donne chiesa mondo - n. 56 - aprile 2017

DONNE CHIESA MONDO 30 DONNE CHIESA MONDO 31 L a donna per sua natura tende a sanguinare. È una cosa che le è data da Dio, non concepita da lei. Nel periodo mestruale, la donna perde sangue per un ovulo non fe- condato. Se l’ovulo viene fecondato, forma il nucleo di un essere umano, l’inizio della vita. Altrimenti si stacca e fuoriesce lentamente sotto forma di sangue. Così, per disegno di Dio, la vita di ogni essere umano inizia come ovulo nel grembo di una donna. Il mestruo per alcune donne è spesso un’esperienza di prolungato e lancinante dolore, con estenuanti mal di testa o emicra- nie, che dura da tre a sette giorni. Qualcuno l’ha paragonato a un dolore minore del parto. Quindi, che concepisca e partorisca o no, ogni donna sperimenta un dolore simile a quello del parto. Gesù ricorda che una donna in travaglio prova grande dolore per- ché è giunto il suo tempo, ma dopo la nascita del figlio dimentica il dolore «per la gioia che è venuto al mondo un uomo» ( Giovanni 16, 21). Gesù stesso ha sperimentato i dolori del parto nei tre lunghi giorni della sua passione, dall’agonia nell’orto passando per il proces- so e la crocifissione, fino alla morte sulla croce. Nell’orto il suo sudo- re stillava come dense gocce di sangue; gli artisti lo dipingono con il volto macchiato di sangue e con il sangue che cola dal suo capo in- coronato di spine. Drammaticamente, sulla croce il sangue gli gron- dava dalle mani e dai piedi trafitti. Compiuta la sua missione, rese lo spirito (cfr. Giovanni 19, 30); un soldato gli colpì il fianco con la lan- cia e uscirono sangue e acqua. La Chiesa vede tali eventi come do- glie del parto di Gesù nel dare vita a una nuova creatura, all’umanità e alla Chiesa attraverso i sacramenti dell’iniziazione: battesimo (ac- qua), confermazione (spirito) ed eucaristia (sangue). Si potrebbe domandare: che cosa c’entra tutto questo con la storia dell’emorroissa ( Marco 5, 25-34)? Per la sua natura donata da Dio, la donna tende a sanguinare. Questa donna, che è stata «fabbricata» da Dio (la prima fabbricazione di Dio nella Scrittura è la donna; verbo banah in Genesi 2, 22) per collaborare con lui nel concepire, portare e partorire altri esseri umani, ha sanguinato per dodici anni. È quasi impossibile immaginare il dolore e la tensione che ciò comporta. Marco, nel suo greco, ne descrive l’afflizione con la parola mástigos (frusta). La ferita fisica non era nulla a confronto del trauma sociale e della stigmatizzazione del suo retaggio socio-culturale e religioso. Una donna che sanguinava era di per sé legalmente e socialmente immonda, nonché fonte di impurità per chiunque o qualunque cosa lei toccasse o la sfiorasse, per «sette giorni» o «per tutto il tempo del flusso» ( Levitico 15, 19-30). In alcune culture africane tradizionali, du- rante il periodo mestruale la donna era costretta a vivere in disparte, in un alloggio di fortuna all’esterno della casa; non poteva cucinare La guarigione dell’emorroissa (catacombe dei Santi Marcellino e Pietro, Roma)

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