donne chiesa mondo - n. 57 - maggio 2017

DONNE CHIESA MONDO 14 DONNE CHIESA MONDO 15 consacrato a Lui. Nata la bambina, la chiama Maryam e prega Dio perché protegga lei e la sua discendenza da Satana. Il Corano narra poi che il Signore accolse Maria «di accoglienza bella, e la fece cre- scere della migliore crescita», che ella sperimentò miracoli del favore divino mentre cresceva nel santuario sotto la tutela di Zaccaria. La seconda parte del racconto mariano ci narra l’Annunciazione: gli an- geli la informano che Dio l’ha scelta, l’ha resa pura, e l’ha eletta tra tutte le donne del mondo. Viene poi istruita dagli angeli a essere de- votamente obbediente al suo Signore, a prostrarsi e a inchinarsi «con coloro che si inchinano». Quindi riceve la lieta notizia di un figlio che sarà eminente in questo mondo e nell’altro, «uno dei più vicini» a Dio e tra i giusti. È sorpresa nell’apprendere che partorirà un figlio anche se nessun uomo l’ha mai toccata, ma la risposta divina giunge con grande chiarezza: «È così che Allah crea ciò che vuole: “Quando decide una cosa dice solo ‘sii’, ed essa è”». La narrazione coranica di Maria viene ripetuta con una diversa en- fasi al capitolo 19, che prende il suo nome ed è, di fatto, l’unica sura del Corano che porta un nome di donna. Inoltre, Maria è l’unica donna menzionata per nome nel Corano. Ci sono molte figure fem- minili le cui storie appaiono nella Scrittura musulmana (per esempio le mogli di Adamo, Abramo, Lot e Maometto, la madre e la sorella di Mosè, la moglie del faraone, la regina di Saba e molte altre), ma nessuna di queste viene citata per nome. Maria è l’unica eccezione. È interessante notare che nel Corano il suo nome compare trentaquat- tro volte, più che nel Nuovo Testamento. In questo capitolo appare per la seconda volta il racconto dell’An- nunciazione, ma ora con una commovente descrizione del dolore e della sofferenza sopportati da Maria durante il suo solitario travaglio in una landa deserta, nonché l’imbarazzo sociale da lei vissuto quan- do ritorna dalla sua gente tenendo in braccio il bambino. Il racconto del parto è intenso e pregno di dettagli; la giovane madre, che si è allontanata dalla sua famiglia, sperimenta i dolori del parto da sola, in un luogo deserto; è talmente grande lo sconforto che a un certo punto grida: «Fossi morta prima di ciò e fossi già del tutto dimenti- cata!»; ma sono in arrivo buone notizie, poiché cibo e acqua giungo- no direttamente dal Signore per confortarla nella sua afflizione. Il bambino che ha partorito è designato da Dio a essere un segno, ov- vero un miracolo ( aya ) per l’umanità e una misericordia da parte di Dio. Tutte le benedizioni divine che ha conosciuto sin dall’infanzia troveranno il loro coronamento nel grande miracolo del parto di un figlio, Gesù, uno dei profeti giusti di Dio. Ciò appare come espres- sione ultima della potenza e della volontà di Dio, poiché Egli è ca- pace di creare un figlio senza l’azione di un padre umano, come sfida il mio corpo», nella quale chiede di sostenere «il modello europeo nordico, che prevede il disincentivo della domanda. Infatti — sottolinea don Aldo Buonaiuto — a causa della forte domanda c’è questa offerta spaventosa. Per noi è insopportabile questa ingiustizia e vogliamo dare voce alle vittime che sono, come Gesù, crocifisse, innanzitutto dall’indifferenza». Una religiosa siriana vince il premio Donne Coraggiose 2017 Si chiama Suor Carolin Tahhan Fachakh ed è una religiosa salesiana di don Bosco, figlia di Maria Ausiliatrice. È stata premiata, dal Dipartimento di stato degli Stati Uniti, per il suo coraggio nel servire le persone colpite nel conflitto siriano e per il suo impegno a salvaguardare e sostenere i più vulnerabili, in particolare i bambini, i rifugiati, e le donne sfollate. Mettendo la propria vita a rischio, suor Carolin è diventata un segno di speranza per >> 17 >> 10 di L EJLA D EMIRI * Maryam nel Corano I l Corano onora Maria con il titolo siddiqa , “donna di verità”, deno- tando la sua sincerità come vera credente e donna retta. Nella tradi- zione islamica, Sidq, ovvero veridicità, è un grado molto alto di santi- tà e addirittura una delle qualità distintive dell’essere profeta. Non stupisce dunque che agli occhi di molti teologi musulmani del me- dioevo Maria, di fatto, sia parsa un vero profeta di Dio. Tra questi commentatori spiccavano gli autori andalusi Qurtubi e Ibn Hazm, ma anche Ibn Hajar al-Asqalani di Palestina, una tra le figure premi- nenti del medioevo islamico. Tuttavia, l’opinione teologica prevalente l’ha sempre considerata non proprio un profeta, bensì una donna santa, waliyya , “amica” stretta di Dio. Nel Corano viene lodata per aver attestato le parole del suo Signore e le Sue scritture. La fiducia incrollabile in Dio e la sottomissione incondizionata alla Sua volontà e alle Sue decisioni sono considerate esemplari nella pietà islamica, poiché il nome stesso della religione significa “sottomissione a Dio”. Va notato che proprio come siddiqa, anche sadiq/a , “amico” in arabo, ha come radice s-d-q , suggerendo che la sincerità serve da vero cata- lizzatore per il vincolo d’amicizia. Maria non solo sostiene la verità, ma, grazie alla sua relazione sincera e la sua fedele devozione al suo Signore, merita la Sua amicizia intima. Il terzo capitolo del Corano si chiama Al Imran , ovvero “la fami- glia di Imran”, dal nome del padre di Maria. È in questo capitolo che la storia di Maria appare per la prima volta nel testo coranico. La narrazione dell’infanzia di Maria inizia con la moglie di Imran, che prega e promette a Dio che il bambino nel suo grembo verrà

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