donne chiesa mondo - n. 61 - ottobre 2017
DONNE CHIESA MONDO 26 DONNE CHIESA MONDO 27 L A SANTA DEL MESE «Bella», commentò la cameriera sgomberando il tavolo. L’uomo seduto si girò verso la motocicletta parcheggiata alle sue spalle. «Ah, certo», convenne. «È una superbike, vero?». «Una Bmw S 1000 RR . Lei se ne intende, di moto?». «Abbastanza», fece la ragazza gettandole un’altra occhiata. Posò le stoviglie e spiegò: «Mio fratello ne aveva una simile, ma più pic- cola». «Questa è una quattro cilindri in linea da 999 centimetri cubi». Non poté fare a meno di ag- giungere: «... con gli estrattori d’aria a branchia di squalo. Fa anche i 270, in rettilineo». «Un bel correre», riconobbe la ragazza, «lei ci è arrivato?». «Ai 270? Certo, ma adesso la prendo più co- moda». «Però è stato pilota, da giovane?». «Vero, e ho corso il Tourist Trophy fin dopo i cinquanta, se le interessa saperlo». Lei non parve colpita. «Tutti i motociclisti che vengono all’Isola di Man ci provano, non conta l’età. Come si è classificato?». Orora «Oh, be’, dal modo in cui continua a man- giarsela con gli occhi». Era vero, non poteva fare a meno di gettare uno sguardo, di tanto in tanto, alla scocca gialla con gli estrattori d’aria a branca di squalo lucci- canti. «Ci tengo infatti», ammise dopo un po’. «Perché è la mia ultima moto, dopo questa non ne avrò altre». «Allora potrebbe essere sua moglie», lo stuz- zicò la ragazza. Ma poi osservò: «quest’anno, a giugno, ne sono rimasti stesi due sul circuito. Stesi, capisce...». «Già», annuì lui e poi recitò, «venite, signo- ri, al Tourist Trophy dell’Isola di Man, la gara più pericolosa del mondo». «Lei lo sa che cosa vuol dire, restare stesi sul- lo Snaefell Mountain?». C’era un’intonazione precisa nella sua domanda. Lui ritagliò attentamente una fetta di Loa- ghtan, ma non la portò alla bocca. «Sì», disse alla fine. «È stato otto anni fa, sul Gooseneck». «E ha avuto paura?». «Non c’è stato il tempo. Credo che non ci sia mai il tempo di capirlo, quando succede. La moto... questa qui... è partita da sola, mi è sgu- sciata da sotto come un cavallo imbizzarrito». Incontrò lo sguardo di lei, prima di aggiungere: «Sul Gooseneck si toccano i 240, a volte. E io c’ero vicino, sicuramente». «Il Gooseneck», cercò di mettere a fuoco la ragazza, «mi sembra che da quella parte non ci siano muretti». «Uno c’era, e la moto ci finì contro, con me dietro. Andò a sbattere in un decimo di secondo, con tutto il peso, poi rimbalzò e mi venne addosso. Ero già steso... Però la moto mi è passata sopra, ho sentito i pedali accarezzarmi i capelli. E ho continuato a strisciare sull’asfalto fino a un centimetro dal muretto, senza farmi un graffio. Mentre mi tastavo per controllare se «Due volte fra i primi tre. Ho un bel po’ di cose da ricordare», borbottò fra sé sogghi- gnando. «Be’, ricorderà anche il nostro agnello Loa- ghtan, se ha voglia di provarlo. Qui è il piatto migliore. Lo serviamo con le focaccine Bonnag, sempre che le piacciano le cose dolci». Quando ritornò, la ragazza portava sul vas- soio anche un boccale schiumoso di birra rossa. «Non ha freddo, qui fuori?», chiese dopo averlo servito. «Ottobre è un mese umido, da queste parti». «Ma oggi il sole scalda», ribatté lui. Però non attaccò subito il Loaghtan, notando l’inte- resse di lei per la moto. Anche nel sole incerto, il metallo mandava bagliori intensi. «Come mai è qui adesso?», indagò di punto in bianco la ragazza, «il Tourist Trophy si corre a giugno. Nessuno viene a provare lo Snaefell Mountain in ottobre. È un circuito troppo peri- coloso con la nebbia e l’asfalto bagnato». «E chi ha detto che voglio provare il circuito?», ribatté lui, saggiando una focaccina Bonnag. «Si vede lontano un miglio che lei non ha chiuso con le moto», sentenziò la ragazza. «Ah sì, e da che cosa si vede?». di D ARIO F ERTILIO
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