donne chiesa mondo - n. 55 - marzo 2017
DONNE CHIESA MONDO 28 DONNE CHIESA MONDO 29 intenerito, forse attratto da questa ragazzetta, ma in fondo un gentleman, decise di spedirla a Tunisi: sapeva che Amira, governatore di quella città, uomo dal polso durissimo, avrebbe potuto piegarla e convertirla al paganesimo. In ogni ca- so, era importante privare i bambini perduti della loro guida. A Tunisi, Olivia, sebbene di nuovo sola, si sentiva ormai non soltanto superpotente ma, per un fenomeno che gli psichiatri oggi chiame- rebbero inflazione dell’ego, sentiva anche che forse l’appellativo di santa assegnatole dai bam- bini perduti non era un’esagerazione. Iniziò lei a convertire i pagani al cristianesimo, con co- sternazione di Amira, e a operare miracoli, ben- ché gli studiosi non trovino accordo sul numero che Olivia riuscì a compierne: secondo una stu- diosa americana, la professoressa Isabel Archer dell’università del Wisconsin, furono almeno trentasei, contando la resurrezione del cane morto di Amira; secondo il gruppo di ricerca guidato dal dottor John Knightley, PhD, di Oxford, i miracoli non furono più di dodici. In ogni caso, Amira, quantunque ben contento di riabbracciare il cane, la spedì in un luogo deser- to pieno di leoni, serpenti e draghi perché po- tessero divorarla o almeno, se questo non fosse stato possibile, perché morisse di fame. Sappiamo ormai che la vita di Olivia era se- gnata dall’ingratitudine di coloro che avrebbero dovuto ringraziarla. Colpisce comunque l’inge- nuità di Amira, che non aveva l’intelligenza di Genserico. Olivia infatti visse piuttosto bene durante il suo soggiorno nel deserto, cibandosi della ricca fauna di, appunto, leoni, serpenti e draghi. Esasperato, Amira inviò un esercito a ri- prenderla. Poiché l’immersione nell’olio bollente non le recò alcun danno, decise di farla decapi- tare nel 463. Aveva quindici anni. La sua testa gli fu portata in un cesto tra manghi e banane durante un banchetto. Amira se ne compiacque ma era troppo ubriaco per rendersi bene conto e la testa rimase dimenticata in un angolo fino al giorno dopo, quando vi trovarono il cagnoli- no addormentato accanto. Questo triste epilogo non deve addolorarci, perché la santità opera il bene ancora di più do- po la morte. Il culto della santa è vivissimo sia a Tunisi sia in Sicilia e la santa conforta e rinvi- gorisce la fede di tutti coloro che si sentono po- co apprezzati nel luogo dove sono nati e dalle persone che in teoria dovrebbero sostenerli. Se trovate dei reietti che vi amano, ci dice la santa, unitevi a loro, quella è la vostra famiglia. Il suo corpo non si trova e, a Tunisi lo sanno bene, è meglio così. Si sa però per certo, perché così si tramanda nel diario di uno dei bambini perduti, che riposa in un pozzo profondo di ac- qua fresca. La storia di Olivia intreccia episodi della vita della santa a particolari di finzione e a dettagli ispirati alla fiaba fantasy Santa Olivia di Jacque- line Carey. Irene Ranzato Irene Ranzato, PhD in Translation Studies, è ricercatrice di lingua e traduzione inglese all’università La Sapienza di Roma. I suoi interessi si rivolgono alla traduzione audiovisiva e alla traduzione intersemiotica. Ha dedicato alla traduzione dei riferimenti culturali nei dialoghi televisivi la sua più recente monografia: Translating Culture Specific References on Television: The Case of Dubbing (Routledge 2016). NEL NUOVO TESTAMENTO La profetessa Anna di L UÍSA M ARIA A LMENDRA
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