donne chiesa mondo - n. 61 - ottobre 2017
DONNE CHIESA MONDO 30 DONNE CHIESA MONDO 31 I n punta di piedi e a piccoli passi: in questi anni Maria di Magdala ha recuperato un po’ di terreno anche nella Chiesa d’occidente. È stato Giovanni Paolo II che, nell’omelia di una domenica di Pasqua, ha gridato al mondo che è stata lei la prima testimone del risorto. E, finalmente, se ne è fatta eco la stampa, è diventata no- tizia, sembrava la scoperta del secolo. In pochi si sono posti la domanda del perché ci sono voluti secoli e se- coli perché quanto narrato nel vangelo di Giovanni da quasi duemila anni venisse recepito per come era stato scritto. Ma non importa, la breccia ormai era stata aperta. Papa Francesco ha poi decretato che la celebrazione di Maria di Magdala fosse elevata da memoria obbli- gatoria a festa liturgica e, da due anni, nella messa del 22 luglio vie- ne utilizzato il proprio degli apostoli. Testimone, apostola. Sembrano finalmente archiviate tutte quelle istantanee che l’imponente produ- zione iconografica occidentale, oltre a tanta letteratura e recentemen- te anche tanta cinematografia, ha contribuito a fissare nell’immagina- rio di generazioni di cristiani facendoli fantasticare sulla sua sensuali- tà di prostituta, di amante, di moglie. Dopo tante leggende, Maria è stata finalmente restituita alla so- brietà delle narrazioni evangeliche. Da tempo, in realtà, studiose e studiosi avevano provato a farlo, ma ci voleva l’autorevolezza di due Pontefici per cominciare a purificare la memoria della Chiesa latina. Non così per le Chiese d’oriente che, da sempre, nella terza domeni- ca dopo Pasqua, celebrano la festa delle mirofore, cioè di quel picco- lo gruppo di donne con a capo Maria di Magdala che, portando la mirra per ungere il corpo del maestro morto, vanno al sepolcro e, per prime, ricevono l’annuncio della risurrezione. Per la Chiesa d’occi- dente era invece necessario superare un equivoco che per millecin- quecento anni ha segnato profondamente la storia della spiritualità, soprattutto delle donne. Un equivoco che viene da molto lontano, dal successo di un’omelia di san Gregorio Magno nella quale, di tre donne evangeliche, si fa un’unica “Maria”. Per il grande Papa, la peccatrice anonima del vangelo di Luca che lava i piedi a Gesù con le sue lacrime (7, 36-50), Maria di Betania che, secondo Giovanni, unge profeticamente il capo del maestro nella notte del tradimento ( Giovanni 12, 1-8) e quella Maria di cui il maestro rifiuta l’abbraccio la mattina di Pasqua ( Giovanni 20, 11-18) coincidono e creano così il prototipo della donna alla sequela di Cristo, la prostituta penitente, la figlia di Eva finalmente riscattata dal peccato che ogni donna, per il fatto solo di essere tale, immette nel mondo e nella storia. Il bino- mio Eva-Maddalena ha, d’altro canto, radici antichissime perché è presente già in antichi scrittori cristiani come Ippolito, in Padri di Giovanni Girolamo Savoldo «Maria Maddalena» (particolare, 1535-1540)
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