donne chiesa mondo - n. 58 - giugno 2017

DONNE CHIESA MONDO 18 DONNE CHIESA MONDO 19 consigli teologici dei pastori: molti dei miei colleghi degli stage pa- storali sostenevano che la preghiera non avesse senso, poiché Dio sa già tutto. Tuttavia il bisogno di avere un luogo per rigenerarsi da soli o con qualche persona cara era sentito da molti, soprattutto dalle donne. Non avendo la pratica della confessione, alcune esprimevano il biso- gno di parlare con un’altra donna alla quale poter dire tutto senza vergogna: gli aborti e il lutto solitario, l’avercela con Dio e con il mondo intero, la violenza coniugale, gli stupri, l’incesto, il cancro in fase terminale, il grido di disperazione. L’ascolto e l’accompagna- mento di quelle situazioni pesanti sfociavano spesso in momenti di preghiera e soprattutto in un rinnovamento della vita di preghiera della persona, che poco a poco si liberava del suo fardello ed entrava in un cammino di perdono. Parimenti, la mia vita di preghiera si è approfondita ascoltandole e facendomi a mia volta accompagnare. Perché, come si fa a sapere quale parola pronunciare davanti a perso- ne completamente prostrate senza che questa riapra una pur minima ferita? Come si fa a essere matrice al pari di Dio per farle rinascere, quando è il momento, così come sono? Camminare con loro signifi- cava accettare che io non sapessi nulla e che ci fosse solo lo spirito di Dio a potermi guidare. Pregare in silenzio accanto a qualcuno che sta morendo, che è in coma, o a qualcuno che ha raccontato molto: è lo stesso esercizio di accoglienza della persona con il suo mistero e di ascolto dello Spiri- to, e anche di accettazione del mio piccolo potere. I testi biblici pre- gati permettevano di lenire la sofferenza. Se ho potuto camminare a fianco dei miei parrocchiani, dei colle- ghi, degli ospiti delle case di riposo e delle persone in ospedale, ho però anche avuto il piacere di lavorare insieme a quanti andavano a trovare le persone anziane. Accadeva spesso che una persona si am- malasse e l’accompagnamento allora si viveva in condivisione nel gruppo. Insieme pregavamo e ascoltavamo. I membri in fin di vita ci dicevano quanto quell’insieme di attenzione delicata e d’intercessione li avesse aiutati ad andare avanti con la loro malattia e soprattutto con la loro famiglia. Quando io stessa sono stata costretta a letto per quattro mesi e mezzo, ho scoperto che potevo lasciarmi andare e sentire il soffio della preghiera di tante persone che conoscevo e anche di tante che non conoscevo. Quella solidarietà tra protestanti, evangelici e cattolici che si sentivano uniti nella stessa umanità in Cristo mi ha commossa. Persone sconosciute mi hanno fermata per strada per chiedermi notizie sulla mia convalescenza e mi hanno detto di aver tutto, potevo sentirmi al sicuro. I miei tempi di preghiera erano re- spiri in un mondo rude in cui gli uomini pensavano di avere Dio in tasca e imponevano in suo nome condizioni di vita inique alle donne e ai bambini. Prima che mi trasferissi nell’est del paese, la scuola domenicale e la scuola primaria mi avevano poco a poco fatto scoprire un altro modo di vivere il cristianesimo. Un modo allegro, fiducioso e radica- to nella grazia di Dio che si manifesta attraverso Cristo. Eravamo l’ultima generazione di un sistema scolastico antico, con l’apprendi- mento a memoria obbligatorio di cento cantici con tutte le loro stro- fe, come pure del catechismo di Lutero e di un gran numero di ver- setti biblici. In seguito nella vita ho scoperto che molti di quei canti- ci erano talmente radicati nel mio inconscio che continuavo a recitarli a mia insaputa. Il perdono di Dio veniva prima di ogni cosa, e la be- nevolenza verso gli altri si poteva vivere in gruppi giovanili, consigli parrocchiali, gruppi di studio biblico e preghiere per i giovani, dove condividevamo momenti di raccoglimento che erano lungi dall’essere formali. Per molti giovani il gruppo di preghiera è stato un luogo inestimabile di condivisione e di apprendimento della spiritualità cri- stiana. I nostri dubbi, il nostro senso di colpa, il nostro apprendere il discernimento e la nostra cecità personale davanti alle risposte che Dio dava alle nostre preghiere: nulla era tabù, tutto c’insegnava a vi- vere la nostra fede in comune. Poi ho scoperto la preghiera cattolica grazie alle opere del premio Nobel per la letteratura Sigrid Undset. Con la sua trilogia Kristin, figlia di Lavrans ha saputo raccontare la crescita della fede in una donna norvegese del XIV secolo, descritta nei suoi libri dall’infanzia alla vecchiaia, fino alla morte. Penso che la lettura di questo libro abbia profondamente influenzato la mia accettazione della vocazione pastorale. In effetti, in particolare come donna, la formazione e poi il ministero pastorale non erano immaginabili senza un forte radicamento nella preghiera. Per vari anni dopo il mio arrivo in Svizzera, nel 1978, mi è mancato un luogo di preghiera. Finché sono stata pastora in una piccola parrocchia con due chiese risalenti al medioevo, non ho trovato un solo luogo al di fuori dalla mia casa dove poter entrare e sedermi per pregare e rigenerarmi. Trovavo le chiese terribilmente austere e un giorno ne ho parlato con un anzia- no collega riformato. Mi ha spiegato che le chiese ugonotte erano luoghi di preghiera solo quando erano piene e la comunità pregava insieme. Molto presto, durante il mio stage pastorale, ho scoperto che i bisogni dei parrocchiani non corrispondevano necessariamente ai e decisa davanti alle narici fiammeggianti del toro lancia un bel messaggio di resistenza e di pace. Nuova sede per Slaves no more È una buona notizia al quadrato: grazie al dono delle gianelline, l’associazione Slaves no more aprirà una nuova sede in via dei Quattro Cantoni a Roma. Sono state infatti le suore della congregazione Figlie di Maria Santissima dell’Orto ad aver dato in comodato all’associazione di suor Bonetti i locali. «È veramente un grande dono — ha scritto la religiosa — che certamente offrirà un nuovo impulso all’associazione e nello stesso tempo potrà dare un servizio qualificato e tempestivo». Con l’apertura del nuovo ufficio verrà assunta una segretaria, Francesca Cocchi, che si occuperà di segreteria, archivio, richieste, contatti, incontri, insomma di tutto ciò che ruota attorno alla preziosa associazione che si batte tenacemente per le donne che vivono nella precarietà e nello sfruttamento. >> 21 >> 15 A pagina 16 una riproduzione della grande pietra runica di Jelling (Danimarca) con la raffigurazione di Cristo A pagina 21 particolare del chiostro del monastero di Iona in Scozia

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