donne chiesa mondo - n. 59 - luglio 2017
DONNE CHIESA MONDO 8 DONNE CHIESA MONDO 9 L’ architettura, prima di essere disciplina che dà forma a uno spazio, è uno sguardo — e una attitudine — sul paesaggio ed è un campo dove l’abitare è interrogato, dove i bisogni e i caratteri dell’uomo, delle fa- miglie, delle comunità sono convocati per essere compresi come so- stanza a cui dare dimora. Nel progettare due cappelle — il cui progetto ho seguito personal- mente per conto dello studio di Lisbona Aires Mateus — con un rit- mo paziente e un passo attento, oltre a utilizzare gli strumenti della nostra professione (l’intuizione della capacità di trasformazione di un luogo, la definizione di uno spazio, la ricerca di una materialità e di un’atmosfera), abbiamo cercato di comprendere il carattere di queste costruzioni, la loro funzione. Una cappella è un’architettura “piccola” ma che possiede un grande valore simbolico e che condensa in sé la vocazione di semplice riparo che è alla genesi del costruire. Una cappella è una presenza. Come nelle chiese abbandonate di Tonino Guerra, una cappella è un luogo dove può abitare un pensie- ro, che altrimenti non esisterebbe. Una cappella è un simbolo nel territorio, marchio di un crocevia, ricordo di un avvenimento, celebrazione di un fenomeno o semplice luogo con un nome proprio. Avendo una Chiesa, un luogo dove passare insieme la domenica come giorno del Signore, vinciamo la tentazione di lavorare anche nei giorni di festa per guadagnare di più. Abbiamo capito che il gua- dagno della domenica non porta da nessuna parte, mentre ritrovarsi per pregare insieme, per vivere un giorno davanti al Signore, ci riem- pie di forza per affrontare la settimana. Immagino sia per questo che, anche se siete venute qui in Italia proprio per racco- gliere un po’ di soldi per aiutare le vostre famiglie, riuscite lo stesso a essere generose nei confronti della vostra Chiesa... Sì, la chiesa per noi è una necessità vitale, ci dà la forza di andare avanti. La lontananza dalle famiglie è difficile da sopportare, molte si separano, e comunque è difficile tenere vivi i rapporti con assenze così lunghe, anche con i figli. Ognuna di noi vive con questo peso nel cuore. La chiesa in molti casi diventa anche un luogo che possiamo con- dividere con gli italiani per cui lavoriamo: alcuni degli anziani che assistiamo vogliono venire con noi la domenica, per questo una volta al mese si dice messa in italiano. Poi nelle nostre chiese si celebrano i matrimoni misti, di ucraine con italiani, e diventano quindi anche luoghi di contatto, di convivenza, di condivisione. Ma certe volte sono anche luoghi di conflitto: intorno alle chiese la domenica spesso girano uomini in auto che cercano di avvicinare le ucraine che tornano a casa, con modi non proprio gentili... Architetture vicine alla nostra pelle di A NNA B ENEDETTI Le cupole della chiesa greco-cattolica ucraina di Santa Sofia a Roma
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