donne chiesa mondo - n. 57 - maggio 2017

DONNE CHIESA MONDO 8 DONNE CHIESA MONDO 9 Q ueste brevi note sicuramente deluderanno chi cerca un’attenzione speciale dell’ebraismo nei confronti di Maria, ma la radice del pro- blema è che proprio in Maria emergono le distanze e le incompatibi- lità tra i due mondi. La messianità e la divinità di Gesù sono rifiutate dall’ebraismo e questo costituisce uno dei punti fondamentali di differenza tra la fe- de ebraica e quella cristiana. Ne è derivato, nella storia e nella cultu- ra ebraica, un distacco dalla figura di Gesù, che si è espresso in vari modi. Prevalentemente Gesù nell’ebraismo è ignorato; altre volte c’è una evitazione forte; quando l’ebraismo si deve misurare con il problema questo può avvenire nel contesto di polemiche dotte o in forme rozze di contrapposizione; solo negli ul- timi secoli c’è stato da parte di alcuni studiosi qualche ten- tativo di recupero della sua dottrina, intesa come dottrina ebraica, senza accettarne tuttavia i punti di fede che costituisco- no l’essenza del cristianesimo. Questi atteggiamenti nei confronti di Gesù si estendono anche in vario modo alla cerchia dei suoi discepoli e apostoli e ai suoi familia- ri, in primo luogo alla madre Maria. Quindi non dovrà stupire se nell’immaginario collettivo ebraico il personaggio di Maria sia so- là di qualsiasi forma di candore che assimili la scena a un semplice turbamento verginale o a una scoperta pia delle virtù di Maria. Non può non ricordare del resto i riccioli dei capelli o i girotondi di veli sensuali della Primavera di Botticelli, per mostrare il potere d’intensi- ficazione dei movimenti o dei gesti capaci di attraversare il tempo, spinti dal soffio del vento che modella il tessuto sul corpo. È sempre questa immagine volteggiante che vede Bernadette Soubirous duran- te la prima apparizione di Lourdes, l’11 febbraio 1858, imprimendosi nella sua memoria di adolescente, pronta a vedere i piedi nudi mettersi a danzare, i fiori sbocciare e l’angelo della gioia arri- vare: «La signora ha l’aspetto di una ragazza di sedici-dicias- sette anni dagli occhi azzurri. È vestita di un abito bianco, con una fascia azzurra che le cinge i fianchi e le scende lungo l’abito. Sul capo porta un velo, pure bianco, che la- scia appena scorgere i suoi capelli, e poi scende dietro fino alla vita. I suoi piedi sono nudi, leggermente coperti dalle pieghe dell’abito; sull’uno e sull’altro piede splende una rosa gialla». E, nella stessa traiettoria della storia delle immagini so- pravvissute in movimento nel tempo, è anche importante capire perché i capelli di santa Teresa del Bambin Gesù, guarita dal sorriso della Vergine quando aveva dieci anni, costituiscono oggi la sola reli- quia corporea di Teresa custodita nella camera dei Buissonnets a Li- sieux, trasformata in oratorio. Alla storia mariana manca dunque una storia dell’immaginazione che avrebbe gli occhi liberi e i capelli al vento per scoprire il passato della sopravvivenza e il suo presente, e per rileggere una storia che fa udire la voce della Vergine Maria in un soffio di vento che la rende carne. Alla storia mariana manca una storia dell’immaginazione con gli occhi liberi e i capelli al vento Per scoprire il passato della sopravvivenza e il suo presente E per rileggere una storia che fa udire la voce della Vergine Maria in un soffio che la rende carne di R ICCARDO D I S EGNI Chi è Miriam per gli ebrei Sandro Botticelli «La Primavera» (particolare, 1482)

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