donne chiesa mondo - n. 56 - aprile 2017

DONNE CHIESA MONDO 2 DONNE CHIESA MONDO 3 L’ INTERVISTA di C ATHERINE A UBIN Nel silenzio una rimozione dolorosa Tugdual Derville esponente dei movimenti per la vita in Francia parla della solitudine delle donne che hanno abortito P er una donna spesso la solitudine è una causa e al tempo stesso una conseguenza dell’aborto, perché l’esperienza di una gravidanza è un’esperienza insieme intima e in un certo senso solitaria. Il compa- gno, anche se c’è, non vi partecipa direttamente. Intimamente, la sco- perta da parte di una donna dei primi segni di una gravidanza è spesso motivo di gioia, anche quando ci sono difficoltà. È un’espe- rienza molto personale, come sempre quando si tratta di vita e di morte, e dunque spesso vissuta in modo solitario. Così commenta in un’intervista a «donne chiesa mondo» Tugdual Derville, fondatore di una associazione che affianca le donne che hanno abortito. Che tipo di solitudine deve affrontare la donna prima dell’aborto? Per quanto riguarda l’aborto, non c’è dubbio che le donne si ritro- vino sole. Le ragioni sono diverse: da un lato perché la maternità è un’esperienza femminile e dall’altro perché la legge in Francia ha ri- DONNE CHIESA MONDO Mensiledell’OsservatoreRomano acuradi L UCETTA S CARAFFIA In redazione G IULIA G ALEOTTI S ILVINA P ÉREZ Comitatodi redazione C ATHERINE A UBIN M ARIELLA B ALDUZZI A NNA F OA R ITA M BOSHU K ONGO M ARGHERITA P ELAJA Progettografico P IERO D I D OMENICANTONIO www.osservatoreromano.va dcm@ossrom.va perabbonamenti: donnechiesamondo@ossrom.va Lotte Laserstein «Al ristorante» (1927) La solitudine delle donne La solitudine delle donne è il tema di questo numero. Un tema va- stissimo, perché può essere articolato in mille modi, avere mille sfac- cettature. Non parliamo, infatti, della solitudine scelta e voluta come un modo di vivere bene con se stesse e di ascoltarsi senza che altre voci si sovrappongano. Una scelta che diventa quasi un lusso, spesso tacciata di egoismo e comunque vista come fuori dagli schemi della normalità. Parliamo della solitudine imposta, frutto delle circostanze, e soprattutto frutto del rapporto delle donne con il proprio corpo e con il ciclo della vita. Di questa solitudine il tema che emerge con maggiore gravità nei contributi di questo numero è quello della soli- tudine delle donne che hanno abortito. Una scelta drammatica che la società impone alla donna di fare da sola, come un suo diritto, senza che sia determinante il parere del proprio compagno, fatto che non fa che aumentare il peso della responsabilità femminile e la portata dell’irresponsabilità maschile. Ma anche la maternità, nonostante la retorica che la riveste nella società, è tanto spesso accompagnata dal- la solitudine. Nella società e nei rapporti con gli altri, perché troppo poco tutelata sul lavoro e troppo poco sostenuta nei rapporti con il compagno, a causa della riluttanza e latitanza crescente degli uomini. E troppo poco ascoltata questa solitudine, anche quando nasce dalla difficoltà in sé di essere madre, dalle contraddizioni tra le proprie paure e il sentire comune. Quante depressioni dopo il parto derivano soprattutto dalla mancanza di ascolto! Parlare della donna e della so- litudine ci accosta a un mondo in cui sembra che l’essere sola, anche in compagnia, anche in coppia, anche in famiglia, sia un destino co- mune alla metà del genere umano. E che, quando si tocca la solitudi- ne che necessariamente deriva dal dolore, dalla malattia, dall’attesa della morte, si raggiunga soltanto l’acme di un destino sempre in ag- guato sulle donne. ( anna foa ) L’ EDITORIALE

RkJQdWJsaXNoZXIy