donne chiesa mondo - n. 61 - ottobre 2017

DONNE CHIESA MONDO 20 DONNE CHIESA MONDO 21 Preso atto della gravità dei fatti, un primo problema è l’impunità di tali crimini. Visto il numero di paesi interessati e la necessità di prestare tutela anche sovranazionale alle vittime, il primo riferimento è quello del diritto internazionale. La strada non può essere che quella di (ri)affermare per la violen- za contro le donne una “giurisdizione universale”, principio valido per gravi crimini contro l’umanità, che consente a qualsiasi stato di punirne il responsabile a prescindere da dove sia stato commesso l’at- to e da che nazionalità hanno reo e vittima, derogando così al tradi- zionale principio di territorialità. Nonostante la gravità di questo tipo di crimini, rivolti non solo contro un bene fondamentale come la libertà sessuale, ma capaci di colpire la stessa dignità umana, e nonostante sia evidente come, in contesti di forte instabilità sociopolitica, le donne siano sempre state soggetti particolarmente vulnerabili, il percorso che ha portato all’introduzione di strumenti giuridici di tutela è stato tutt’altro che rapido. Si pensi infatti a come nei processi che seguirono il secondo con- flitto mondiale non fu fatta menzione rilevante alle violenze sessuali commesse durante la guerra. Anche nelle quattro Convenzioni di Per la violenza contro le donne va riaffermata una giurisdizione universale come per i crimini contro l’umanità Che consente a qualsiasi stato di punire il responsabile a prescindere da dove sia stato commesso l’atto tech e a basso impatto economico: giacché le donne dichiaravano di continuare a preferire il parto in casa perché nelle strutture erano costrette a partorire distese, il Cuamm ha prodotto un cuscino su cui si può partorire nella posizione tradizionale. Che è poi quella, dice la scienza, che aiuta meglio la discesa del nascituro. In mostra il grido delle lacrime silenziose Ha raccolto le testimonianze di 25 donne provenienti da 20 paesi la fotografa australiana Belinda Mason: il risultato di questi racconti di maltrattamenti, botte, mutilazioni genitali, abusi sessuali, violenze, abbandono e sterilizzazioni forzate è confluito nella mostra multimediale Silent tears . Promossa dall’Australian Council for the Arts, l’esposizione (che dopo l’Australia ha fatto tappa a Ginevra, Berlino e Venezia) racconta le donne disabili vittime di violenza e le donne divenute disabili a causa delle violenze subite tra le Ginevra del 1949, che hanno introdotto un corpo di norme minime da rispettare in caso di conflitto armato, il cosiddetto «diritto umani- tario», i riferimenti espliciti a questo tipo di crimini sono pressoché inesistenti. È stato solo a seguito dei numerosi abusi denunciati durante il conflitto nell’ex Jugoslavia che lo stupro giunge all’attenzione delle autorità internazionali, che hanno previsto l’inserimento di questo reato nello statuto del Tribunale penale internazionale per la ex Ju- goslavia ( ICTY , 1993) definendolo crimine contro l’umanità accanto a tortura e sterminio. >> 15 >> 23

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