donne chiesa mondo - n. 61 - ottobre 2017
DONNE CHIESA MONDO 4 DONNE CHIESA MONDO 5 morta e con me sarebbero morti tutti i miei familiari. Solo allora ho scoperto che avrei dovuto sdebitarmi una volta arrivata in italia, ma nessuno ancora mi aveva detto a quanto ammontava il debito. L’uni- ca cosa che ricordo di quella notte è la paura, è che non volevo più partire ma non avevo il coraggio di dirlo a mia madre, perché sapevo che i soldi che avrei potuto guadagnare l’avrebbero aiutata a sfamare la famiglia». La notte dopo Blessing è partita, con un uomo e altre sei ragazzi- ne, l’uomo era il connection man : ruolo fondamentale nelle mafie e nella tratta di donne destinate alla prostituzione, è colui che ha il compito di scortare le ragazze fino in Libia, talvolta fino in Italia. B lessing ha 17 anni, è nata nel 2000 a Benin City, in Nigeria. Oggi, dopo aver attraversato troppi inferni per la sua giovane età, Blessing vive in un centro protetto in Italia centrale. Un centro per minori vit- time di tratta sessuale. Ha attraversato l’inferno del dolore, della fame, della paura della morte. L’inferno della violenza sessuale, della prostituzione. Oggi ha un letto dove dormire, in una stanza che divide con un’altra giovane — nigeriana anche lei, anche lei vittima di tratta — in un luogo sicuro, dove la incontriamo, un pomeriggio d’estate. Ha colorato i capelli di rosa, li ha raccolti in due lunghe trecce, ha lo sguardo basso, come se la vergogna indotta dalle violenze che ha subito non riuscisse ad abbandonarla. Quando ricorda i giorni degli abusi, le sue mani tremano a lungo. «Sono nata a Benin City — dice Blessing — e precisamente in un piccolo villaggio nelle campagne, ultima di otto figli. Quando sono nata mio padre era già invalido, mia madre poverissima e doveva prendersi cura di tutti, da sola. Io e altri tre miei fratelli e sorelle da bambini trascorrevamo le giornate in strada, vendevamo poche verdure del nostro orto, un po’ d’acqua, quando non avevamo niente da vendere chiedevamo l’elemosina. Io non sono mai andata a scuo- la, ho imparato a leggere e scrivere poche parole da quando sono in Italia». Nel 2015, quando Blessing aveva solo quindici anni, una donna, una vicina che spesso acquistava acqua e verdure da lei o dai suoi fratelli, visitò la madre della ragazza, consigliandole di trasferirsi in Europa. Sua madre non voleva, aveva sentito i racconti dei morti nel deserto, ma quella donna fu così convincente che la madre, alla fine, approvò il viaggio. «La donna disse che c’era molto lavoro, che avrei lavorato in un negozio di parrucchiera in Italia e che non avrei dovuto pagare nien- te per il viaggio, perché mi avrebbe affidato a un suo amico per far- mi proteggere, dalla Nigeria fino alla Libia, diceva che avrei dovuto seguire le sue indicazioni e tutto sarebbe andato bene». Il giorno prima della partenza la donna ha portato Blessing in una capanna in un villaggio vicino al suo, per incontrare un baba-loa , un uomo che avrebbe fatto un rito vudù, richiamando a suo dire le anti- che divinità, rito che avrebbe garantito la bontà del patto stretto con la ragazza. «Mi hanno staccato una ciocca di capelli, i peli pubici, mi hanno fatto un taglio su un dito per avere il mio sangue — racconta Bles- sing — e poi mi hanno detto che se non avessi rispettato il patto sarei Blessing ha colorato i capelli di rosa e li ha raccolti in due lunghe trecce Ha lo sguardo basso come se la vergogna per le violenze subite non riuscisse ad abbandonarla
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