donne chiesa mondo - n. 60 - settembre 2017

DONNE CHIESA MONDO 18 DONNE CHIESA MONDO 19 zione con cui Dio alza il velo su di lui e ci permette di discernere nella sua carne fragile e mortale il Figlio di Dio, la Parola eterna di Dio. I nostri occhi, infatti, potrebbero restare velati, sui nostri cuori potrebbe permanere un velo, anche se ascoltiamo la parola di Dio contenuta nelle Scritture (cfr. 2 Corinzi 3, 12-17), e Gesù potrebbe es- sere per noi quel segno di contraddizione posto per la caduta e la ri- surrezione delle moltitudini (cfr. Luca 2, 34). A questa operazione di discernimento di Gesù quale Figlio di Dio sono abilitati in particola- re i piccoli, gli ultimi, come Gesù stesso ha esclamato con gioia e stupore: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intellettuali e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così a te è piaciuto!» ( Matteo 11, 25-26; Luca 10, 21). Se queste sono le basi teologiche e rivelative del discernimento, come esercitare concretamente tale arte? Se infatti il discernimento spirituale è un dono dello Spirito che opera in noi, ogni persona ha però in sé delle facoltà umane che devono collaborare con esso. Lo Spirito santo agisce attraverso le nostre qualità intellettuali, perciò queste vanno riconosciute con docilità e messe in atto, affinché il cre- dente sia abilitato alla ricezione di tale dono. Per questo è innanzitutto necessario esercitarsi a vedere, ascoltare e pensare. Attenzione e vigilanza sono le virtù che ci permettono di entrare in un rapporto di conoscenza con la realtà, gli eventi, le per- sone. Saper vedere, ascoltare e pensare sono un’unica operazione, fondamentale per la nostra qualità umana e la nostra maturità. Tutto ciò si situa a un livello di attività psicologica; ma nel credente, alla luce della fede e sotto l’egemonia del pensiero di Cristo, questa ope- razione è più che psicologica: c’è sinergia tra lo Spirito santo e le fa- coltà umane. Quando entriamo in relazione con le diverse realtà, noi facciamo esperienza di esse, iniziamo un processo di conoscenza e con la nostra intelligenza leggiamo, interpretiamo, riconosciamo il lo- ro significato. Ma per un credente questa attività umana va necessariamente svol- ta all’interno di una chiara consapevolezza: l’egemonia, il primato della parola di Dio. «Luce ai miei passi è la tua Parola» ( Salmi 119, 105) prega il salmista, luce alla mia intelligenza, al mio pensare e me- ditare. Il primato e la centralità della parola di Dio nella vita del cre- dente sono oggi una certezza condivisa da tutti i discepoli di Gesù. Se attraverso la Parola è avvenuta la creazione (cfr. Genesi 1; Giovanni 1, 1-3), se attraverso di essa Dio si è rivelato fino a essere tra di noi Parola fatta carne in Gesù Cristo (cfr. Giovanni 1, 14), allora è la Pa- rola stessa, compagna inseparabile dello Spirito (cfr. Basilio di Cesa- rea, Lo Spirito santo 16), che deve presiedere anche al discernimento. in quest’arte essenziale alla vita cristiana nello Spirito? Possiamo de- lineare alcuni criteri che guidino il discernimento spirituale? Innanzitutto, il discernimento è un dono dello Spirito di Dio che si unisce al nostro spirito, e come tale va desiderato e invocato dal cristiano. È lo Spirito santo che svolge un ruolo decisivo in tutto il processo del discernimento, e chi vuole intraprendere tale cammino deve predisporre tutto in sé affinché lo Spirito possa agire con la sua forza. Per ogni cristiano l’epiclesi, o invocazione dello Spirito, è il preambolo a ogni preghiera e azione, nella consapevolezza che la do- manda dello Spirito è sempre esaudita da Dio, come Gesù ci ha assi- curato: «Se voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri fi- gli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono!» ( Luca 11, 13). Certamente la capacità di discernimento, di scelta, è in dotazione a ogni persona venuta al mondo: è il discernimento umano che proce- de dalla ragione e dall’intelletto. Ma il discernimento spirituale, che non viene da «carne e sangue» (cfr. Giovanni 1, 13), è un’operazione che ha come protagonista lo Spirito. Nel battesimo il cristiano riceve il dono dello Spirito santo, e questa ricezione consapevole gli per- mette di conoscere ciò che viene da Dio, che umanamente può sem- brare follia o essere scandalo, ma che alla luce dello Spirito appare sapienza e potenza di Dio (cfr. 1 Corinzi 1, 22-25). Afferma Paolo: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano (...) e le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio (...) Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato» ( 1 Corinzi 2, 9-10.12). In questo modo, lo Spirito santo che scende nel cuore dei credenti li abilita a chiamare Dio “Abba” (cfr. Romani 8, 15; Galati 4, 6) e ad avere il noùs , la mentalità, il pensiero di Cristo (cfr. 1 Corinzi 2, 16). Grazie alla sua «unzione» ( I Giovanni 2, 20.27) — che la tradizione latina ha definito unctio magistra — si è in grado di discernere la vo- lontà di Dio, ciò che a lui è gradito, il suo disegno su di noi, e di co- noscere il suo amore gratuito che non va mai meritato, ma solo ac- colto. L’epiclesi e la conseguente discesa dello Spirito santo ci portano, come primo frutto, al discernimento di Gesù Cristo quale Signore e Salvatore. Nella sua umanità Gesù ha narrato il Dio invisibile (cfr. Giovanni 1, 18): egli è «l’immagine del Dio invisibile» ( Colossesi 1, 15; cfr. 2 Corinzi 4, 4), del Dio che nessuno ha mai visto né può vedere (cfr. 1 Timoteo 6, 16), ma per riconoscerlo bisogna accogliere l’opera- Super eroine d’Etiopia Fikir, Tigist e Fiteh sono le protagoniste di The Tibeb Grils , il cartone animato che sta avendo grande successo in Etiopia. Sono Amore, Pazienza e Giustizia (questi i significati dei loro nomi), super eroine che lottano per sostenere i diritti delle bambine e delle ragazze a istruirsi, curarsi e costruirsi in autonomia il futuro. Secondo la campagna delle Nazioni Unite Girl Up, infatti, nel paese africano solo il 38 per cento delle ragazze tra 15 e 24 anni è andato a scuola, 1 su 5 si è sposata prima dei 15 anni, il 12 per cento di quante hanno tra 15 e 19 anni è madre o aspetta il primo figlio. Quando c’è qualche bambina in difficoltà, le tre Tibeb Girls ( tibeb in aramaico significa saggezza) intervengono con i loro superpoteri. L’intento è di aiutare, nel quotidiano, le giovani etiopi ad affilare le armi per decidere della propria vita. >> 21 >> 15 A pagina 16 Natale Fanin «Spirito santo» A pagina 21 Arnold Böcklin «Villa sul mare» (particolare, 1865)

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