donne chiesa mondo - n. 61 - ottobre 2017
DONNE CHIESA MONDO 16 DONNE CHIESA MONDO 17 Ecco quindi che l’incontro con le vittime di tortura, nel mio am- bulatorio, assume i colori di una nuova sfida: traslando il meraviglio- so insegnamento di Lévinas diventa imperativo restituire loro un vol- to e uno sguardo per umanizzare ciò che “perversi aguzzini” hanno invece disumanizzato. All’inizio la maggior parte di loro arriva in un forte stato di choc, sono spaventate, hanno paura e non sanno se si possono fidare di noi. Sono silenziose, chiuse, oppositive, difficil- mente disposte a condividere le loro storie, soprattutto se sono state vittime di stupro. Poi, lentamente, molto lentamente, iniziano a rivelare vissuti dolo- rosi in cui ritroviamo, variabilmente, privazione di cibo e acqua, con- dizioni di prigionia disumane, gravi percosse con corpi contundenti di ogni genere, percosse sulla pianta dei piedi o sul palmo delle ma- ni, torture per sospensione o per posture stressanti, ustioni provocate con liquidi bollenti, acidi o strumenti arroventati di ogni genere, sca- riche elettriche, avulsione di unghie o denti, tentativi di soffocamento o di annegamento, stupri e ogni altra forma di aggressione perversa a sfondo sessuale. Raccontano di aver visto persone della stessa etnia o della propria famiglia torturate o uccise, rivivono l’orrore della pro- pria impotenza di fronte alle grida di dolore e di aiuto, e incarnano il senso di colpa per essere sopravvissute a tutto ciò. Hanno vissuto violenze fisiche e sessuali così traumatizzanti che, spesso, sviluppano un Disturbo Post Traumatico da Stress ( PTSD : Post-Traumatic Stress Disorder) semplice o complesso, disturbi de- pressivi, somatizzazioni legate al trauma, disturbi d’ansia e del sonno che vanno ad aggravare un quadro già di per sé complesso. Non da ultimo sono vittime di ciò che noi tecnici chiamiamo i fenomeni di “ritraumatizzazione secondaria”. Per le donne migranti, vittime di tortura, subire ritraumatizzazioni moltiplica in modo esponenziale l’effetto psicopatologico del trauma, aggravando i sintomi o facendone insorgere di nuovi sino a peggio- rarne il decorso clinico (solo in apparenza tutto ciò è scollegato dall’evento traumatico originario). Se la tortura o gli stupri, eventi traumatici originari, devono avere caratteristiche di estrema gravità, gli eventi ritraumatizzanti possono anche essere di portata minimale eppure sono capaci di innescare una reazione post-traumatica di enti- tà smisurata. L’incontro con personale in divisa (sanitaria o militare), essere collocati in stanze chiuse, il suono delle sirene, toni di voce al- terati, odori particolarmente pungenti e mille altre situazioni di un banale quotidiano possono essere vissuti dalle donne torturate come una miriade di esperienze ritraumatizzanti. Ecco allora che visitare una donna vittima di tortura vuol dire, prima di tutto, dar vita con
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