donne chiesa mondo - n. 57 - maggio 2017

DONNE CHIESA MONDO 6 DONNE CHIESA MONDO 7 si dedica così a simili processi memoriali per immaginare il loro dia- logo nel presente con la Vergine Maria. Meditazione della sacra Scrittura incentrata sulla liturgia monastica, l’arte d’immaginare della monaca di Helfta Matilde di Hackeborn (+ 1299), entrata da bambi- na nel monastero, costituisce la struttura portante del suo libro, Liber gratiae specialis , “Il libro della grazia speciale”. Al termine della medi- tazione, le immagini mariane prendono vita nel cuore della monaca che immagina per esempio i capelli ondulati della Vergine Maria nell’Annunciazione: «I capelli della beata Vergine Maria sembravano di una meravigliosa bellezza». Mentre lei osa accarezzare quei capelli setosi, la Vergine le dice: «Puoi toccare i miei capelli; più tu li acca- rezzi, più diventerai bella. I miei capelli simboleggiano le mie innu- merevoli virtù; toccarli è imitare quelle virtù e di conseguenza cresce- re sia in bellezza sia in gloria». La vita delle immagini si ricollega al- le immagini della vita, qui nella descrizione femminile della grazia mariana, quando si tratta d’immaginarla. Chioma setosa, la chioma della Vergine è un’immagine in movi- mento che sembra ricollegarsi così alla lunga storia delle «sopravvi- venze» care ad Aby Warburg. L’immagine si situa dunque ben al di Sandro Botticelli «Madonna del libro» (particolare, 1480-1481) Nella pagina precedente: «L’Annunciazione di Cestello» (1489-1490) senza presente, e ancor meno quello del sogno a occhi aperti, un pre- sente senza passato. In tal senso, il tempo dell’immaginazione non è quello del solo passato, perché non farebbe altro che ricordare ciò che è già passato. E non è neppure quello del solo futuro, perché non farebbe altro che dimenticare il passato. Il tempo dell’immagina- zione ha il presente attivo delle parole che realizzano quel che dico- no, come i dipinti dell’Annunciazione in cui il libro diviene carne, proprio laddove le parole non annunciano più. Il medioevo chiama «arte della memoria» quest’arte d’immaginare fino alle parole della Vergine che danno vita al Verbo. Venuta dall’antichità, quest’arte della memoria teorizza la creazione delle im- magini nel presente attivo. Consiste nel creare un luogo che non de- signa uno spazio nel suo senso più comune, ossia topografico, ma un ambito in cui si possa manifestare la potenza della vita. In tali “luo- ghi di memoria” potevano allora nascere immagini dal cuore pulsan- te, secondo la stessa origine etimologica del termine souvenir derivan- te dal latino sub-venire , “venire da sotto”. Quelle immagini nutrivano l’arte di scrivere, così come nutrivano l’arte di dipingere. La scuola di poesia delle monache di Helfta, in Renania, alla fine del XIII secolo,

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