donne chiesa mondo - n. 60 - settembre 2017

DONNE CHIESA MONDO 24 DONNE CHIESA MONDO 25 dell’«anima giusta», uno stato di natura integrata, principio e fine ul- timo di ogni creatura umana. Una santità della vita ordinaria, che Mary Ward invocava per il proprio istituto e per tutti, riassunta mi- rabilmente in una delle sue preghiere: O genitore dei genitori, amico di tutti gli amici, senza che io te lo chiedessi mi hai preso sotto le tue ali, a piccoli passi mi hai distolto da tutto ciò che non sei tu perché te potessi vedere, te amare. (...) O felice libertà nuova, inizio di tutto il mio bene. Discernere significa non solo essere attenti alle grazie che si ricevo- no nella vita di tutti i giorni e interpretarle, ma soprattutto esser ca- paci di distinguere i moti che provengono dallo spirito buono da quelli di segno opposto. Mary, che aveva familiarità con le regole ignaziane del discernimento degli spiriti, e con la meditazione dei «due stendardi» ben lo sapeva. «Ciò che mi disturba interiormente e genera turbamento non viene da Dio» commentò, «perché lo spirito di Dio porta sempre con sé senso di libertà e di gran pace». Quan- do, nel 1611, udì le parole «prendi lo stesso della Compagnia», ne ca- pì l’origine divina perché quelle parole le dettero, scrisse, «tale con- forto e forza, le trasformarono l’anima al punto che non poté dubita- re che venissero da colui le cui parole sono opere». Quando riceveva conferma, anche sotto la guida dei suoi direttori spirituali, della bontà dei momenti di illuminazione interiore, non aveva timore ad abbandonarsi fiduciosa alla volontà di Dio, pronta anche a ciò che le era sconosciuto, pronta anche, in conformità con Gesù, ad abbracciare la croce del male e i limiti del mondo. «Il mio cuore è pronto, o Dio! Il mio cuore è pronto! Mettimi dove vuoi tu». E ancora: «Né vita né morte, mio Dio, ma che la tua santa volontà sia fatta in me. Fai quello che ritieni meglio; solo questo chiedo, fai che non ti offenda più e che non ometta di fare la tua volontà». La sua difesa del ruolo delle donne altro non fu che corollario del- la sua profonda spiritualità imperniata sulla pratica del discernimento in nome di una veritas Domini vissuta, la verità di Dio che non è de- terminata da concetti di differenze di genere o categorie imposte dal- la società o dalla tradizione. Quando Thomas Sackville disse di lei e delle sue compagne «va bene quando sono agli inizi del loro fervore, A pagina 23 particolari tratti dalla «Vita dipinta di Mary Ward» ma il fervore passerà e quando tutto finisce non sono che donne», Mary, rivolta alle sue compagne, disse: «Cosa pensate di que- st’espressione, “non sono che donne”? Come se fossimo in tutto infe- riori a qualche altra creatura che si presume siano gli uomini (...) non c’è una tal differenza tra uomini e donne che le donne non pos- sano fare grandi cose e spero con tutto il cuore che si vedrà che le donne in futuro faranno molto». In un’altra occasione sentì un padre dire che non avrebbe voluto essere donna per nessuna cosa al mon- do, perché una donna non sapeva contemplare Dio. «Io non ho ri- sposto — racconta Mary — ho soltanto sorriso anche se avrei potuto rispondere perché avevo avuto esattamente esperienza del contrario. Avrei potuto aver compassione della sua mancanza di giudizio, ma no, il giudizio lo ha, quello che gli manca è l’esperienza». Mary Ward invita anche noi oggi al discernimento, perché, come lei, lo si pratichi per la nostra salvezza, mettendolo poi a servizio delle anime. Lo aveva capito a suo tempo John Wilson che, cosa non nota, dedicò il libro di meditazioni di Vincenzo Bruno (1614) a Mary Ward e alle sue compagne le quali — scrisse — stava- no lavorando «per il bene spirituale degli altri» e soprat- tutto dei poveri, e aggiungerei, di qualunque pover- tà si trattasse: povertà intellettuale, povertà di spi- rito, povertà del cuore. Le seguaci di Mary Ward furono riconosciute come congregazione solo nel 1703. Per l’appro- vazione definitiva del loro Istituto della Beata Vergine Maria da parte della Santa Sede si do- vette attendere il 1877, concessione fatta a con- dizione che non comparisse il nome di Mary Ward. Dopo qualche decennio, però, il clima mutò. Nel 1909 Ward fu ufficialmente ricono- sciuta quale fondatrice e nel 1921 il cardinale Bourne ebbe parole di ammirazione per questa «pioniera» dell’istru- zione femminile, approvandone la «lungimiranza sovrannaturale» e la «perseveranza eroica». Al congresso mondiale dell’apostolato dei laici nel 1951 Pio XII la definì «donna incomparabile» e nel 1985 sia il cardinale Ratzinger che Giovanni Paolo II ne lodarono l’obbedienza. I tempi erano maturi. Nel 2003 la congregazione adottò le costituzio- ni ignaziane e assunse, fatta eccezione per il ramo di Loreto, il nome di Congregatio Iesu . A distanza di quattrocento anni le parole «prendi lo stesso della Compagnia» si erano concretizzate. Nel 2009 è stato infine attribuito a Mary Ward il titolo di venerabile per la pratica eroica delle virtù da lei esercitata in vita.

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