminismo della differenza, tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso. A un certo punto dello scambio lui le dice: tu, a differenza di me, «ti presenti con le esigenze nuove». No, lo interrompe lei, sono mie esigenze e sono cose che le donne sanno ma vi hanno rinunciato molto spesso, «perché se non cedi spacchi la tua vita». E spiega: io non ho intenzione di cedere ma capisco perché una donna possa far- lo, «perché il bisogno di autonomia entra in un tale contrasto con il bisogno di amore, e il bisogno di amore è sentito così forte che pren- de il sopravvento». Segue, nella stessa pagina, come un lampo, la rivelazione del come sa amare una donna che non cede. Io, dice, ho accettato la tua con- traddizione di uomo integrandola nel nostro rapporto, tu invece pro- poni delle soluzioni preconfezionate che, in questo modo, negano il senso del nostro rapporto. Sa bene, lei, che ne va della sua vita e del- la condizione femminile, ma non soltanto. «Quello che proprio mi scandalizza e che mi fa sentire estranea e ferita da questo mondo…» e parla della priorità che si dà, in questo mondo, alla produzione di cose, «a scapito dell’autenticità dei rapporti». Lui tenta di capire, fa delle domande, ed è a questo punto che la risposta di lei fa pensare allo Spirito santo: «Io per rapporto intendo una coscienza della realtà che scorre tra le persone, e che per me è indispensabile a rimuovere i punti morti di una cultura che viaggia solo sulla coscienza maschile. Questo per immettere me nel mondo, perché non vedo altra possibilità di una vita vivibile». Poi aggiunge: anche l’uomo risente negativamente di «questa mancanza di una co- scienza femminile» e chiede al suo compagno come sia possibile an-
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