donne chiesa mondo - n. 62 - novembre 2017

DONNE CHIESA MONDO 12 DONNE CHIESA MONDO 13 lungo tempo senza un pastore. Là si occupa del culto e del sostegno spirituale alle famiglie, divenendo così una delle prime donne a esse- re investita di un incarico pastorale. Consapevole della sua particola- re posizione confessionale, la giovane non amministra i sacramenti e si limita ai compiti di cui sa di essere investita — nel contesto di una grande penuria spirituale — dal sacerdozio regale conferitole dal bat- tesimo. Questa esperienza unica si conclude quando, nel 1932, si spo- sa con il chimico André Behr, un immigrato russo conosciuto a Stra- sburgo. Élisabeth si stabilisce con il marito a Nancy, dove rimarrà per oltre trentacinque anni. Lì si divide tra la cura della sua famiglia — ha tre figli — e l’insegnamento del tedesco, e poi della filosofia, che è la sua attività retribuita, e le sue ricerche teologiche. La teologa anima un piccolo circolo ecumenico formato da alcuni suoi vicini, che durante la seconda guerra mondiale diventa un focolaio di resistenza spiritua- le e sostiene le attività clandestine di ogni componente (i Behr na- scondono una bambina ebrea). Gli anni di guerra rappresentano per Élisabeth un tempo di vita intensa, come testimonia nei diari che ha tenuto durante quel periodo e che mostrano quanto la presenza di Cristo abbia costituito un sostegno reale nelle prove. Dopo la guerra, e parallelamente all’insegnamento, Élisabeth ini- zia una tesi di dottorato incentrata sulla figura del teologo russo del XIX secolo Aleksandx Bukharev. Questo monaco, tornato a vivere nel mondo dopo essersi opposto alla sua gerarchia, perora un dialogo Élisabeth Behr-Sigel La denuncia di suor Margaret Le denunce si susseguono ormai da anni, ma in India la strage di feti femminili e neonate continua a essere una realtà. Anzi: gli aborti selettivi e gli infanticidi delle bimbe crescono soprattutto nelle aree urbane, superando le barriere di casta, classe, comunità e anche il divario nord-sud. Basti pensare che l’Associazione Medica Indiana stima che ogni anno vengano abortiti cinque milioni di feti femmine. Una nuova accesa denuncia viene ora da suor Devadoss Joseph Margaret, medico e religiosa delle Figlie di Maria Ausiliatrice. «Il dato più allarmante — ha dichiarato — è che l’aborto selettivo prevale anche tra i ceti sociali più alti. Un’altra forma di omicidio femminile consiste nell’infanticidio intenzionale di una D AL MONDO >> 15 gliano alla realtà della fede in Cristo. La giovane decide allora di stu- diare teologia, ma non potendo iscriversi alla facoltà di teologia pro- testante di Strasburgo riservata agli uomini, intraprende un ciclo di studi filosofici. Nel 1927 fa parte del primo gruppo di donne ammes- se a sedere ai banchi dei corsi di teologia. Lì conosce alcune giovani russe ortodosse sfuggite alla rivoluzione bolscevica. Sotto la loro in- fluenza, scopre la teologia della Chiesa d’oriente e di pensatori orto- dossi come Chomjakov e il suo ideale di cattolicità. Grazie a un congresso della Fédé a Parigi, Élisabeth ha l’opportu- nità di partecipare a una celebrazione pasquale ortodossa all’istituto Saint-Serge. Ne rimane profondamente colpita. L’anno seguente, nel 1928, decide di proseguire gli studi di teologia a Parigi, per conoscere meglio quella Chiesa d’oriente che l’attrae così profondamente. Ha così l’opportunità di frequentare in modo regolare la prima parroc- chia ortodossa di lingua francese, il cui sacerdote è padre Lev Gillet, un ex monaco benedettino, passato attraverso l’uniatismo, che ha fat- to la scelta di unirsi alla Chiesa ortodossa. Di estrazione occidentale, padre Lev è la persona giusta per far scoprire alla giovane donna il versante orientale del cristianesimo. Seguendo il suo esempio, Élisabeth nel 1931 decide di entrare nella comunione della Chiesa ortodossa. Questa scelta di unirsi a una Chiesa in cui discerne il suo cammi- no personale verso Cristo non è tuttavia accompagnata da un rifiuto della sua confessione d’origine. Mentre continua, per tutta la vita, ad approfondire la tradizione ortodossa, la futura teologa si prefigge di rendere le ricchezze della Chiesa d’oriente accessibili a un pubblico occidentale. Lungi da ogni proselitismo, questo approccio ha come fine di contribuire a ristabilire il dialogo tra i due poli della cristiani- tà, le cui divisioni storiche sono spesso state il frutto di una mancan- za di comprensione reciproca dovuta a orizzonti culturali e linguistici diversi. La rettitudine morale, unita a un grande rigore intellettuale, permetterà a Élisabeth di portare avanti un dialogo esigente, alieno da ogni semplificazione o compromesso dottrinale, che non teme di andare al nocciolo delle questioni delicate per cercare di trovare vie di conciliazione. Nel 1931, poco dopo l’adesione alla Chiesa ortodossa, Élisabeth si reca a Berlino, per prepararvi il suo lavoro di ricerca universitaria de- dicato ai diversi tipi di santità russa. Lì assiste all’ascesa del nazismo e alla crescente inimicizia tra due popoli ai quali sente tuttavia di ap- partenere in egual misura. Di ritorno dalla Germania, nel 1932, Élisabeth non teme di rispon- dere all’appello di una piccola parrocchia protestante dei Vosgi, da

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