donne chiesa mondo - n. 55 - marzo 2017
DONNE CHIESA MONDO 24 DONNE CHIESA MONDO 25 di S ILVINA P ÉREZ «N on mi sono mai sentita sola, isolata, come don- na pastora qui in Basilea. Sin dall’inizio del mio ministero mi sento accompagnata e sostenuta dalle donne della comunità. Alcune appartengo- no alle diverse Chiese protestanti, altre invece sono cattoliche. Le chiamo le mie sorelle ami- che, perché oltre alla fede in Dio ci lega anche una bella amicizia. Loro sono per me una vera fonte di empowerment femminile». A parlare è la pastora protestante tedesca No- ra Wolf, che ha compiuto da poco 50 anni. Mi- nistro di culto, laureata in teologia protestante, negli ultimi otto anni ha svolto il suo servizio nella Chiesa evangelica valdese di Basilea. «Per me, la mia parrocchia è il mondo e quanto più possibile cerco di essere presente nel mezzo dei problemi della società: la nostra Chiesa è da an- ni una specie di “laboratorio” della società sviz- zera che, a mio avviso, non è più immaginabile La colonna portante Intervista alla pastora Nora Wolf F OCUS al singolare, come realtà esclusivamente locale, ma va ormai affrontata e vissuta al plurale». Come si struttura la presenza femminile nella Chiesa val- dese svizzera? Oggi più del 30 per cento del corpo pastorale è femminile. Nella Chiesa valdese esistono le donne pastore dal 1967. Quindi sono le donne la colonna portante senza la quale sarebbe im- possibile andare avanti. Confesso che comunque ancora oggi mi capita molte volte di sentire: «Certo, tu devi pensare anche alla famiglia...». Oppure quello che io chiamo il complimento che profuma di pregiudizio: «Certo, tu come donna, facendo la pastora, hai una marcia in più rispetto ai tuoi colleghi maschi», riferendosi alla mia capacità di essere empatica e compren- siva... Mi sono trasferita circa otto anni fa dal centro di Berlino, dove si trova il Tempio valde- se, in un piccolo quartiere di Basilea, per conti- nuare il mio ministero presso la Chiesa evange- lica metodista (le Chiese metodiste sono in unione con quelle valdesi), in una comunità composta da persone provenienti da ben 19 pae- si diversi. Qui, sono le donne quelle che co- struiscono giorno dopo giorno una pacifica con- vivenza tra persone diverse tra loro, una diversi- tà riconciliata, come si direbbe usando un lin- guaggio più teologico. Io non mi sento diversa da altre donne di questa città, sono una di quel- le che cerca di vivere la propria vita in modo più coerente possibile, che sogna una vita bella per i propri figli, ma anche per i figli e le figlie di altri meno fortunati... Sì, mi sento fortunata, perché ho la mia famiglia vicino, ho un lavoro per il quale ricevo riconoscimento, ho una casa, amici e amiche, fratelli e sorelle e un luogo di culto in cui esprimere la mia spiritualità e fede! In che cosa consiste la collaborazione fra le donne prote- stanti e cattoliche nella sua Chiesa? Non vorrei sembrare retorica ma è proprio nella costruzione quotidiana di un mondo di- verso, un mondo al di là della segregazione, del razzismo e della paura. Nel nostro piccolo cer- chiamo di fare quello che ha fatto Papa France- sco nell’isola greca di Lesbo, l’ecumenismo dei fatti e della «solidarietà cristiana». La nostra presenza pastorale si è fatta continuativa e capa- ce di permeare il tessuto sociale della città, con studi biblici e conferenze ecumeniche sempre assai frequentate e apprezzate ma il lavoro con- creto con le donne cattoliche è senz’altro il no- stro gesto ecumenico più potente. Noi partiamo dalle persone e poi camminiamo insieme. Nella teologia cattolica, la Madonna è la figura femminile più importante; e in quella protestante evangelica? Credo che il protestantesimo abbia recuperato recentemente il lato più “femminile” di Dio, proprio grazie alla riscoperta di sue immagini bibliche, come per esempio la madre che conso- la. Maria, la madre di Gesù, nelle Chiese prote- stanti è considerata semplicemente una sorella nella fede e non è venerata come nel cattolicesi- mo. Io mi sento particolarmente legata al mo- mento in cui Maria vive l’attesa della nascita di Gesù. Non sa bene come affrontare questo evento, va da Elisabetta, sua cugina e sorella nella fede e riceve, in questo incontro, la forza per portare avanti il progetto di Dio di un mon- do nuovo. Maria e Elisabetta sono due donne che prima di noi hanno creduto, sperato e lotta- to, hanno pregato l’una per l’altra e si sono in- coraggiate a vicenda per non perdere la speran- za che questo mondo diventi più giusto e offra la possibilità di vivere in modo dignitoso a tutti e tutte. È proprio nella collaborazione fra don- ne che a noi protestanti Maria in quanto sorella ci indica una strada per potere collaborare insie- me ad altre donne cristiane.
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