donne chiesa mondo - n. 56 - aprile 2017

DONNE CHIESA MONDO 8 DONNE CHIESA MONDO 9 Come si pongono gli uomini di fronte alla solitudine della moglie o della compagna che ha abortito? Alla solitudine delle donne si accompagna la solitudine degli uo- mini. Di fatto l’aborto è un “luogo” che infrange l’alleanza e la com- plementarità. Alcuni uomini hanno chiesto e ottenuto l’aborto. Allora per le donne il dolore dell’aborto diventa lo spazio di una solitudine sacrificale : si sono sottomesse a un valore superiore che è l’amore per il compagno, e poi hanno perso sia il figlio sia l’amore del compa- gno. Alcuni uomini dopo l’aborto della loro compagna hanno prova- to una sorta di “smarrimento” e le hanno fatto pagare la scelta fatta. In questa situazione gli uomini sono sia complici, sia esclusi, sia la- sciati a se stessi. La coppia vive allora una rottura, perché il bambino non nato suggella spesso la morte del legame. L’aborto getta nella solitudine sia le donne sia gli uomini, in una incomprensione reciproca. Un tempo l’uomo aveva il compito di pro- teggere; oggi questo compito è venuto meno dinanzi alla solitudine della donna che ha abortito. L’aborto riunisce i due mali della socie- tà occidentale: la solitudine delle madri e lo smarrimento dei padri. un’immagine sminuita di sé, un’incapacità ad avere fiducia negli altri e anche in se stessi. Di fronte a tutto ciò come potete intervenire voi di Alliance VITA ? L’ascolto di per sé ha già un effetto di profonda consolazione. So- no le stesse donne a guidare l’accompagnatore con le loro parole, i loro silenzi. Tutto ciò che esprimono viene accolto con empatia e senza alcun giudizio. L’ascolto è la vicinanza che si può offrire a una persona che si sente sola e che prova sentimenti così forti, quello che le consente di liberarsi del suo fardello. In genere queste donne non sono state mai ascoltate nella loro sofferenza e nel loro dolore, nessu- no aveva ascoltato quello che soffrivano nel profondo. L’ascolto si ri- vela quindi terapeutico, anzi “resurrezionale”, perché fa emergere una forza spirituale che consente loro di aprire uno spazio di dialogo e di sbloccare quel segreto completamente rimosso. La donna vive questa solitudine nel più profondo, è una solitudine che nasce dalle sue vi- scere e dalla maternità. Si può dire che è una ferita profondamente spirituale, al di là di ogni credo religioso. Il corpo materno è in qual- che modo un “santuario”, ed è stato profanato. È difficile accettarlo per chi l’ha subito, talvolta in modo incosciente. C’è qui la richiesta inespressa di uno sguardo totalmente benevolo. A rinchiudere le donne nella solitudine del loro aborto è il fatto che credono di avere commesso qualcosa di imperdonabile e si sento- no condannate a una sofferenza fatale, insita in ciò che hanno vissu- to. Con questo non intendo dire che tutte le donne provano tale sof- ferenza o l’esprimono come tale ma posso affermare, avendone ascol- tate molte, che il problema c’è ed è innegabile. In realtà le ripercus- sioni di quel segreto di famiglia non risolto sono profonde, sia nella vita di quelle donne che nei loro rapporti con gli altri. All’origine di questa chiusura nella solitudine c’è la convinzione che non si poteva fare diversamente. Ossia che l’aborto è giunto co- me una fatalità, perché non esisteva altra soluzione. Spesso hanno vissuto pesanti condizionamenti, per cui sono state costrette ad abor- tire a causa della condizione di fragilità in cui si trovavano. Proprio per questo è importante che compiano un lavoro interiore per capire in che momento sono diventate responsabili di quanto accaduto, e tutto ciò per liberarle dalla chiusura, perché facciano finalmente chia- rezza dentro di sé, senza sprofondare nel senso di colpa. Si tratta di un percorso liberatorio, perché allora potranno dire: «Non ero con- dannata all’aborto». Di fatto, è solo facendo chiarezza su quanto è accaduto che potranno andare avanti, non cercando di porre rimedio, ma accettando la loro sofferenza. A pagina 6 una manifestazione promossa da «Alliance VITA » A pagina 9: Paul Sérusier, «Solitude» (1891)

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