donne chiesa mondo - n. 60 - settembre 2017
DONNE CHIESA MONDO 6 DONNE CHIESA MONDO 7 sarebbe stato un vero e proprio “incontro” con l’autrice. Avevo sem- plicemente voglia di vivere l’intimità spirituale con una donna. Senti- vo che, in quanto donne, le nostre preoccupazioni e i nostri modi di vivere, come pure i nostri modi di metterci in relazione, sarebbero stati affini. Mi ero resa conto che la maggior parte dei libri di teolo- gia che leggevo era stata scritta da uomini. Certo, il pensie- ro teologico maschile è potente e straordinario, ma mi sembrava che a volte mancasse un ancoraggio nella car- ne e nell’incarnazione. Mi ricordo di un corso di filo- sofia su Heidegger che affrontava la questione dell’“essere per la morte” e, mentre lo seguivo, mi sono chiesta: che ne è della nascita? Del “sì alla vita” in questo sistema filosofico? Il professore, al quale avevo confidato il mio interrogativo, mi aveva risposto che in effetti probabilmente era un punto cieco. Quella è stata per lei l’occasione per pensare un discernimento “al femminile”? No, non ho pensato a un discernimento al femminile; ho vissuto un discernimento al femminile. Vale a dire che il mio modo di fare le scelte si è espresso in una vita che è una vita di donna. Ho conosciu- to per esempio la lacerazione che vivono spesso le donne (e raramen- te gli uomini): la difficoltà a conciliare vita professionale e vita fami- liare. Non penso che ci sia un “discernimento al femminile”, ci sono solo donne o uomini, singoli esseri, che discernono. In effetti il di- scernimento riguarda ogni persona, uomo o donna, che vuole seguire i passi di Cristo. Il mio discernimento è diverso da quello di mio ma- rito, non perché lui è un uomo, ma perché non è me! Il discernimen- to non è nient’altro che uno strumento o un mezzo al servizio della persona nel suo rapporto con il Signore. Uno strumento non è ses- suato e non ha di per sé un fine. Lo scopo è la fedeltà al Signore. Il discernimento non fa che mettersi modestamente al servizio di tutto ciò. Vorrei anche aggiungere che per fortuna il discernimento non è proprio della spiritualità ignaziana, ma di ogni donna o uomo di buona volontà. A essere più propriamente ignaziano è forse il modo in cui le cose sono state formulate e formalizzate da sant’Ignazio... per il bene di tutti. Com’è arrivata a «Christus»? Stavo finendo la mia tesi quando il caporedattore di «Christus» si è messo alla ricerca di una vice. Aveva capito, lui che era un uomo e un religioso, che sarebbe stato bello formare una squadra con una donna per di più laica! Infatti la nostra collaborazione è molto posi- Autografo di sant’Ignazio di Loyola Marie-Caroline Bustarret è vice caporedattore di «Christus», rivista trimestrale dei gesuiti francesi che ha come sottotitolo «Vivere l’esperienza spirituale oggi». Il numero di luglio è stato dedicato alla spiritualità femminile, con saggi profondi e innovativi, opera di studiose di indiscusso valore: Veronique Margron, Agatha Zielinski, Anne Lecu, Dolores Alexandre, Patrick Goujon, Nathalie Sarthou-Lajus e Anne-Marie Pelletier. Fra un testo e l’altro, frammenti bellissimi di Caterina da Siena, Hadewijich d’Anversa, Simone Weil, Marie Noël. La domanda che si pone la redazione è se esiste una specifica spiritualità femminile o piuttosto non si tratti di un bene comune condiviso anche dalle donne. Le risposte sono differenti, ma tutte contengono proposte attive di riscoperta e apertura all’insegnamento spirituale femminile che, scrive Pelletier, «mette l’ascolto davanti alla parola». Denunciando l’autoreferenzialità di una cultura che si interessa alle donne solo per parlare al loro posto, condannandosi così alla sterilità. Marie-Caroline Bustarret Il numero di luglio della rivista «Christus» e un ritratto di Marie- Caroline Bustarret
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