donne chiesa mondo - n. 62 - novembre 2017

DONNE CHIESA MONDO 14 DONNE CHIESA MONDO 15 alle diverse ondate immigratorie, affinché tutti prendano coscienza di appartenere a un’unica Chiesa. In questo spirito, la Fraternità orga- nizza grandi congressi panortodossi per far sì che le persone possano incontrarsi. È solo nel 1968, ormai pensionata, che Élisabeth Behr-Sigel può dedicarsi pienamente al suo campo preferito, che è la teologia. Tra- sferitasi nella regione parigina dopo la morte del marito, moltiplica articoli e conferenze, in ambiti sia ortodossi sia ecumenici. Nelle riu- nioni del Consiglio ecumenico delle Chiese, all’Institut supérieur d’études œcuméniques, di cui è vicepresidente per più di un decen- nio, ovunque contribuisce a far avanzare la riflessione teologica, per favorire l’incontro tra i cristiani delle diverse tradizioni. Allo stesso modo continua a collegare il piano intellettuale con l’attuazione quo- tidiana del messaggio evangelico, in seno alla sua parrocchia e nel suo ambiente, di concerto con gli ortodossi di diverse origini e i cri- stiani di altre confessioni. Élisabeth contribuisce anche a far conoscere le grandi figure della scuola teologica di Parigi, come padre Serge Bulgakov, Paul Evdokimov o ancora padre Lev Gillet, personaggi che ha frequentato in gioventù. S’impegna in particolare a far rivivere la memoria di ma- dre Marie Skobstov, religiosa russa fondatrice di un centro di acco- glienza per i più poveri a Parigi negli anni Trenta, morta gasata a Ravensbrük nel 1945 per aver salvato degli ebrei, e che nel 2003 è di- ventata santa Marie de Paris. Particolarmente sensibile al tema del ruolo dei laici nella Chiesa, e più specificatamente delle donne, Élisabeth Behr-Sigel s’interroga sul modo in cui ognuno può esercitare il suo carisma nella comunità. Accoglie anche la sfida d’interrogarsi sulla possibilità dell’ordinazio- ne delle donne nella Chiesa ortodossa. Élisabeth apre qui un nuovo campo di riflessione teologica, che permetterà di cambiare le mentali- tà in questo ambito e di recuperare il significato originale della no- zione di sacerdozio. La maggior parte delle sue opere pubblicate ver- terà su questo tema. È al tramonto di una vita piena, di ritorno da un ciclo di confe- renze in Gran Bretagna, che la teologa, all’età di 98 anni, si addor- menta per il suo riposo eterno. Lascia, oltre a una numerosa discen- denza dalle nazionalità diverse, a somiglianza della sua stessa diversi- tà, l’immagine di una donna innamorata della buona novella del Vangelo che non ha paura di affrontare le questioni teologiche attuali più delicate, come il dialogo ecumenico e l’ordinazione delle donne, per proporre risposte audaci, che rientrano comunque pienamente nella tradizione della Chiesa. urgente tra la Chiesa e la società contemporanea, urgenza che non viene però compresa dalle autorità ecclesiali del tempo. Sensibile, come Bukharev, al bisogno di attualizzare il messaggio del Vangelo affinché possa essere proclamato e compreso qui e ora, Élisabeth s’impegna in diverse iniziative volte a inculturare la fede ortodossa in Europa occidentale, introdotta dalle diverse ondate di immigrati. Nel 1958 partecipa alla rifondazione di «Contacts», princi- pale rivista di teologia e di spiritualità ortodossa in francese. Negli anni Settanta è anche tra i promotori della Fraternità ortodossa in Europa occidentale, organismo che si adopera per riavvicinare orto- dossi di ogni origine etnica al fine di ridurre i divari culturali legati bambina entro il primo anno di età: se la piccola sopravvive al feticidio viene abbandonata o gettata tra i rifiuti o nelle discariche. Alcune sono bruciate vive, altre avvelenate, altre invece vengono uccise applicando veleno sul seno della madre. E ancora sappiamo di bambine vendute, torturate e picchiate. Tutta questa malvagità è dovuta all’estremo desiderio del figlio maschio diffuso tra alcune fasce della nostra società». Le bambine che sopravvivono sono comunque penalizzate: prive di istruzione, soggette a lavoro minorile, matrimonio forzato, violenze e vessazioni di ogni tipo. «Per fermare il feticidio e l’infanticidio femminile, liberare le bambine vessate e promuovere i loro benefici generali, dobbiamo innanzitutto fermare i test di selezione sessuale. In secondo luogo, dobbiamo creare un ambiente in cui ogni bambino non ancora nato sia accolto senza alcun pregiudizio di genere. Terzo, dobbiamo ricordare che nessuna società può prosperare quando la metà della >> 19 >> 12

RkJQdWJsaXNoZXIy