donne chiesa mondo - n. 58 - giugno 2017
DONNE CHIESA MONDO 12 DONNE CHIESA MONDO 13 me si sviluppa? Come si diviene attenti? Come ci si educa all’atten- zione e alla concentrazione? Per Simone Weil l’attenzione non è un atto di volontà, non è uno sforzo muscolare. Nella sua esperienza d’insegnante si era accorta che quando chiedeva agli allievi di prestare attenzione, li vedeva cor- rugare la fronte, trattenere il fiato, contrarre i muscoli, ma se qualche istante dopo domandava loro a che cosa avevano fatto attenzione, non erano in grado di rispondere. In realtà, non avevano fatto atten- zione, avevano semplicemente contratto i muscoli. Tuttavia l’attenzione per Weil non è neppure una qualità innata o qualcosa che accade senza il nostro consenso: essa presuppone un la- voro, comporta uno sforzo, forse più grande di ogni altro, ma si trat- ta di uno sforzo negativo. Per guardare con attenzione un bel dipin- to, ascoltare un brano musicale e a maggior ragione per pregare Dio è necessario liberare la mente dalle preoccupazioni, pensieri, volizioni personali, fare il vuoto in se stessi. L’attenzione è attesa e, come l’at- tesa, presuppone che si sia lasciata da parte ogni altra occupazione e ogni altro scopo e si sia tutti rivolti a ciò che accade. Per fare atten- zione occorrono dunque il lavoro e lo sforzo con cui la volontà e l’io La cappella di Saint-Sulpice tra i vigneti a Saint-Marcel-d’Ardèche La suora venezuelana È veramente bello il brevissimo video famoso ormai in tutto il mondo. È un sabato di aprile: in un Venezuela martoriato dagli scontri e dalle proteste si sta svolgendo, a Caracas, la marcia del silenzio. Improvvisamente dal corteo si stacca una religiosa. È suor Esperanza e ha 78 anni: mentre l’esercito sta lanciando lacrimogeni sui manifestanti, la religiosa si avvicina a un soldato della Guardia nazionale. Il passo di questa suora minuta e un po’ curva non è fermo, le due sporte che ha in mano sembrano rendere particolarmente faticoso il suo incedere, eppure il gesto è un bagliore. «So che dovete obbedire agli ordini. Ma siamo tutti venezuelani», ha detto ai soldati. D AL MONDO >> 15 della preghiera: A proposito del Pater e Riflessioni sul buon uso dei testi scolastici in vista dell’amore di Dio . Prima del suo arrivo a Marsiglia Simone Weil non aveva mai pre- gato. Certo, c’erano già state nel 1937 l’esperienza di Assisi, in cui per la prima volta nella sua vita qualcosa più forte di lei l’aveva costretta a inginocchiarsi mentre si trovava in Santa Maria degli Angeli, nella cappella della Porziuncola, e poi durante la Pasqua del 1938, quella di Solesmes, l’inatteso incontro con il Cristo, da persona a persona, mentre recitava la poesia di George Herbert, Love . Ma mai prima di allora — confida a Joseph-Marie Perrin, il giovane padre domenicano conosciuto a Marsiglia con il quale intrattiene in questo periodo un fitto scambio epistolare — le era capitato di pregare, nel senso lettera- le del termine. Mai aveva rivolto parole a Dio, mai aveva recitato una preghiera liturgica. Cos’era dunque accaduto? Che cosa l’aveva spin- ta a pregare? Mentre lavorava nella fattoria agricola di Gustave Thibon, le philo- sophe-paysan che l’aveva assunta su indicazione di Perrin per inse- gnargli un po’ di greco, Simone aveva pensato di utilizzare il testo del Pater . E fu allora che la dolcezza infinita di quel testo greco la conquistò a tal punto che per alcuni giorni non poté fare a meno di recitarlo ininterrottamente fra sé e sé e, quando più tardi cominciò a vendemmiare, ogni giorno, prima di iniziare il lavoro, recitava il Pa- ter in greco, e spesso lo ripeteva nel vigneto. Da quel momento in poi si propose di recitarlo ogni mattina con attenzione assoluta. «Se mentre lo recito — confida al padre domenicano di cui è divenuta amica — la mia attenzione divaga o si assopisce, anche solo in misura infinitesimale, ricomincio daccapo fino a che non abbia ottenuto per una volta un’attenzione assolutamente pura». È facile intuire da questa citazione, quanto il concetto di «atten- zione» sia importante per comprendere la concezione weiliana della preghiera. Pregare infatti per la pensatrice ebrea francese non signifi- ca altro che orientare verso Dio tutta l’attenzione di cui l’anima è ca- pace, come si legge nel bel saggio scritto per gli studenti cattolici di Montpellier, Riflessione sul buon uso degli studi scolastici in vista dell’amore di Dio . In tal senso, l’attenzione applicata agli studi scola- stici è una preparazione e un’educazione a quell’attenzione più eleva- ta e intensa che la pratica del pregare richiede. Ma se per Weil la preghiera è fatta di attenzione, se questa ne è la sostanza, allora pregare macchinalmente, senza prestare attenzione al- le parole pronunciate mentalmente o a voce alta, significa non prega- re, o almeno non pregare veramente. Cos’è dunque l’attenzione e co-
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