donne chiesa mondo - n. 61 - ottobre 2017

DONNE CHIESA MONDO 2 DONNE CHIESA MONDO 3 T ESTIMONIANZE Le ultime del mondo: Blessing e Fatima DONNE CHIESA MONDO Mensiledell’OsservatoreRomano direttoda L UCETTA S CARAFFIA In redazione G IULIA G ALEOTTI S ILVINA P ÉREZ Comitatodi redazione C ATHERINE A UBIN M ARIELLA B ALDUZZI E LENA B UIA R UTT A NNA F OA R ITA M BOSHU K ONGO M ARGHERITA P ELAJA Progettografico P IERO D I D OMENICANTONIO www.osservatoreromano.va dcm@ossrom.va perabbonamenti: donnechiesamondo@ossrom.va Per fermare i torturatori Sta finalmente emergendo all’attenzione e alla coscienza del mondo il fenomeno dello stupro continuato e sistematico a cui sono sottopo- sti donne e bambini migranti, sia nel lungo e pericoloso attraversa- mento dell’Africa che nei campi dove aspettano di partire, nel corso dei terribili viaggi sui barconi, e perfino talvolta sul suolo che do- vrebbe riservare loro accoglienza e protezione, dove queste donne re- se schiave sono obbligate a prostituirsi. Ma l’attenzione è tuttora troppo debole, non si prendono provvedimenti né giuridici né medici per farvi fronte. Soprattutto, di fronte a un fenomeno di tale gravità e portata, si sente la necessità di strumenti giuridici che tengano con- to della sua natura non occasionale ma strutturale, e consentano quindi di fermarlo e punirlo su scala più vasta possibile. Numerosi sono i riferimenti di documenti giuridici internazionali recenti alle analogie, in queste situazioni, fra stupro e tortura, fra stupro e delitti contro l’umanità. Sono spunti che meritano di essere ripresi e appro- fonditi. Equiparare giuridicamente lo stupro sistematico attuato su donne (e bambini) migranti alla tortura consentirebbe infatti di af- frontare il problema a livello internazionale, e non solo nazionale, con possibilità di intervento assai maggiori, e quindi di prevedere protocolli di riabilitazione ad hoc. E soprattutto, in sostanza, di co- gliere la natura delittuosa dello stupro, troppo spesso visto come un atto di cui la vittima e non il carnefice si deve vergognare, e quindi sottovalutato e neppure denunciato. Abbiamo chiesto in questo numero il parere di due avvocati, e di un medico legale e criminologo clinico, Maria Stella D’Andrea, esperta nell’assistenza medica alle donne vittime di queste terribili violenze. Vi abbiamo accostato le testimonianze lucide e coraggiose di due donne africane, ambedue vittime delle violenze sessuali che si trovano ora in una struttura protetta. Ma la pietà e l’empatia non so- no sufficienti. Bisogna fermare i torturatori, e trovare gli strumenti giuridici per farlo nel modo più rapido ed efficace costituisce il pri- mo passo. ( anna foa ) L’ EDITORIALE Blessing e Fatima sono due donne speciali. Blessing e Fatima sono due donne come tante. Sfuggono alla vista dei più, sono due donne tra le ultime del mondo. Fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla povertà. E per cerca- re un po’ di pace vanno incontro alla violenza, agli abusi, alle ferite insana- bili. Blessing e Fatima sono due fanta- smi per noi, occidentali. Sono numeri, numeri sui migranti in arrivo, numeri sui migranti bloccati ai confini del Ni- ger, della Nigeria, del Sudan, della Libia. Numeri di donne costrette a prostituirsi, ad abbandonare i propri figli per cercare di dare loro un futuro migliore, lavorando lontano da casa. Blessing e Fatima sono numeri. Eppure queste donne hanno in sé tutta la forza del mondo. La forza di essere figlie, madri, mogli. Donne. Donne che hanno il coraggio di af- frontare e superare le violenze più atroci per raggiungere una vita digni- tosa, migliore. Blessing e Fatima oggi vivono in due centri protetti, stanno cercando di superare i traumi della violenza, della perdita, stanno cercando di superare il dolore. Incontrare gli occhi di que- ste giovani donne mi ha ricordato, an- cora una volta, quanto sia importante raccontare le loro vite, le loro storie, attraverso le loro parole, gli sguardi. Per dare ai numeri la possibilità di di- ventare vita. Per dare ai numeri la di- gnità. Perché troppo spesso, e sempre più spesso, le violenze per queste donne iniziano nei paesi di origine, ma con- tinuano a consumarsi anche qui, nell’Europa che le respinge. Sui mar- ciapiedi dove vengono costrette a pro- stituirsi, oggetti del desiderio di clien- ti europei. Non meno colpevoli degli schiavisti di casa loro. interviste di F RANCESCA M ANNOCCHI

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