donne chiesa mondo - n. 61 - ottobre 2017
DONNE CHIESA MONDO 24 DONNE CHIESA MONDO 25 vrà cioè intervenire anche sul sistema di accoglienza. Fondamentale sarà innanzitutto l’adeguata preparazione degli operatori coinvolti nelle fasi immediatamente successive all’arrivo nel paese di destina- zione. Come riporta un articolo di Open Migration, infatti, spesso le vittime di violenze sessuali non vengono riconosciute come tali. Ciò accade ad esempio per l’inadeguata preparazione rispetto a questi casi degli operatori e di chi compone le commissioni territoria- li competenti a esaminare le richieste d’asilo. Le interviste dovrebbe- ro essere cioè svolte con tutte le precauzioni e le accortezze che que- sto tipo di traumi richiedono. Si consideri poi che le stesse vittime sono in molti casi restie a raccontare quanto accaduto, per vergogna o per paura di perdere il lavoro loro promesso prima della partenza. Addirittura, da alcune inchieste è emerso come molte donne vittime di tratta prima di partire subiscano rituali vudù che le legherebbero ai loro aguzzini, da cui deriverebbero maledizioni per le loro famiglie nel caso non si comportassero come richiesto. A volte, però, il pro- blema è procedurale e il migrante non arriva neppure a richiedere asilo a causa della procedura di pre-identificazione che si effettua im- mediatamente dopo lo sbarco. Questa fase è spesso svolta con tale fretta che gli intervistati, magari ancora sotto shock, facilmente sba- gliano risposta, finendo così nella lista delle espulsioni. Se questo è stato il percorso dei tribunali internazionali e sovrana- zionali, va rilevato come una maggior attenzione alla tematica delle violenze di genere abbia interessato anche il diritto convenzionale. Per citare un caso emblematico, a ciò è dedicata la Convenzione di Istanbul, siglata in seno al Consiglio d’Europa e sottoscritta dall’Ita- lia nel 2012. Concretamente, lo strumento cerca di introdurre uno standard di tutela minimo, definendo le diverse tipologie di condotte lesive e introducendo degli obblighi per gli stati di criminalizzarle nei propri ordinamenti interni. Strumenti di questo tipo però, essen- do di natura pattizia e rimettendo di fatto alla discrezionalità dei sin- La punizione di chi si macchia del crimine non deve far trascurare il destino di chi queste violenze subisce Si dovrà cioè intervenire anche sul sistema di accoglienza L’intero sistema d’accoglienza, quindi, dovrebbe essere riportato il più possibile nell’alveo di una legalità efficiente e umanitaria, evitan- do soluzioni semplici e inefficaci come il respingimento automatico delle vittime nelle mani delle stesse persone da cui sono scappate, fa- cendole ritrovare così in una terra di nessuno lontane dal loro paese d’origine. Creare canali d’accesso legali, quindi, invece che lasciare il fenomeno nelle mani della criminalità. Ciò però deve andare di pari passo con l’azione culturale di promuovere idonee misure contro xe- nofobia, discriminazione ed emarginazione dei migranti e rifugiati, nei paesi di transito e in quelli di destinazione. goli stati membri le modalità con cui punire le violazioni, si risolvo- no in meri impegni. Dovendo trarre qualche conclusione da quanto detto finora, va da- to atto di un lento ma inesorabile aumento di attenzione rispetto alla tematica delle violenze di genere da parte dell’ordinamento interna- zionale. L’auspicio è che questa tendenza continui, così da rendere più facile l’introduzione e l’applicazione di strumenti giuridici neces- sari alla punizione di questi crimini anche in contesti giuridicamente frastagliati, per il numero di attori e territori coinvolti, come quelli migratori. È infatti davvero intollerabile il silenzio della comunità in- ternazionale, seppur sollecitata da più parti (inchieste giornalistiche, rapporti dettagliati di organizzazioni umanitarie, denunce delle vitti- me). Ricordando Martin Luther King, spaventa non solo la cattiveria dei malvagi ma il silenzio degli onesti. Se ciò riguarda la punizione di chi si macchia del crimine, però, non deve trascurarsi il destino di chi queste violenze subisce. Si do-
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