donne chiesa mondo - n. 59 - luglio 2017
DONNE CHIESA MONDO 16 DONNE CHIESA MONDO 17 L’interno della chiesa a Mazoe questo avveniva appena un mese dopo la formazione del «Rhodesian Front», il partito razzista creato per consolidare il dominio minorita- rio dei bianchi. Quello stesso anno il partito vinse le elezioni, emanò una Dichiarazione unilaterale d’indipendenza dalla Gran Bretagna e condusse il paese in una disastrosa guerra civile. La Chiesa cattolica era una voce importante a favore di un futuro multiculturale e Daphne era apertamente liberale. L’anno successivo scandalizzò l’opinione pubblica bianca mandando il figlio più giova- ne nella scuola dei gesuiti di St. Ignatius appena aperta, come uno degli unici due ragazzini bianchi. Quando, due anni dopo, gli Acton decisero di vendere la fattoria, donarono la chiesa, la casa e la scuola ai gesuiti. Altri hanno aiutato, ma questo è stato un progetto di Da- phne dall’inizio alla fine. Con le parole di Knox, ella «ne è stata la causa formale, efficace, materiale e ultima». anche di più, raccogliendo soldi negli Stati Uniti per il tabernacolo, le candele, gli arredi dell’altare e i paramenti. Il progetto era semplice. A forma di croce. Dieci archi stretti, alti, lungo ogni lato, sormontati da un ordine di archi leggermente più piccoli. Un’alta torre. I muri interni imbiancati. Il pavimento di sem- plici mattoni disposti a mo’ di parquet. L’elemento più notevole fu la vetrata decorata di Nostra Signora sopra l’altare. John l’aveva ordina- ta per la cappella di Aldenham, in memoria di suo fratello Peter e di sua moglie, morti in un incidente aereo nel 1946. Quella tragedia era stata uno dei fattori che li aveva spinti a emigrare, e la vetrata era rimasta nel suo imballaggio. Portata in volo per 5000 miglia, fu installata appena in tempo per l’inaugurazione il 4 aprile 1962. La cerimonia, presieduta dall’arcivescovo Markall, la messa in canto gregoriano intonata dai bambini della scuola della fattoria, rivelavano la scelta multicultura- le, come osservò la stampa rhodesiana, e di F RANCESCA D APRÀ Servizi per la comunità «L’ edificio chiesa è ancora nella città un luogo di valore rilevante? È ancora il luogo che rappre- senta l’incontro dell’umano con il divino?». Queste due domande chiudono un saggio di Maria Antonietta Crippa, all’interno dell’im- portante volume dal titolo Le nuove chiese della Diocesi di Milano 1945-1993 , a cura di Cecilia de Carli. Le due studiose, già alla fine degli anni Novanta, riflettevano sul ruolo dell’archi- tettura sacra nella nostra società. Oggi, queste domande sono ancora vive, e devono essere affrontate e rilette alla luce della cultura contemporanea. La conoscenza del contesto territoriale e delle esigenze sociali del luogo, l’ascolto della comunità e la comprensione dei modi di abitare dei cristiani contemporanei, risultano alcuni dei presupposti fonda- mentali per il progetto contemporaneo di una chiesa. La Chiesa, in- tesa come comunità cristiana, è infatti un corpo in continua trasfor- mazione, e lo sono anche i suoi spazi celebrativi. Sorgono dunque naturali alcune domande. Quali sono le esigenze degli abitanti contemporanei rispetto agli edifici del culto? In che modo la comunità abita tali spazi? E che rilevanza hanno i complessi parrocchiali nella città contemporanea?
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