donne chiesa mondo - n. 57 - maggio 2017

DONNE CHIESA MONDO 24 DONNE CHIESA MONDO 25 Lo scorso gennaio stavo andando con mio figlio a vedere questa opera monumentale quando ho scoperto che c’era una mostra tem- poranea del museo di Unterlinden dedicata al pittore Otto Dix. Pit- tore tedesco del XX secolo, affascinato dall’altare di Isenheim, è noto come uno degli artisti chiave della Nuova Oggettività. Mentre mio figlio è impegnato a fare uno schizzo della Crocifissione di Dix, io mi aggiro tra le gallerie formate da file di pannelli che so- stengono tele dal formato molto diverso. Non presto grande attenzione alla scenografia, e tuttavia all’improvviso mi ritrovo nel cuore pulsante della mostra, dove in mezzo alla sala tre pannelli sono disposti a formare una nicchia incurvata, un luogo triangolare e intimo. È te Maria che quel cuore ripara. Un’ Annunciazione come nessun’altra, una grande, una piccola, qualche abbozzo di studio, do- ve ti vedo musona, imbronciata, con le sopracciglia aggrottate. In uno di quegli studi Dix cerca di riprodurre il corpo sfuggente della Maria di Grünewald, ma sulla tela vi rinuncia, e alla fine tu sei trasfi- gurata dall’ordinario, che fa di te la più improbabile e la più bella delle elette. Sei seduta su una sedia la cui spalliera è di rattan intrecciato. Ave- vamo quel tipo di sedie a casa quando ero bambina, mi divertivo a sentire con le dita i segni che l’intreccio lasciava sulla mia schiena. Ma ora è sul tuo petto che ritroviamo l’intreccio, in modo più evi- dente nella Piccola Annunciazione che nella Grande . Tu lanci all’ange- lo-uccello un’occhiata di sbieco, piena di diffidenza, e il tuo volto imporporato tradisce quel calore assurdo che ti sale dalla pancia da- vanti a quel desiderio insolito, a quel salto nell’ignoto. Sei giovane Maria, una bambina, un’ingenua, ma già s’intuisce il tuo carattere di ferro. Una bambina vulcanica, fragile, ribelle. E quella trasparenza del tuo petto che lascia intravedere l’intreccio della spalliera racconta forse per dove passa lo Spirito, quel radar di Dio che ci scansiona con un sorriso disarmante (in effetti l’uccello-angelo, nella Grande Annunciazione , ti guarda con un sorriso che non sa mentire, e che, per così dire, ti attrae). Con le mani poggiate sulle cosce, mentre spingi tra le gambe il tessuto di jeans azzurro del tuo vestito corto con le bretelle, vedo il gioco nervoso delle tue dita ed esso racconta tutta la tensione di quell’istante, il sì-no, il no-sì, e alla fine il sì all’inaudito. E là, Maria, per la prima volta ti vedo e vorrei dirti: «Dai!». E vorrei che per l’eternità, davanti alla follia di Dio, davanti a tutte le nascite e le morti della mia vita, anche tu mi dicessi: «Di’ sì». Allora, non me ne volere se ti do del tu. Do del tu a tutti quelli che amo, anche se non li ho visti che una sola volta. Otto Dix «Annunciazione» (1950)

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