donne chiesa mondo - n. 59 - luglio 2017
DONNE CHIESA MONDO 10 DONNE CHIESA MONDO 11 Una cappella è uno scrigno. Di bellezza, di luce, talvolta anche solo di vuoto: una manciata di aria sottratta all’affanno del resto del mondo e custodita per darci conforto. Una cappella è un luogo verso il quale camminare, riferimento af- fettivo di devozioni delle piccole comunità e di pellegrinaggi indivi- duali, o semplice meta di una camminata. Una cappella è una cassa di silenzio, quiete custodita per darci la rara possibilità di sentire, di ascoltare. E di tacere. Una cappella è un punto di riferimento nel territorio, infrastruttu- ra delle nostre campagne e dei nostri monti, rifugio per i pastori la notte e per i viandanti durante un acquazzone. Una cappella è anche solo uno spazio. Se lo accettiamo come un riparo semplice ed essenziale, potremo anche lasciarlo sempre aperto. La riflessione contemporanea sull’architettura liturgica si è interes- sata poco a queste architetture sacre e allo stesso tempo domestiche, vicine alla nostra storia e alle nostre comunità. Forse il nostro vivere contemporaneo ha bisogno di cappelle: punti di una geografia affet- tiva che segnano il nostro paesaggio, scrigni di bellezza, vuoti in at- tesa, casse che accolgano un bisogno di silenzio avvertito sempre di più. Architetture dalla dimensione vicina alla nostra pelle. La cappella di San Gerolamo a Palanzo La piccola frazione di Palanzo è una manciata di case di pietra poggiate su un pendio rivolto verso il lago di Como. La chiesa è collocata sulla quota più alta del paese, svetta leggermente sui tetti in sasso. Da qui, un percorso in quota si allontana dall’abitato e conduce a una via crucis che serpeggia verso l’alto, fino alla chiesetta del Soldo. Alle spalle della chiesetta, un piccolo sentiero si inoltra nel bosco fino a raggiungere una radura, e qui incrocia la mulattiera che, sempre dalla chiesa del paese, conduce al Monte Palanzone. La cappella di San Gerolamo è una torre in mezzo alla radura, poco più alta dei faggi che la circondano. In questo punto del crinale, la luce orizzontale del sole di fine pomeriggio disegna una linea d’ombra che resiste a lungo immobile prima di inghiottire il bosco, e poco dopo la cappella. La torre è spartana e minerale. Il suo interno, luminoso e prezioso, è fatto di quattro spazi: un’aula verticale, una soglia profonda che possa riparare i viandanti, uno spazio alto che lascia entrare la luce da ovest dorando le pareti, uno spazio più basso che si riempie di luce riflessa dalla neve in inverno e accoglie una figura di san Gerolamo, custode di questo eremo. Segno nel paesaggio, riferimento lungo i sentieri, la cappella di San Gerolamo è uno spazio scolpito dalla luce, un vuoto in attesa, esso stesso una radura. Il nucleo abitativo di Palanzo e, a pagina 10, la torre nella radura
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