donne chiesa mondo - n. 55 - marzo 2017
DONNE CHIESA MONDO 6 DONNE CHIESA MONDO 7 tuire il clero con pastori preparati e solidi, non rovesciare la società. Una donna, e qui tornava la solita citazione paolina, non poteva par- lare in un’assemblea cristiana. Un pastore scrisse a Calvino: «Il no- stro concistoro sarà lo zimbello dei papisti e degli anabattisti. Diran- no che siamo comandati dalle donne». Le donne, che erano state in- citate a disobbedire ai loro preti, furono ora domate dai pastori con una certa facilità: costrette a tornare nel silenzio, scelsero in molte di nuovo la Chiesa cattolica, dove almeno ritrovavano le loro sante, la Madonna. E dove forse, alla fine, stavano meglio. Infatti, scrive Ze- mon Davis, «nessuna donna calvinista dimostrò (o fu messa in grado di dimostrare) la creatività organizzativa delle grandi protagoniste della Controriforma cattolica... Inoltre nessuna donna della Riforma al di fuori delle cerchie nobiliari pubblicò tanti lavori quanti le don- ne cattoliche dello stesso ambiente». L’abolizione delle sante come modelli religiosi per entrambi i sessi determinò una grave perdita affettiva e simbolica. E se di fatto, dalla fine del XVI secolo alla fine del XVIII , sia nei paesi cattolici che in quelli protestanti le donne soffrirono per gli inasprimenti del diritto matrimoniale, per la decadenza delle corporazioni femminili, per le Jean Perrissin «Temple de Lyon nommé Paradis» (1565) parte un noto predicatore gesuita, lasciare la Bibbia a discrezione «di ciò che frulla nel cervello di una donna». Il movimento protestante offriva quindi una prospettiva nuova, per la quale era essenziale l’alfabetizzazione, proprio come per gli uomini. Nei primi momenti di ribellione alla Chiesa le donne accol- sero con entusiasmo questa possibilità: leggevano pubblicamente la Bibbia, la commentavano. La nuova liturgia, che adottava il volgare, introdusse i salmi cantati insieme da donne e uomini. Tutti laici, e uomini e donne allo stesso livello, almeno all’apparenza, e attratti, come scrive Max Weber, da una religione che faceva appello all’atti- vità intellettuale e all’autocontrollo. Ma le donne, in cambio, furono private dei santi, delle preghiere, delle immagini, delle invocazioni. Questa perdita infatti non toccava in egual modo i due sessi: mentre questi ultimi mantenevano nella preghiera un riferimento alla loro identità sessuale — si rivolgevano al Padre e al Figlio — la perdita di Maria privò le donne di un’immagine femminile a cui rivolgersi. Più profondi furono dunque gli effetti di questa perdita per l’identità femminile, soprattutto in un momento critico come le doglie del par- to, in cui non avevano più devozioni femminili da invocare. Proprio questo fu il motivo — secondo Zemon Davis — per cui il clero maschile ha aderito ai movimenti di riforma in misura molto maggiore delle religiose. Anche di fronte a promesse di dote e di La Riforma è intervenuta come un elemento nuovo e dirompente Metteva nelle mani delle donne la Bibbia «Sono tutte mezze teologhe» dicevano con disprezzo i predicatori francescani pensione, le suore resistettero, anche perché preferivano vivere nella loro condizione di celibato in un’organizzazione femminile separata. Nella società protestante infatti la donna poteva al massimo essere consorte di un ministro di Dio, in un matrimonio basato sul princi- pio dell’amicizia e della solidarietà e che si supponeva fedele: nelle comunità protestanti le prostitute venivano messe al bando immedia- tamente. Ma le donne erano pur sempre soggette ai mariti. Nel complesso i fondatori delle nuove confessioni riformate e i pa- stori in genere non avevano visto con occhio positivo questo inedito protagonismo femminile: per loro, la riforma doveva limitarsi a sosti-
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